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Scalinata Potemkin

 "...dobbiamo andare immediatamente a vedere un film cecoslovacco sottotitolato in tedesco*" queste le tragiche parole che Pina Fantozzi rivolge al marito intento ad assaporarsi l'imminente e "imperdibile" partita della nazionale. 

Il piccolo viaggio che segue porterà nel cuore del film, della città di Odessa e con un sorprendente collegamento al Ticino

*il film nella realtà é russo e soprattutto muto. La frase "film cecoslovacco con sottotitoli in tedesco" é stata aggiunta arbitrariamente e risulta di sicuro effetto


La fama della scalinata è dovuta principalmente al film muto La corazzata Potëmkin di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (1925), che trattava della rivolta di Odessa durante la rivoluzione russa del 1905. 

Scena del film di Ėjzenštejn

Sulla scalinata fu ambientata la lunga scena dell'attacco alla folla inerme da parte dei cosacchi dello zar: celebre è la sequenza della carrozzina, spinta da una madre appena fucilata, che scivola giù per la scalinata. In realtà tale scena non rispecchia gli avvenimenti realmente accaduti, dato che i morti civili durante la rivolta si verificarono non di giorno sulla scalinata, ma di notte nelle strette vie della città.

Scena della carrozzina del film originale

La corazzata Potëmkin fu oggetto nel 1976 di una celebre parodia ideata dall'attore Paolo Villaggio nel film Il secondo tragico Fantozzi per la regia di Luciano Salce. Non essendo possibile utilizzare all'epoca il film russo originale, venne girata una finta pellicola muta, con il nome storpiato in La corazzata Kotiomkin, utilizzando la scala intitolata all'architetto Bruno Zevi situata di fronte alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea a Roma in sostituzione dell'originale.

Una scena della parodia con Fantozzi nella parte den neonato che ruzzola lungo la scalinata

..e il Ticino?

Diversi architetti ticinesi bazzicano la Russia, così come a San Pietroburgo anche ad Odessa ne ospita più d'uno

Se le fonti sono attendibili, i fratelli Francesco e Giovanni Battista Frapolli furono i primi architetti ticinesi, anche se gli studi russi e ucraini li presentano invariabilmente come napoletani. Eppure portano il nome di una famiglia originaria di Scareglia, in Val Colla, che è addirittura attestata in Ticino nel 1827, quando "Maria Frapolli di Massagno" viene a sapere della tragica morte di Giovanni Battista, uno dei due fratelli, "architetto della città di Odessa", assassinato da un servo con l'aiuto di un complice.

Odessa nel 1850. Sul mare al centro la scalinata

Sebbene i fratelli Frapolli abbiano contribuito in modo determinante alla fondazione di Odessa, fu solo negli anni Venti del XIX secolo, periodo di rapida espansione della città, che i ticinesi si riversarono in massa sulle rive del Mar Nero. Francesco Boffa, originario di Arasio, nell'attuale Collina d'Oro, ebbe un ruolo di primo piano in questi anni e in quelli successivi. Odessa deve a lui molti dei suoi edifici, tra cui l'antica Borsa (1828-1831, poi divenuta municipio), la chiesa luterana di San Paolo (1824-1835, demolita nel 1895 e sostituita dalla nuova chiesa progettata dall'architetto tedesco Hermann Scheurembrandt), il palazzo del governatore Michail Vorontsov (1824-1828) e il suo belvedere (1829), senza dimenticare la scalinata monumentale che collega dall'alto il porto al centro della città, senza dubbio il monumento più famoso di Odessa (1837-1841)

L’architetto ticinese, nato ad Arasio, sopra a Lugano, nel 1796 e morto a Cherson nel 1867, per decenni è stato considerato sardo dagli italiani per una serie di equivoci che la mostra Odessa step chiarisce grazie a ricerche d’archivio. A lui dobbiamo il volto neoclassico della città che è stata riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Francesco Carlo Boffo, nel suo ruolo di capo dell’ufficio urbanistico comunale di Odessa, disegnò innumerevoli spazi pubblici, palazzi nobiliari e la scalinata, che unisce la spianata del porto alla piazza de Richelieu, protagonista di una sequenza del film La corazzata Potëmkin tra le più citate del grande schermo.

