Passa ai contenuti principali

Unspunnen, Hornuss e Talerschwingen

La superficialità farebbe dire allo svizzero standard che lo sport nazionale é lo sci, ad un alto l''hockey. Approfondendo ancora un po' di più nelle nostre radici lo svizzero tradizionalmente svizzero direbbe che la lotta svizzera é il nostro sport nazionale.

Ad un livello ancora più profondo ci si potrebbe avventurare in discipline ancora più di nicchia: eccone una carellata in ordine di popolarità.

Il lancio della pietra di Unspunnen

Me la ritrovo dinnanzi al museo nazionale di Zurigo. Anzi a dire la verità non é l'originale, quella vera é stata rubata due volte ad Interlaken dai separatisti giurassiani

Pietra di Unspunnen, 1984, copia

La pietra di Unspunnen è uno dei simboli più noti del folclore svizzero. Il masso, che pesa 83,5 chili, viene utilizzato in una sorta di gara di lancio del peso.

Origine medievali

Il lancio della pietra, in occasione di eventi cittadini e rurali, è attestato già da fonti del basso ME. Nel 1472, alla festa di tiro di Zurigo furono lanciate tre pietre di diverso peso (15, 30 e 50 libbre). Come la lotta svizzera, in seguito la disciplina divenne però parte integrante delle competizioni alpigiane. Resoconti di viaggio del XVIII sec. menz. questa usanza ad Appenzello, Glarona e Svitto. Secondo tali fonti, venivano usate pietre che pesavano da 100 a 200 libbre. I lanci erano effettuati con o senza rincorsa, con una o con due mani, verso un bersaglio o il più lontano possibile.

Il lancio della pietra. Litografia di Joseph Brodtmann sulla base di un disegno realizzato da Jakob Schwegler verso il 1830 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv).La diffusione di questo soggetto attraverso la litografia attesta l'interesse suscitato dal lancio della pietra nel XIX secolo; il gioco ottenne maggiore visibilità in particolare dopo la prima festa di Unspunnen nel 1805.

Immagine tratta dalla Cronaca illustrata Svizzera dell'autore Diebold Schilling (1513):
 vi si riconoscono diversi giochi tra i quali il lancio della pietra

Nel 1805 e nel 1808 vengono organizzate per la prima volta le feste di Unspunnen, terreno nel comune bernese di Wilderswil, che rappresentano "un primo tentativo di restituire ai cosiddetti giochi di pastori un valore sovraregionale nell'ambito del movimento di rinnovamento patriottico sviluppatosi durante il periodo della Repubblica Elvetica e della Mediazione", ricorda il Dizionario storico della Svizzera.
Tra questi giochi non poteva mancare il lancio della pietra, da secoli usanza comune a molte popolazioni.

Festa di Unspunnen

Oltre al lancio della pietra, la fesa comprendeva gare di lotta, competizioni canore, balli in costume e concerti di corni delle Alpi. Una seconda edizione si tenne nel 1808

Questo genere di feste iniziò a trovare un forte riscontro tra la popolazione svizzera nella seconda metà del XIX secolo, su spinta anche delle autorità federali che vedevano in esse uno strumento per rafforzare l'identità nazionale di uno Stato ancora giovane (la Svizzera moderna nasce nel 1848).

In occasione della Festa federale di lotta del 1905, viene scolpito un duplicato della pietra usata a Unspunnen nel 1808. Da allora la festa di Unspunnen si è tenuta sei volte, l'ultima nel 1993.

Il furto del 1984

Il 3 giugno del 1984 la pietra venne rubata dall'organizzazione dei Bélier. Per garantire la continuità delle gare fu perciò realizzata un'altra copia del masso. I Bélier hanno restituito l'originale nel 2001, in vista dell'esposizione nazionale.

È in questi anni che entra in scena il Giura, o meglio il movimento separatista giurassiano. Anche se l'ex regione del Canton Berna ha ottenuto l'indipendenza già da qualche tempo, diventando un Cantone a pieno titolo nel 1979, vi sono diverse questioni irrisolte. In particolare, quelle legate ai tre distretti del Giura bernese che hanno scelto di rimanere nell'orbita di Berna. Per il gruppo Bélier (letteralmente ariete, il nome della principale organizzazione separatista giurassiana) è inaccettabile.

