Se devo indicare il paese (paese, quindi non frazione o gruppo di cascine e o altro) della Leventina il mio nome andrebbe su Giornico.
In data odierna decido di cercare di approfondire la mia conoscenza sul paese cercando di fare il focus su elementi o questioni ancora in sospeso.
Casa Stanga
Giungendo da sud e entrando nel nucleo dalla strada che costeggia il lato sinistra del fiume ci si imbatte nella prima meraviglia del paese: casa Stanga.
Casa Stanga è collegata a Casa Clemente da un corpo risalente allo
stesso periodo; assieme costituiscono un complesso architettonico
cinquecentesco prestigioso e di grande interesse storico-artistico. Situato sul vecchio tracciato della Via Francigena, immediatamente a sud dei
due ponti che scavalcano il fiume Ticino, ha svolto per secoli la funzione di
abitazione e di locanda.
Qui avrebbe anche abitato il capitano alla guida delle forze leventinesi nella famosa battaglia di Giornico, esso é citato anche da alcune fonti Confederate d'oltralpe anche se non tutte
Casa Stanga che é anche la sede del museo di Leventina
La tradizione vuole che qui sarebbe consumato l'ultimo atto del capitano Stanga quel tragico 28 dicembre 1478.
La scritta sul cartello recita:
"IN QUESTA CASA EBBE DIMORA LA NOBILE FAMIGLIA STANGA
E A QUESTA SOGLIA ESALÒ L'ULTIMO RESPIRO IL PRODE ARTEFICE DELLA VITTORIA
28 DICEMBRE 1478"
La morte del capitano Stanga
L'episodio é ripreso anche nella storia svizzera a disegni del 1872.
Il giorno dell'eroe a Giornico
Stanga, capitano dei leventinesi gravemente ferito all'inizio della battaglia di Giornico, riceve il messaggio di vittoria mentre sta morendo sulla soglia della sua casa.
Innumerevoli i dettagli del dipinto, Stanga che ormai si sorregge in piedi solo grazie all'aiuto di un ecclesiastico alle sue spalle, ha ancora l'armatura e si appoggia alla sua spada per stare in piedi. Di fianco a lui un leventinese sventola la bandiera della Leventina. Due donne sono affrante dal dolore vedendo il capitano prossimo alla morte, così come apparentemente un soldano su un cippo con la croce svizzera e la scritta Giornico. A rendere ancora più intensa la scena, se ce ne fosse bisogno, diversi bambini, presumibilmente i figli dello stesso stanga tra i quali il più piccolo che accorre a braccia aperte verso il padre morente.
Dietro l'esercito leventinese che rientra alle case vittorioso, si nota diverso bottino con loro
Fotografia del ritratto a olio di un Capitano Stanga di Giornico
scoperto nella di lui abitanzione (Col. Simona)
Da nessuna fonte antica si può attinger notizia dello Stanga: il primo che ne parla è il luogotenente
Giovanni Giacomo Bullo leventinese (1627) in una sua memoria appunto intorno alla battaglia di Giornico.
La battaglia
Ecco come viene riportata la battaglia nel libro che accompagna il disegno:
Le vittorie di St. Jacob, Granson e Murten avevano fatto crescere a tal punto la fama del valore svizzero e l'avevano diffusa in tutti i Paesi che da ogni parte si offrivano alleanze ai Confederati e re e principi si credevano invincibili non appena gli svizzeri li avessero sostenuti.
Ma questo portò a guerre salariali perniciose e alla cosiddetta corsa al riso, che presto degenerò a tal punto che non era raro che si sacrificasse la parola data e il giuramento di servizio per una paga migliore.
Tra i principi che cercavano di sfruttare il coraggio dei Confederati per i propri fini, il Papa di Roma era secondo solo al Re di Francia. Ora Papa Sisto IV si era inimicato la Duchessa di Milano e cercò quindi di convincere gli Svizzeri a una guerra contro di lei. Ci riuscì, anche se poco prima i Confederati avevano concluso un'alleanza con Milano, che la duchessa aveva dovuto acquistare a caro prezzo. Prevalse un'indulgenza donata e la prospettiva di bottini e rendite; la vecchia legalità era già sprofondata così tanto.
I milanesi obiettarono invano a questa violazione del diritto internazionale; Uri, che aveva iniziato la guerra proteggendo le controversie di confine riguardanti la valle del Livin che le apparteneva, sollecitò i Confederati a unirsi e, nel dicembre 1478, 10.000 uomini marciarono oltre il Gottardo sotto la guida di Hans Waldmann e assediarono Bellinzona, occupata da 18.000 milanesi.
Ma dopo poco tempo Waldmann tolse l'assedio, nonostante l'obiezione del capitano lucernese Frischhans Theilig.
Frischhans Theiling dipinto su una facciata della città di Lucerna
Si diceva che Waldmann fosse stato corrotto dai milanesi.
Comunque sia, il comandante zurighese tornò in patria con l'esercito confederato con il pretesto della rigida stagione invernale e lasciò solo 600 uomini a protezione della valle Leventina nel villaggio di Giornico.