Scalinata nel 1900

perché Francesco Carlo Boffo è stato per decenni considerato sardo?
«L’equivoco inizia dal fatto che Francesco Carlo Boffo nasce ad Arasio (Montagnola), sopra Lugano, nel 1796 e viene battezzato e registrato con il cognome paterno che è Boffa. Quando arriva a Odessa, che all’epoca non era ancora Ucraina, ma Nuova Russia, l’architetto cambia il cognome in Boffo perché nelle lingue slave la desinenza femminile in «A» generava confusione. A partire dalla prima bibliografia italiana, che risale agli anni Trenta del Novecento, con i relativi studi sull’infinito flusso di architetti svizzeri e italiani che andavano a costruire in Russia, il cognome Boffo veniva collegato alla Sardegna per via dei rami di una famiglia che era abbastanza nota. In più c’è stata la confusione dovuta allo storpiamento del nome del paese natale dell’architetto ticinese che da Arasio è diventato Orosei, un borgo vicino a Nuoro. La distanza e la mancanza di fonti da verificare hanno fatto il resto. Tuttora il Dizionario biografico degli ucraini ricorda Franc Karlovič Boffo come originario del Regno di Sardegna».

Come è giunto alla certezza dell’origine ticinese di Francesco Carlo Boffo?
«Gli studiosi ticinesi e in particolare l’Accademia di Mendrisio, che di recente ha ripreso le ricerche sugli architetti che hanno lavorato in Russia e Ucraina, hanno sempre considerato Boffo svizzero. Tuttavia non era così automatico che Francesco Boffa e Francesco Boffo fossero la stessa persona. La collaborazione con l’Università di Leopoli e con l’Archivio di Stato della Regione di Odessa ha permesso proprio di identificare e valutare tutti i suoi progetti e di vedere progressivamente il cambio di cognome sui documenti che dapprima erano firmati Francesco Boffa e in seguito Francesco Boffo».

Locandina del 1925

Chi era Francesco Carlo Boffo?
«Secondo il Dizionario biografico degli italiani Francesco Carlo Boffo era il più importate architetto di Odessa nella prima metà dell’Ottocento. A favorire la sua  ascesa furono le strettissime relazioni diplomatiche e commerciali del regno di Sardegna con la Perla del Mar Nero tanto che nell’import-export era al secondo posto tra le nazioni che commerciavano con il porto di Odessa. Gli anni della formazione a Torino hanno cambiato le prospettive dell’architetto e creato le condizioni per l’immigrazione. Quando Boffo arrivò a Odessa fu quasi subito assunto come capo dell’ufficio urbanistico comunale dove rimase dal 1822 al 1844. La città, che era stata fondata nel 1793, necessitava di una forma architettonica e urbanistica».

Che cosa può dire sul taglio innovativo della scala di Odessa?
« Questa opera mette in luce il dialogo con la città e il suo impianto urbanistico, ma anche come Boffo abbia rielaborato i modelli di riferimento delle scale urbane e dei palazzi del Seicento nella Roma del Bernini con una sintesi originale. Il collegamento tra la città in alto e il porto in basso non viene fatto con una scala a zig zag o seguendo le curve di livello, ma proponendo un taglio trasversale fortissimo con un asse longitudinale proiettato verso il mare».

Quanto la scala di Odessa colpì Ejzenstejn che vi girò una scena clou del film La corazzata Potemkin?
«Quando Ejzenstejn arrivò ad Odessa colse con occhio cinematografico che la scala proponeva già una scenografia di per sé. È noto che gli episodi della rivoluzione del 1905 a Odessa narrati in quel film non si svolsero su questa scalinata».

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