Da qui l'idea di un rapimento. Un rapimento simbolico, però. Contrariamente a quanto avveniva nella stessa epoca in altre regioni europee, nel Giura la lotta per l'indipendenza è stata prima di tutto contraddistinta dall'azione non violenta e a volte da un certo umorismo. Ci sono stati scontri e attentati, ad opera in particolare del Fronte di liberazione giurassiano. Ma il livello di violenza è stato piuttosto contenuto. Nulla in confronto a quanto accadeva nei Paesi Baschi o in Irlanda del Nord, dove a parlare erano le bombe.

Durante una serata annaffiata da un po' troppo alcol, qualcuno ha l'idea di appropriarsi di questa pietra, simbolo di una Svizzera piuttosto conservatrice (e bernese, visto che la pietra veniva da questo Cantone), come ha recentemente rivelato in un documentario un ex militante del gruppo Bélier.

Il 3 giugno 1984 i separatisti giurassiani passano all'azione e rubano il masso custodito museo turistico di Unterseen, nelle vicinanze di Interlaken. In cambio della sua restituzione, esigono che i tre distretti del Giura bernese passino al Canton Giura.
Inutile precisare che le rivendicazioni cadranno nel vuoto. Altrettanto vane saranno le ricerche.

Bisogna aspettare il 2001 per veder ricomparire l'ormai mitico pietrone. Durante il Marché-Concours di Saignelégier, tradizionale festa equina giurassiana, la molto glamour Shawne Fielding, moglie dell'ambasciatore svizzero Thomas Borer e invitata d'onore in qualità di ambasciatrice dell'esposizione nazionale che si terrà l'anno seguente, si vede recapitare un'enorme e pesante caramella. Diciassette anni dopo il furto, la pietra di Unspunnen riappare ed è immediatamente presa in consegna dalla polizia.

La pietra di Unspunnen ricompare nel 2001, consegnata a Shawne Fielding, moglie dell'ambasciatore Thomas Borer. Keystone / Roger Meier

Sfregio supremo, però, perlomeno per i cultori di questa pietra, sul masso sono state incise le stelle della bandiera europea, la data del rifiuto popolare allo Spazio economico europeo– il 6 dicembre 1992 – e l'emblema del gruppo Bélier.

Oltre a questi simboli che probabilmente non avrebbero fatto l'unanimità durante una Festa federale di lotta, la pietra è stata danneggiata ed è più leggera rispetto al passato. Non può quindi più essere utilizzata per le gare di lancio e il comitato organizzatore decide di continuare le competizioni con la copia impiegata dopo il furto.

Furto 2005

Nel 2005 la pietra viene rubata una seconda volta e al posto della pietra, che era esposta nella hall dell'albergo Victoria-Jungfrau a Interlaken, assicurata con una catena, i ladri hanno lasciato un sampietrino con lo stemma del Giura.

Sampietrino del 2005

Il gruppo autonomista giurassiano Bélier, autore del primo furto della pietra di Unspunnen nel 1984, ha negato di essere all'origine dell'azione.

Dopo tutta questa cronaca attorno al sasso simbolo va comunque ricordato che si tratta di uno sport, una specie di lancio del peso: il record ufficiale appartiene a Markus Maire, che nel 2004 scaglia il sasso a 4,11 metri.

