Passa ai contenuti principali

Museo svizzero del tiro Berna

Non sono mai stato un gran tiratore, a militare preferivo marciare che sparare. Malgrado questo quella del tiro é una tradizione ancora ben salda e radicata nel nostro paese.

Al museo dell'associazione di tiro federela di Berna é un occasione per approfondire il tema e cercare qualche particolarità 

Lo sviluppo della tradizione del tiro in Svizzera

Il tiro a segno svizzero si basa su una tradizione secolare. L'esercitarsi con arco e frecce, così come con balestra e lancia, serviva in particolare per la caccia e la difesa. Fino alla metà del XV secolo, la balestra fu l'arma da lancio dominante.

La crescita delle città fu accompagnata dalla messa in sicurezza delle mura
Sullo sfondo della vecchia guerra di Zurigo e delle guerre di Borgogna, il tire organizzato ebbe uno slancio dalla metà del XV secolo. La fondazione di società di tiro era generosamente sostenuta dalle autorità in vista della difesa versc l'esterno, con donazioni e concessioni di privilegi.
II tiro al bersaglio diede l'occasione per incontrarsi e rafforzare le alleanze vicinato. Già nel 1378, Soletta invitò per i "gemein Schjssgsellen" i rap presentanti di diverse località confederate ad una competizione comune.

Se la partecipazione era aperta anche ad altri, i cosiddetti "Freigeladene", la festa diventava un "Freischiessen" (tiro libero), I tiratori viaggiavano anche all'esteri come per esempio a Monaco di Baviera nel 1485 o a Vienna nel 1563.

 Schützenfest del 1458 a Costanza alla quale parteciparono anche degli Svizzeri e fu teatro di episodi violenti

La Società svizzera dei carabinieri

In seguito alla rivoluzione francese del 1789 si ebbero disordini e rivolte anche in Svizzera. Nel 1798, la Repubblica Elvetica prese il posto della vecchia Confederazione, ma già nel 1803 l'atto di mediazione di Napoleone ripristinò il vecchio sistema cantonale. 

Dopo la sconfitta di Napoleone, le autorità prerivoluzionarie presero nuovamente il potere verso la fine del 1813, e le vecchie costituzioni con le loro ineguaglianze sociali e politiche furono ripristinate.
Durante questi disordini politici non ebbero luogo feste di tiro. Fu solo con il Congresso di Vienna del 1815 e l'istituzione della neutralità svizzera che l'ordine venne ristabilito. Nella consapevolezza di una patria libera, si formarono nuove società di tiro in tutto il paese.

Le prime idee di un'unione dei tiratori in un'associazione confederata si diffusero nel 1820 nel cantone liberale di Argovia. II 6 marzo 1824, la Società di Tiro di Aarau invitò tutte le società di tiro conosciute in Svizzera a formare la Società svizzera dei carabinieri (oggi la Federazione sportiva svizzera di tiro
FST). La prima Festa federale di tiro si svolse ad Aarau dal 7 al 12 giugno 1824.

Museo del tiro

Nel 1885 si svolse a Berna la 31° Festa federale di tiro. All'indomani della festa, gli organizzatori decisero di allestire una "Schützenstube" (salotto dei tiratori) con lo scopo di raccogliere i trofei dei tiratori, esporli e conservarli per i posteri.
Le collezioni erano inizialmente ospitate nella cosiddetta Casa Haller sulla Inselgasse (ora Kochergasse). Nel 1894 furono trasferiti nel nuovo museo di storia di Berna. Nel 1904 la FST assunse il patrocinio del salotto dei tiratori, che nel 1914 ribattezzò in Museo svizzero dei carabinieri.

Nel 1937 l'assemblea dei delegati della FST decise di costruire un nuovo museo al numero 5 di Bernastrasse. Alla fine del 1939, il museo aveva già iniziato l'attività nella sua sede attuale. Nel 2007 il museo è stato trasformato in una fondazione di pubblica utilità.

