L'ardore con il quali gli svizzeri caricarono i francesi all'inizio della battaglia dei giganti é acquisto, comprovato e approvato.
Anche l’ardore e l’intensità generale lo sono, tant’è che la denominazione della battaglia venne data dal condottiero Gian Giacomo Trivulzio al termine della stessa:
"Di maniera che il Triulzio, capitano che avea vedute tante cose, affermava questa essere stata battaglia non d'uomini ma di giganti; e che diciotto battaglie alle quali era intervenuto erano state, a comparazione di questa, battaglie fanciullesche."
Gucciardini - Storia d'Italia - Capitolo IV
In questa seconda immersione mi voglio dedicare più alla parte finale; la notte, la resa, la ritirata, il rimpatrio, i rammarici.
E tutto questo basandomi sul racconto di diversi testimoni o scrittore dell'epoca.
La notte
Gli svizzeri uscirono da Milano nel pomeriggio per dar battaglia ai Francesi, così che a sera la battaglia non era ancora terminata ma col calare delle tenebre dovettero tutti fermarsi, quasi soprpresi, all'imporvviso, senza aver l'occasione di rientrare in maniera ordinata tra i ranghi. Sul campo di battaglia quindi poteva capitare che le due fazione nemiche si trovassero anche nelle strette vicinanze.
Altra scena tramandata più volte, ma non per questo forzatamente veritiera, é l’immagine di Francesco I al termine della prima giornata di battaglia:
Il re dopo di avere spesa la prima parte della notte a confortare i soldati con promesse e vittovaglie e bevande spiritose, arso dalla sete, trangugiò un bicchier d'acqua, benché spruzzata di sangue.
Non l'ebbe appena bevuta che dalla rigidezza di quella internamente agghiacciatolo stomaco, non poté più reggersi in piedi e presso a morire s'adagio sur un cannone ove s'addormentò.
L'urto delle armi, le grida dei feriti e dei moribondi, l'orrore delle tenebre aumentavano lo spavento e il tumulto.
Un distaccamento di Svizzeri, inviluppato dai Francesi, volendo farsi strada tra essi, gridò "Francia, Francia"; ma gli uomini d'armi, che disponevansi a lasciarli passare, accortisi dello stratagemma, si avventarono con furore contro questo corpo nemico, e lo trucidarono.
Marcantonio Lauger - Istoria della repubblica di Venezia
I quali (gli svizzeri), benché continuamente combattessero con grandissima audacia e valore, nondimeno, vedendo si gagliarda resistenza e sopragiugnere l'esercito viniziano, disperati potere ottenere la vittoria, essendo già stato più ore sopra la terra il sole, sonarono a raccolta; e postesi in sulle spalle l'artiglierie che aveano condotte seco voltarono gli squadroni, ritenendo continuamente la solita ordinanza e camminando con lento passo verso Milano: e con tanto stupore dei franzesi che, di tutto l'esercito, niuno né dei fanti né dei cavalli ebbe ardire di seguitargli. Solo due compagnie delle loro, rifuggitesi in una villa, vi furono dentro abbruciate dai cavalli leggieri dei viniziani. Il rimanente dello esercito, intero nella sua ordinanza e spirando la medesima ferocia nel volto e negli occhi, ritornò in Milano; lasciati per le fosse, secondo dicono alcuni, quindici pezzi di artiglieria grossa, che avevano tolto loro nel primo scontro, per non avere comodità di condurla.
Giovanni Berro alfiere di Basilea che traforato da replicate ferite temendo che la bandiera cadesse nelle mani nemiche strappata giù dall'asta la seta l'avea fatta a minutissimi brani.
Il resto dell'esercito stimando stolto un combattimento che per necessità doveagli tornare svantaggioso suonò a raccolta e spirando ferocia nel volto e negli occhi riprese la volta di Milano lasciando sul campo di battaglia chi narra dieci, chi quattordici mila cadaveri,
Giovanni Andrea Prato Patrizio milanese 1499 1519
Gucciardini - Storia d'Italia - Capitolo IV
Non l'ebbe appena bevuta che dalla rigidezza di quella internamente agghiacciatolo stomaco, non poté più reggersi in piedi e presso a morire s'adagio sur un cannone ove s'addormentò.
Ignazio Cantù - il guerriero anonimo alla battaglia di Marignano
Era lo stesso fervore nel campo Svizzero dove il cardinale di Sion distribuendo vino, pane, munizioni, polvere palle d'artiglieria, tutte cose venutegli in abbondanza da Milano rincorava i suoi. Ricorda il Giovio nella storia dei suoi tempi come il cardinale corresse quella notte pericolo della vita, poiché caduto in un drappello di Tedeschi, che ne avrebbero fatto scempio, conoscendolo, parlò cosi speditamente il loro linguaggio da farsi credere Lanzichenecco e ne usci salvo.
L'urto delle armi, le grida dei feriti e dei moribondi, l'orrore delle tenebre aumentavano lo spavento e il tumulto.
Un distaccamento di Svizzeri, inviluppato dai Francesi, volendo farsi strada tra essi, gridò "Francia, Francia"; ma gli uomini d'armi, che disponevansi a lasciarli passare, accortisi dello stratagemma, si avventarono con furore contro questo corpo nemico, e lo trucidarono.