Un lanciatore alle Feste federali di lotta del 1955, quando si usava ancora la pietra 'originale'. Keystone / Str

Hornuss

Addentrandoci ancora più in profondità nelle tradizioni svizzere e prestando molta attenzione a quella vetrinetta su migliaia di vetrinette scopriremmo che c'é uno sport del tutto particolare in voga (una volta almeno) nel cuore della svizzera: l'Hornuss; una specie di mix tra golf, baseball e qualcosa che non riesco bene a definire


L'hornuss compare nelle fonti poco dopo il 1600. Anche in questo caso l'Emmental costituì uno dei centri di diffusione. Il romanzo Uli il servo di Jeremias Gotthelf (1841) contiene un'impressionante descrizione del gioco. Walter Schaufelberger documenta i primi giochi che presentavano paralleli con l'hornuss nel Vallese (Tsara) e nei Grigioni (Hora, Gerla), mentre Albert Spycher parla del Gilihüsine a Betten. In tutte le varianti si trattava di lanciare verso un bersaglio un corpo volante (osso, radice), colpendolo con una verga. L'avversario cercava di parare il colpo protendendo o lanciando in aria degli attrezzi a forma di pala. Dal fatto che in origine i colpi assestati al corpo e alla testa venivano valutati separatamente si deduce il legame con giochi di guerra più antichi, in cui la pala aveva funzione di scudo.

Società Hornuss di Burgdorf (BE)
30 giugno 1902 fondazione della Lega svizzera di Hornuss a Burgdorf 1902-20: i soci si moltiplicano per 10, passando da 600 a 6.000.
1937: le 297 società raggiungono il massimo storico di 8.100 soci.
Dagli anni '50 il numero dei soci è in calo, nonostante la creazione di un comitato di propaganda nel 1957.

Oggi questo tipo di sport viene praticato soprattutto nella regione bernese. Nel moderno gioco di squadra, il battitore colpisce l'hornuss, un disco di plastica di 78 g, con un bastone elastico, lanciandolo dal suo supporto in direzione del campo avversario (Ries), che ha inizio a 100 m dal punto di lancio (lunghezza: 180 m; larghezza: in modo crescente da 8 a 14 m). I ricevitori, i cosiddetti Abtuer, qui distribuiti, cercano di bloccare l'hornuss protendendo o lanciando in aria le pale. Sei giurati stabiliscono a che distanza i dischi vengono neutralizzati o se atterrano nel campo avversario, ciò che comporta particolari punti di penalità per i ricevitori. Da questi dati si ricava la valutazione dei singoli battitori e il totale per la squadra che batte. Quest'ultima ha a disposizione due tentativi, ciascuno con due possibilità. Quando tutti i giocatori hanno lanciato, cambia il turno della battuta.

Le squadre, le cosiddette soc., composte da 16-18 uomini a seconda della classe di forza, dispongono solitamente di un proprio campo da gioco. Durante la stagione - che comprende i campionati delle categorie gruppi, ass. ed élite, alcuni incontri intercantonali e la festa federale. dell'hornuss con cadenza triennale (la prima si svolse a Heimiswil nel 1903) - spesso l'allenamento è quotidiano. Nel 2005 sono state registrate 271 società.


Malgrado buffo questo sport non deve essere preso sottogamba, può provocare gravi infortuni e persino la morte

Una domenica all'insegna dello sport si è tramutata in tragedia: è quanto avvenuto quattro giorni fa durante una partita di hornuss a Neuenegg (Be), dove un uomo è stato colpito alla testa dal disco di plastica con cui si pratica tale sport.

Il colpo infertogli dall'hornuss - chiamato anche "nouss" - ha provocato al 68enne ferite tali da causarne il decesso, avvenuto oggi nell'ospedale in cui era stato ricoverato, si legge in un comunicato odierno della polizia cantonale di Berna.


Il disco di plastica pesa 78 grammi e misura circa sei centimetri di diametro e tre di spessore, secondo l'Associazione svizzera dell'hornuss (Ehv). Può essere scagliato a una velocità di oltre 300 chilometri orari, nonché raggiungere un'altezza di volo di 50-70 metri e una distanza di 330 metri.