Facciata esterna

Il murale dell'artista bernese Friedrich Traffelet (1897-1954) raffigura il tiro su base volontaria in Svizzera. L'alfiere, l'alpigiano della Gruyère e il lavoratore armato sono al centro e rappresentano la FST. A destra, un tiratore veterano dai bianchi capelli indica la bandiera svizzera a due giovani tiratori. Il gruppo è affiancato da due soldati per parte. Questi simboleggiano la protezione della frontiera verso l'esterno. Alcune figure rappresentano i membri della commissione di costruzione per il nuovo edificio del museo.

Uno dei quattro busti

A destra dell'entrata, sulla facciata esterna, sono presenti quattro busti di personalità del tiro. Esse furono realizzate dallo scultore bernese Walter Linck (1903-1975), che nel 1943 distrusse quasi tutte le sue opere allora eseguite e che in seguito lavorò solo con il metallo.

Sala di entrata

L'armadio intagliato del 1899 funse da archivio dell'Associazione cantonale di tiro bernese e proviene dalla "Schnitzlerschule" (scuola di intaglio) di Brienz.

Sulla sommità è decorato da un balestriere in piedi su di un orso. Al centro sono raffigurati una balestra, un fucile a pietra focaia, un fucile a ripetizione Mod. 1889 e un revolver Mod. 1882. 

La presenza delle munizioni impiegate e di una freccia completano questa raffigurazione su legno dell'arte armiera.

Scalinata

a scala mostra lo sviluppo delle armi dalle frecce, balestre, schioppi, fucili a miccia e a ruota, fucili a pietra focaia e a percussione, dai fucili a retrocarica fino al moderno fucile d'assalto. Tra queste ci sono anche le armi d'ordinanza più comuni dell'esercito svizzero, che sono anche utilizzate dai tiratori sportivi nelle competizioni di tiro. Una curiosità è il fucile d'assalto "Mod. 57". Questa versione speciale permette di sparare dagli angoli ed é stato realizzato per un film.



Alle pareti sono appesi vecchi bersagli di legno. Essi erano in uso fin dal XVI secolo per occasioni speciali come matrimoni o anniversari. Solo dalla fondazione della FST e con l'organizzazione delle Feste federali di tiro si assiste a una progressiva uniformità dei bersagli.

Sarà anche una tradizione beneaugurante ma a me suona male

Vecchi bersagli per tiratori dallo stand di St. Fiden - St. Gallen - Regalo all'associazione di tiro svizzero


Fig. 12a-c: Pappagallo, Berna, Società degli Arcieri. Replica di utilità del 2000 circa di un originale.
XVIII secolo. Corpo in legno dipinto, ali e coda in stagno. (Società degli Arcieri, Berna).

Alcune bandiere


Pistole da duello farlocco

Scatola di pistole da duello "Devillers", intorno al 1900

Si sparava con proiettili di cera. Entrambi i tiratori erano protetti da un cappotto e da una maschera. La pistola aveva anche un guardamano.


Il duello con pistole è stato sport olimpico durante le stagioni 1906 & 1908. La disciplina consisteva in due uomini con protezioni alle mani, al corpo e alla faccia che si sparavano con pistole vere caricate con proiettili di cera.



Il carica balestre

Le feste federali di tiro

nella sala grande è proposta l'evoluzione e lo sviluppo delle Feste federali di Tiro dal 1824 ad oggi. Le tavole grafiche quasi senza lacune temporali documentano una parte importante di questo patrimonio storico.

1829

Nel 1829 la Festa federale di tiro ebbe luogo a Friburgo. A tutte le donne venne categoricamente proibito di entrare nel luogo della festa. 

1832

Le disposizioni furono meno rigide a Lucerna nel 1832, quando con la quattordicenne Aloysia Meyer per la prima volta era rappresentata una tiratrice. 

1836

Un orologio da tasca per tiratori fu prodotto per la prima volta in occasione della Festa federale di tiro del 1836 a Losanna. Questo orologio d'oro proviene dalla scuola di orologeria di La Chaux-de-Fonds. 