Marcantonio Lauger - Istoria della repubblica di Venezia
Tutti gli elementi rilevanti in questo francobollo commemorativo: i cannoni francesi, la fanteria (picchieri) svizzeri, e in primo piano la cavalleria francese e gli svizzeri sconfitti ma a testa alta
In alto le bandiere di Milano, il leone di Venezia, la croce degli svizzeri ei gigli del re francese
La ritirata
Se si trattasse di un film sarebbe la scena madre, quella riassuntiva, quella papabile per la locandina. Le sconfitte spesso sono più epiche che scontate vittorie, non sempre il beniamino é il vincitore.
La ritirata degli svizzeri é un vero e proprio simbolo iconico.
Balza all'occhio una delle versioni riportate, ma é un bell'esempio che bisogna sempre tenere conto di chi ci racconta una storia. In questo caso il figlio del re vittorioso usa parole ben poco oggettive, semplicemente tenendo conto che l'ordine e la fierezza nella ritirata sono state da più parte riconosciute
Svizzero morente, schizzo di Ferdinand Hodler (1898 circa) per l'affresco Ritiro da Marignano (1900).
Gucciardini - Storia d'Italia - Capitolo IV
Questa brava gente attaccata così da due parti, sostenne ancora per qualche tempo il combattimento; e fu a tempo di unirsi e di ritirarsi dal campo di battaglia in buon ordine. Si unirono alli loro compagni, si ridussero tutti in un solo corpo ferratissimo, e ripigliarono la marcia verso Milano, lasciando i Francesi e li Veneziani in uguale ammirazione della brava loro ritirata.
Marcantonio Lauger - Istoria della repubblica di Venezia
Le altre nostre genti d'arme, che tutta via ben serate venivano in si horribile aspetto a suon di trombe li spinsero, che senza più resistere si misero in fuga et tandem dalli nostri Cavalli perseguitati fino a Milano di passo in passo sono stati trucidati
Hieronimo Vergerio (figlio del re Francesco I) - Cronaca della battaglia dei giganti svoltasi sul Lambro nel a.d. 1515
Il resto dell'esercito stimando stolto un combattimento che per necessità doveagli tornare svantaggioso suonò a raccolta e spirando ferocia nel volto e negli occhi riprese la volta di Milano lasciando sul campo di battaglia chi narra dieci, chi quattordici mila cadaveri,
Ignazio Cantù - il guerriero anonimo alla battaglia di Marignano
Giovanni Berro (Hans Bär) nel dipinto della battaglia di Marignano di Hodler nel museo nazionale svizzero
Rimpatrio
Solitamente le storie, o meglio i film, si chiudono al momento della sconfitta della battaglia, non si seguono più le sorti degli sconfitti e del loro rientro. Spesso però proprio questa parte del rientro fa parte del parte principale del racconto, alcuni esempi: Napoleone e la ritirata di Russia, sempre in Russia la ritirata degli alpini e sempre in Russia il lento rientro di Primo Levi da un campo di concentramento (La tregua). La storia di una battaglia comprende oltre alla battaglia in se tutti quegli episodi che la caratterizzano, compresi quelli nello spazio temporale che la precedono e quelli che vengono dopo. Non nascondo la mia sorpresa nel leggere alcuni passaggi del rimpatrio dell'esercito, che fu un ulteriore agonia per il già martoriato e demoralizzato esercito svizzero.
Li Sviceri intrati in Como, loro istessi, prese le navi, con l'aiuto delle loro aste et arme in loco de remi, se ne passavano il laco; molti negandosi, et molti da li incoli essendo occisi, et molti per sé morindo: et gli altri, con merore et con la stanca vita, a casa se ne andorno. Et per suplimento de li patiti mali, fu a tutti li ca-pitanei dell'impresa, usciti dal pericolo dil facto d'ar me a S.Donato, troncata la testa a casa loro, perché egli non erano stati insieme bene uniti sì come doveano. Unde li segui quel dicto che dice: Opera enim illorum sequuntur illos (beati i morti che muoiono nel signore)
Questo Prelato, non credendosi più sicuro con essi, si ritirò in Allemagna, e condusse seco Francesco
Sforza, Duca di Bari. Gli Svizzeri vergognandosi della loro sconfitta, e malcontenti di non aver ricevuto dal Papa e dal Re di Spagna il danaro ad essi promesso, lasciarono a Massimiliano Sforza quattro mille uomini per la difesa del Castello di Milano, e ritornarono nel loro paese.
Et veramente (secondo l'opinione de coloro che sono periti nell'arte militare), la victoria saria stata de Sviceri, se una de tre cose non fussi loro mancata: o la deficiente luce del passato giorno; o la integra unione de tutti loro; o vero i soccorso del Vicerè di Spagna.
Questo Prelato, non credendosi più sicuro con essi, si ritirò in Allemagna, e condusse seco Francesco
Sforza, Duca di Bari. Gli Svizzeri vergognandosi della loro sconfitta, e malcontenti di non aver ricevuto dal Papa e dal Re di Spagna il danaro ad essi promesso, lasciarono a Massimiliano Sforza quattro mille uomini per la difesa del Castello di Milano, e ritornarono nel loro paese.
Il rammarico
L'arte dei "se" e dei "ma" rimane appunto un arte. Sarebbe bastato un nonnulla per far si che la battaglia e di conseguenza la storia avessero effetti differenti. Il fatto che alcuni autori si siano soffermati su questo sottolinea di quanto fu l'equilibrio in campo e di quanto anche la sorte ebbe il suo ruolo
Giovanni Andrea Prato Patrizio milanese 1499 1519
Gucciardini - Storia d'Italia - Capitolo IV
Commenti
Posta un commento