Talerschwingen

Diciamolo subito: il Talerschwingen non é un sport ma può essere annoverato come un simpatico passatempo per passare il sabato sera. Abbiano una prova di abilità ad una canora immergendoci nel magico mondo del mutlitasking

Il taler swinging o taler rolling è un gioco che trova spazio nella musica popolare svizzera. Nel taler swinging, una moneta da cinque franchi viene lanciata in un bacino di latte conico di argilla; per ottenere il suono desiderato, la moneta da cinque franchi deve essere stata coniata prima del 1968 (o nel 1969) (moneta d'argento). Il giocatore cerca di far scorrere la moneta da cinque franchi lungo il bordo della bacinella con leggeri movimenti rotatori della mano sinistra, ma senza che la moneta cada sul fondo della bacinella. Il suono prodotto dalla bacinella e dalla moneta rotante corrisponde a un idiofono a frizione.


Un Gspil (ensemble) è composto da tre ciotole di dimensioni diverse. Di norma, dalla più piccola alla più grande, queste dovrebbero essere accordate in "b", "f diesis" e "f" (cfr. il sito web di Rémy Schroeter). Il Talerschwingen proviene dalla Svizzera orientale, in particolare dall'Appenzello e dal Toggenburg.

Su youtube si trovano parecchi esempi di questa arte tipicamente svizzera. 

Altri giochi

Durante la visita della sala dei banchetti nel monastero di San Giorgio di Stein am Rhein ho la possibilità di vedere su un dipinto "la fiera di Zurzach" la presenza di altri giochi che venivano sicuramente praticati in Svizzera


In particolare si nota il gioco dei birilli in basso, mentre un gioco, ma d'azzardo e quindi completamente indipendente dalle abilità, é quello dei dadi: noto come “Wurfzabelspiel”. Un imbuto, in cui è stato appena lanciato un dado, è steso su un grande tavolo con scacchiera.
L'esito di questo gioco dipende dalla casella in cui il dado atterra e dal numero che mostra.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il terrore nell’arte - Burn in Hell

Affascinanti, morbosamente intriganti, così potrei definire le testimonianze pittoriche del tardo medioevo inerenti l'inferno, il diavolo e compagnia bella. L'obiettivo di incutere maggior terrore possibile a chi osserva le opere si é tramutata in una vera e propria gara della rappresentazione dell'orrido. Va anche aggiunto che ai tempi solo una piccola parte della popolazione era in grado di leggere, quindi i dipinti erano l'unica vera, e potentissima arma, a disposizione degli artisti per far passare messaggi basilari come quello che aspettava chiunque non facesse il bravo. Anima di donna dannata - Ascona Voglio però partire da un prodotto casereccio prima di fiondarmi nei capolavori della cara vecchia Europa. Il quadro qui rappresentato dovrebbe trovarsi in terra ticinese. Dico dovrebbe perché la chiesa in cui si troverebbe (San Michele ad Ascona) l'ho sempre trovata chiusa e al momento non sono ancora riuscito a mettermi in contatto con le autorità ecclesiastich

Il castello di Locarno

" Deee, ci becchiamo al bar castello. " Oppure: " siamo li a sciallarci sui muretti davanti al castello." Già, il castello, e se una volta ci degnassimo ad esplorarlo, a scoprire la sua storia? Varcando la porta di ingresso del castello museo ho l'impressione di fare quel piccolo passo che ben pochi avventori del bar e dei muretti farebbero mai. Credo sia d'obbligo per gli abitanti di unluogo X visitare quelle parti storiche che caratterizzano il villaggio, paese, città X Il castello di Locarno, capace di trasportarci attraverso i secoli e di narrarci una grande storia. Una storia fatta di dominazioni, di conquiste, intrighi e di violenza. Il castello di Locarno non è solo la testimonianza della storia del  Ticino e della Svizzera, ma è una tessera del grande mosaico della storia europea.  Il castello di Locarno ha una lunghissima storia di edificazione, di distruzione e ricostruzione millenaria. È stato per molto tempo un castello molto importante dello sca

S.P.Q.T. (Sono pazzi questi ticinesi)