1838

Alla Festa federale di tiro del 1838 a San Gallo, 10.888 partecipanti hanno bevuto 68.400 bottiglie di vino in 8 giorni.

1861

La situazione fu meno divertente a Stans nel 1861. La chiesa e il Landrat (parlamento) del Canton Nidwaldo volevano vietare la festa a causa dei pericoli morali. Chiamato in appello, il Consiglio federale stabili che a una società di tiro non può essere vietato di sparare più di quanto a una società di canto possa essere vietato di cantare.

1876

In fondo alla sala si trova la grande coppa d'argento che il re Guglielmo III dei
Paesi Bassi (1817-1890) aveva reso come dono alla FST in occasione della Festa federale di tiro di Losanna del 1876. Con un peso di 12 kg, raffigura su un lato la battaglia di Murten, mentre sull'altro la battaglia di Sempach con il leggendario Winkelried. Quattro artigiani lavorarono per un anno intero alla sua realizzazione.

1883 Lugano

1897 Berna

1904 San Gallo

1907 Zurigo



1910 Berna


1924 Aarau

1928

1929 Bellinzona



1932 Kerns

1935

1936 Bern

1937 Oberdorf

1938 Gstaad

1939 Lucerna




1955

1961

1969

All'estero


Senza data



Un orso come premio

Un premio vivo e vegeto venne messo in palio a Helsinki nel 1937. La pelle d'orso nella vetrina a muro apparteneva una volta al cucciolo che gli atleti svizzeri Albert Salzmann, Marius Ciocco, Emil Grünig, Karl Zimmermann e Otto
Horber vinsero nel 1937 a Helsinki per il 1° posto nel match con il fucile militare. II suo nome - AMEKO - è composto dalle prime lettere dei nomi dei vincitori. L'orso trovò la sua nuova casa nello zoo di Zurigo fino al 1942. Dopo che dovette esser soppresso, la sua pelliccia fini al Museo del tiro.

La testa di AMEKO

Oggetti non identificati


Commenti

Post popolari in questo blog

Su e giù per la Calanca

Una delle mie abitudini, complice il clima da bisboccia, quando nei capannoni tolgono la musica sull’albeggiare é quella di intonare canti popolari. Piuttosto limitato il mio repertorio, di molte canzoni infatti purtroppo conosco solo il ritornello. Tra queste possiamo tranquillamente annoverare quella della val Calanca " ...dicono che la Calanca piccola valle sia, invece sei la più bella piccola valle mia... " Ma sarà poi vero?   Sfatiamo subito; chi se la immagina stretta, con gole profonde scavate dal fiume si sbaglia, o almeno da Arvigo in su il fondovalle regala ampi spazi L'obiettivo della giornata é recarsi in postale a Rossa. Da qui inerpicarsi alla ricerca di reperti sacrali (alcune cappelle segnalate in zona). Poi scendere lungo la strada carrabile di nuovo a Rossa e da qui seguire il sentiero sul fondovalle cercando di giungere almeno fino ad Arvigo L'antico insediamento della Scata Poco fuori Rossa inizia la salita e subito incontro il primo elemento di in...

Samuel Butler e il passo del Sassello

Cosa accomuna il sottoscritto e Samuel Butler? Fino a ieri pensavo nulla oltre al bianco degli occhi. E invece, per mia grandissima sorpresa un elemento che pensavo solo ed esclusivamente mio. Ultimo tratto verso il passo dal versante leventinese. Sullo sfondo il lago di Prato (2056 m.s.m.) Percorro, o meglio cerco di percorrere, il passo del Sassello almeno una volta all'anno. Sarà perché é un passo poco frequentato. Sono sicuro che in passato non fosse così, in più tratti (come la foto sopra) compaiono delle tracce di intervento umano per facilitare la percorribilità.   Dopo le mie prime tre ascensioni non incontrai persone da entrambi i versanti; sarà perché non conosciutissimo, sarà perché da guadagnare metro per metro (non ci sono carrabili che portano vicino alla sommità) e quindi faticosissimo. Sarà perché bisogna proprio ad andare a cercarselo. In rosso il passo del Sassello Il passo del Sassello E solo dopo l'indipendenza ottenuta dal Cantone Ticino nel 1803, dopo tr...