Quando i milanesi a Bellinzona vennero a sapere della ritirata dei confederati, decisero di attaccare la guarnigione rimasta, ritenendo che sarebbe stato facile affrontarne l'esiguo numero. Ma si sbagliavano, nonostante il loro esercito superasse in numero di combattenti di 25 volte quello dei svizzeri
L'avanzata dei milanesi non passò inosservata ai Confederati di Giornico, che presero consiglio su
cosa si doveva fare. La situazione era più che precaria. Allora il giudice Heinrich Stanga, capitano dei leventinesi, diede il consiglio di far esondare il fiume Ticino su strade e campi e di mettere così tutta la regione sotto ghiaccio. Questo fu fatto; allo stesso tempo gli svizzeri si dotarono di buoni ferri per le calzature e attesero il nemico sulle alture.
Al mattino - era il 28 dicembre - quando l'esercito milanese si avvicinò, trovò una superficie ghiacciata e scivolosa, e la cavalleria poté avanzare solo a fatica; i fanti, invece, nonostante i loro sforzi per tenersi in piedi con le lance, scivolavano sempre. Poi gli Svizzeri, guidati da Theilig, piombarono improvvisamente su di loro con passo sicuro; la resistenza era impossibile, tutto si riversò in una fuga selvaggia. Ma guai! il ghiaccio rendeva più difficile la fuga, e quindici centinaia di persone caddero sotto il tiro dei vincitori.
Per tutta la strada fino a Bellinzona il loro sangue macchiò la neve.
Theilig si distinse in questo combattimento; come un angelo dello strangolamento si scatenò con la sua spada nelle file dei milanesi. Ma anche il giudice Stanga si distinse con raro eroismo. Ricoperto di ferite, riuscì a malapena a trascinarsi fino alla soglia della sua casa. Ma lì, morente, ebbe comunque la soddisfazione di sentire la notizia della brillante vittoria dei Confederati.
Questa vittoria di 600 guerrieri su 15.000, una cosa quasi incredibile, portò la gloria bellica dei Confederati ai massimi livelli. Milano, tuttavia, fu costretta a cedere per l'eternità la valle Leventina e parte della valle del Blenio al cantone di Uri.
Quello che risulta subito evidente é che in questo racconto non viene nemmeno menzionatao il lancio di pietre e sassi dalle alture di Sobrio. Quello che é il punto cardine in altre cronache (Pometta per dirne uno) qui non viene nemmeno menzionato
Lo stemma d'Uri e dalla Leventina dipinti a fianco della madonna nel nucleo di Giornico
Theiling vs. Waldmann
Degli Svizzeri che presero parte alla battaglia due soli ne hanno parlato: i lucernesi Haus Viol e l'eroe di Giornico Frischans Theiling; il primo in un canto dove celebra la vittoria, il secondo in un
discorso d'osteria, che più tardi lo condusse al patibolo.
Frischans Theiling comandava i Confederati, quello stesso che più tardi, troppo fiducioso nella memoria dei servigi da lui prestati alla patria, si permetteva verso la bandiera di Zurigo ed il Cavaliere Hans Waldmann l’insulto, che lo condusse al patibolo nel 1489.
Il vero frutto di tutte queste trattative con Milano fu di accrescere
sempre più le divergenze fra alcuni uomini di Stato di Zurigo e di Lucerna, di suscitare quegli odi personali che poi condussero al patibolo
Frischans Teiling ed Hans Waldmann.
Il primo dei problemi era questo: nella conclusione della pace dove vasi aver riguardo agl’interessi della località e delle persone specialmente interessate od a quelli della totalità, specialmente di Berna e
Zurigo, che non condividevano per nulla la politica italiana di Uri. Fra
le persone interessate v’erano dei mercanti ricchissimi della Svizzera
primitiva, i quali esercitavano pure un’ influenza politica e più tardi non
seppero mai perdonare al borgomastro di Zurigo di averli preferiti nel
trattato di pace. Ma Waldmann quando alla Dieta si dovevano trattare
le cose di Milano, mandò poi sempre i suoi avversari, che dovendo eseguir fedelmente le sue istruzioni, si attirarono l’odio della più parte dei
Confederati
Il lucernese Frischhans Theiling, l'eroe di Giornico che aveva deriso Zurigo e il suo Schultheiss Waldmann, viene decapitato nonostante l'intercessione del Consiglio di Lucerna (1487)
Le storie e gli intrecci tra Waldmann e Theiling andranno approfonditi ma suno come un vero e proprio derby d'oltralpe
Gli stemmi su casa Stanga
Basterebbe la scritta su una facciata per far chiarezza sull'origine dei simboli dipinti su casa Stanga
Le facciate affrescate nel 1588-89 da Giovanni Battista Tarilli e Domenico Caresana con la raffigurazione degli stemmi famigliari di viaggiatori illustri provenienti da tutta Europa che vi alloggiarono.
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