Che siamo un popolo a se stante nella cara Vecchia Confederazione é indubbio. Piuttosto occupati a litigare così da perdere il focus sui problemi reali e risultare piuttosto inefficaci. Già il Bonstetten e il Zschoccke , e anche se in maniera più velata il Franscini, ci hanno descritto con i tratti che tutto sommato ancora oggi ci caratterizzano. Latini, focosi, litigiosi, burberi, estroversi. Abbiamo bruciato un sacco di energie a farci la guerra ad inizio 800 con la nascita del nuovo Cantone. Il Ticino é sempre stata terra di derby, quello di una volta, quello politico, forse ancora più appassionante che quello odierno hockeystico. Liberali contro conservatori Colgo l'occasione di una conferenza per fare un full immersion nella storia della nascita della democrazie nel nostro, tutto sommato, giovane cantone. Work in progress Nel nostro piccolo Ticino, la nascita della nostra democrazia è una strada difficilissima e in salita Essa ci mostra in maniera emblematica di come la demo

Landfogti alla sagra di San Martino

A vederla immersa nel nulla, senza capannoni, giostre e i tipici fumi provenienti dalle griglie, la chiesetta di San Martino sembra adagiata nella quiete più assoluta. Lo scenario nei luoghi della sagra durante i 362 giorni all’anno di quiete Un a volta all'anno però questo posto si trasforma: durante la fiera é un pullulare di espositori, venditori e soprattutto visitatori. Ci sono anche gli animali, giustamente, oggi confinanti in uno dei tanti capannoni presenti Foto: Gino Pedroli, La fiera di San Martino negli anni Trenta,  fotografia, Collezione Museo d’arte Mendrisio Per chi si volesse poi ritagliarsi qualche minuto tra un bicchiere di vino e una salamella alla griglia c'é la possibilità di dare un occhiata alla chiesetta. Nell'angolo a sinistra in particolare c'é una botola con una piccola scaletta che porta al piano inferiore Lapidi commemorative Quello che maggiormente solletica la mia curiosità sono le 5 lapidi appoggiate alla parete. Lapidi commemorative appo

Hans Leu il Giovane

Capito su Hans Leu il giovane un po’ casualmente. Il cognome non suona nuovo, infatti Hans Leu il vecchio , suo padre, fu l’autore di diversi quadri, alcuni visti al museo d’arte a Zurigo, e soprattutto alla famosa serie di quadri rappresentanti il martirio dei santi di Zurigo,  miracolosamente ritrovati anni dopo l’epoca iconoclastica. Il Giovane apprese il mestiere del padre nella sua bottega. Di lui però ben pochi dipinti si salvarono, paradossalmente distrutti dalla nuova fede protestante che lui stesso imbracció. Hans Leu (il Giovane) Tavola raffigurante la crocifissione di Cristo e Santa Veronica. Olio su legno realizzato quale donazione in onore dei caduti della battaglia di Marignano, dopo il 1515 (Museo nazionale svizzero, IN-6941). Si tratta di uno dei pochi dipinti sacri di Leu (la sua sigla appare in basso a destra) che sopravvisse all'iconoclastia riformata, probabilmente perché il donatore riuscì a riprenderne possesso. Sul lato inferiore sono raffigurati gli stemmi d

Piccolo manuale museale e affini

 Intro Questa piccola guida ai musei e affini non era programmata e nemmeno un obiettivo dichiarato. È nata con le esperienze accumulate nel vario girovagare per musei, monumenti vicoli più e meno grandi. Piccole accortezze, da applicare con lo scopo di migliorare qualitativamente le giornate dedicate alla visita di qualsiasi tipo di oggetto culturalmente rilevante. "L'opera" é in continuo aggiornamento, una versione finale sarà in coincidenza con la mia dipartita. La vergine di Norimberga presente nel museo del castello di Kyburg;  trattasi di un falso acquistato nei secoli passati dai proprietari del castello per sorprende e intrattenere gli ospiti  La Vergine di Norimberga, spacciata come uno strumento di tortura medievale, è in realtà un prodotto del XIX secolo, un’epoca in cui l’Europa era affascinata da una visione romantica e distorta del Medioevo. Questa riscoperta del Medioevo non era basata su una comprensione storica accurata, ma piuttosto su una visione teatra