Le Landeron

“Come i funghi”, si dice solitamente quando ne trovi uno e poco distante immancabilmente ce n’è un altro. Questa regola non é applicabile a tutto ma se ci si reca nell’angolo occidentale del lago di Bienne ci sono due città di chiaro stampo medievale (il mio vero motivo della visita) a pochi chilometri di distanza. Siamo proprio sul confine linguistico francese / tedesco nonché quello cantonale trovandosi Le Landeron cattolica in territorio neocastellano (NE) e La Neuveville  protestante bernese (BE). Quello di Le Landeron si tratta di un ritorno, dopo la visita a La Neuveville scoprii che c'era un museo che però per l'occasione era chiuso, un ritorno é quindi d'obbligo Parte meridionale dell’abitato fotografato dalla sala di giustizia del municipio di Le Landeron Le Landeron occupa una posizione unica nel suo genere nel Cantone di Neuchâtel: un sito di pianura, a 700 metri a ovest del lago di Bienne, su un terreno in leggero pendio, in una regione meravigliosa, costellata...

Da Lugano al Convento del Bigorio

La partenza é fissata alla stazione dí Lugano. So che sarà una sfacchinata, non esagerata ma pur sempre una sfacchinata. Il mese di maggio é agli sgoccioli, hanno iniziato ad esserci le giornate torride, o perlomeno afose. Di buona lena prendo il treno e verso le 09:00 sto già partendo dalla stazione di Lugano.  Per la giornata di oggi conosco alcuni posti in cui transiterò perché già visti da qualche parte, oltre a questi potrebbero esserci luoghi a me tutt'ora sconosciuti e se dovesse capitare mi lascerò piacevolmente sorprendere. San Maurizio in Rovello La prima grande sorpresa giunge alle porte di Lugano, la chiesa di San Maurizio in Rovello La piccola chiesa, addossata a una masseria di origine medievale attestata sin dal 1203, è stata a lungo proprietà degli Umiliati. Sorge sul territorio dell'antico quartiere di Rovello, ed è oggi parte di Molino Nuovo. Il complesso rurale si sviluppa intorno ad una corte centrale di forma triangola allungata, selciata secondo tecniche ...

D.A.F. De Sade - Elogio dell’omicidio

Si proprio quel De Sade. Trovo un libricino in una altrettanto minuscola biblioteca a Biasca. Incuriosito da titolo ed evidente me autore ne prendo possesso. Il racconto narra dell’incontro di Juliette con il pontefice Sisto VI. Juliette pone 4 richieste al pontefice in cambio dei suoi favori sessuali che si riveleranno poi dei più depravati. Quello a colpire é il tema centrale del libro: il papa illustra a Juliette che l’omicidio non solo deve essere tollerato ma é necessario Del divin marchese (1740-1814) la cui biografia oscilla tra il più spinto libertinaggio e lunghi anni di prigionia - in pochi ne hanno saputo parlare con tanta lucidità come George Bataille: "di Sade dovremmo poter prendere in considerazione unicamente la possibilità che offre di calarci in una sorte d'abisso d'orrore che dobbiamo esplorare, e che inoltre é dovere della filosofia esporre, chiarire e far conoscere. Considero che per chi voglia andar fin in fondo nella comprensione di ciò che significa...

Da Einsiedeln a Rapperswil

Einsiedeln é già stata tappa delle mie scorribande , più volte. Questa volta però decido di non fermarmi nella cittadina / nel monastero, ma di usarla semplicemente come punto di partenza. Ed é un bene, perché anche tralasciando questa fonte di aneddoti sto per incontrarne molti altri sul mio percorso Il monastero di Einsiedeln Pronti…partenza…deviazione! Il monastero é già stato visitato a più riprese dal sottoscritto e qualcosa ho già postato qui . Decido di fare la prima ed unica deviazione proprio all’inizio del mio percorso; decido infatti di andare ad esplorare (di nuovo) il cimitero di Einsiedeln, anche perché a posteriori mi sono accorto che durante la mia prima visita mi sono sfuggiti diversi dettagli... Il cimitero di Einsideln  In particolare durante la mia prima visita mi é completamente sfuggito il monumento ai Bourbaki , che di conseguenza é la prima cosa che vado a cercare. Einsiedeln accolse 139 uomini e 63 cavalli dell'esercito francese che si ritirò in Svizzera. S...

L’emigrazione nelle valli ambrosiane

Non ce ne sono tantissime, ma quando viene organizzata una conferenza sulla storia delle nostre vallate faccio il possibile per partecipare. A quella sulle emigrazioni dalle valle ambrosiane giungo appena in tempo e trovo la saletta delle conferenze del Museo di Leventina molto affollata. Giusto il tempo di trovare una sedie in seconda fila e la conferenza inizia.     La compagnia Correcco-Bivio assicurava viaggi in tutto il mondo e con una traversata dice in sei giorni cui celerissimi vapori postali Emigrazione e immigrazione In realtà non si trattava solo di emigrazione, la trasversalità da montagna a montagna faceva sì che ci fossero delle famiglie che partivano dai comuni in altitudine per andare a lavorare nelle città d'Italia e contemporaneamente in questi comuni arrivavano persone da fuori a fare il boscaiolo , per esempio nel mendrisiotto arrivano dalla Val d'Antrona, dalla val Brembana, oppure spostamenti trasversali da valle a valle: dalla val Verzasca si spostavan...

Donne sfiorite

Questo idilliaco quadro l’ho visto due volte in pochi mesi: alla galleria Züst di Rancate e al MASI di Lugano pochi mesi dopo. Ma poco importa. Idilliaco e utopico  Il canto dell'aurora, 1910 - 1912 Luigi Rossi (1853–1923) 1910–1912, olio su tela. MASI Lugano. Deposito Fondazione Antonio Caccia. Acquisto 1913 Sotto un ampio cielo, si apre il paesaggio della Capriasca, luogo di villeggiatura estiva del pittore, in cui sono collocate quattro contadine che intonano un canto, orientate verso i punti cardinali. Il tema dei contadini al lavoro, ampiamente trattato dall’artista, mostra un rapporto sereno fra la natura e l’uomo, mentre la resa pittorica, dalle pennellate parzialmente filamentose, rende il soggetto quotidiano atemporale e simbolico. Quello che importa sono le identiche sensazioni che mi ha trasmesso entrambi le volte. La prima cosa che ho notato sono le gerla: vuote! Finalmente e inesorabilmente vuote! Ci voleva un quadro per una visione simile, che io ricordi non esiste fo...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

Ufenau

L’ho rasentata durante la passeggiata Einsiedeln - Rapperswil, e mi sono fatto ingolosire. La presenza del Huttenwyl li esiliato non ha fatto altro che aggiungerci fascino. Approfitto di una giornata tersa per andare in avanscoperta della piccola ma affascinante isola di Ufenach (o Ufnach). Giusto per approcciarmi in maniera soft prendo il primo battello da Zurigo Bürkiplatz e mi godo il docile ondeggiare verso la parte meridionale del lago Ripresa con un drone da un'altezza di 300 metri: Arnstein, il punto più alto dell'Ufenau con i suoi 17 metri, si trova a destra del molo. Foto: Emanuel Ammon/Aura Cartina del 1844 dell'isola di Ferdinand Keller Dal 1857 i battelli a vapore attorcano a Ufenau. Da quel momento si assiste a un incremento di visite sull'isola e con esso souvenirs come questa cartolina degli anni 1900 Preistoria Le tracce della presenza umana su Ufnau risalgono alla preistoria. I resti di un tempio gallo-romano del II/III secolo d.C. dimostrano che l...