Piccoli misteri nella parrocchiale di Mairengo

Sabato 16 novembre 2024 mi ritrovo nel centro di Milano, galleria Vittorio Veneto e poi in piazza Duomo. È un formicaio di gente, moltissima gente. Malgrado questo sono molto solo (non lo dico con tristezza). Esattamente 24 ore dopo mi ritrovo nel microbaretto di Mairengo. Colloquio con due personaggi del posto, sembra ci conosciamo da una vita. Adoro queste alternanze megalopoli - villaggi sperduti, andare da un opposto all'altro nel giro di poche ore.  Già ma perché Mairengo? Sono venuto a conoscenza che il villaggio, una volta più importante del capoluogo Faido, offre una chiesa ricca di opere d'arte. Mairengo si trova su quella che una volta era la via di comunicazione principale asse nord - sud. Una volta infatti il fondovalle era privo di costruzioni: il fiume non aveva un corso ben definito e durante le pioggie esondava spesso. Per questo motivo le strade erano edificate in altezza, sul fianco delle montagne, più al riparo dagli elementi naturali. San Siro non é solo uno

Filosofia in 5 minuti

Certo non sarà un libricino come "Filosofia in 5 minuti" a cambiarmi la vita. Va però riconosciuto che contiene piccole chicche, e proprio come i consigli della nonna presente sui calendari, potrebbe venir buone in determinati frangenti Tutti gli uomini hanno una filosofia perché, in un modo o nell'altro, assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte. Karl Raimund Popper Le donne filosofe Pitagora di Samo accoglieva anche le donne nella sua scuola. Si tramandano i nomi delle sue diciassette discepole più dotate, tra le quali Timica (di carattere così ferreo che, pur di non divulgare i segreti della setta pitagorica, giunse al punto di mordersi la lingua e di sputarla ) e Teano, eccelsa matematica e medica. Nel Novecento molto interessante è la posizione della francese Simone de Beauvoir, la quale afferma che, in tale subordinazione, vi è anche la responsabilità delle donne stesse, che hanno rinunciato a esercitare la propria autodeterminazione accettand

Il pigiama col buco

Quando menzionavo " il pigiama col buco " tra gli amici era in ottica sarcastica per indicare un rapporto sessuale freddo, distaccato e visto che ci siamo anche al buio. Non mi ricordo dove io abbia sentito questa espressione, ma in questo caso non ho mai creduto veramente esistesse un indumento e tanto meno una " morale " che giustificasse la sua esistenza. Tra le mie letture, casualmente mi ritrovo davanti all'argomento e scopro, divertito, che il pigiama col buco non é solo un mito ma era effettivamente utilizzato ed aveva un nome più scorrevole ed elegante: la chemise cagoule Possiamo considerare questa succosa pillola un bonus track sul post inerente il piacere sessuale "Dio lo vuole" é lo slogan di questo capo d'abbigliamento Nel Medioevo il concetto di sesso era strettamente legato a quello di peccato. Pur essendo indispensabile alla procreazione, l'accoppiamento era però derivato dal peccato originale e quindi, comunque, da condannare.

Tre aneddoti sulla battaglia di Sempach

Sembra incredibile a diversi anni ormai degli approfondimenti sulla battaglia di Sempach, sia sul luogo della battaglia, sia nel museo del comune riuscire a trovare ancora nuovi aneddoti riguardanti la battaglia. Tutti e tre gli aneddoti li trovo nel museo storico di Zofingen, uno di quelli difficili da visitare, perché con orari molto stringati e solo indeterminati giorni Da portabandiera a mangiabandiera Già durante la prima visita a Zofingen avevo potuto appurare che il personaggio che svetta dalla cima della più bella fontana cittadina é l'eroe La statua di Niklaus Thut nell'oninoma piazza A confermare la fama a queste latitudini, sempre lo stesso personaggio, sempre con tanto di bandiera in mano, é dipinto su una facciata in una via poco lontana dalla fontana DI nuovo il buon Niklaus che porta fiero la bandiera di Zofingen Ma chi é costui? E perché merita tanta gloria? Niklaus Thut († 9 luglio 1386; grafia precedente: Claus Tuto) fu sindaco della città asburgica (ora svi