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Panorama Bourbaki Lucerna

Tra il fotografatissimo Kappelbrücke e l’altrettanto immortalato Leone morente di Lucerna si erge una costruzione particolare. Ma per notarlo occorre alzare lo sguardo e si noterà che la sommità é perfettamente circolare.

Questa forma non é casuale ma anzi é stata costruita in questo modo appositamente per ospitare il pezzo forte. Stiamo parlando del Panorama Bourbaki di Lucerna. Scomponiamo ora il termine per analizzarlo

Panorama Bourbaki Lucerna

Panorama

Prima che i primi film riempissero le sale cinematografiche, i panorami attiravano le folle con rappresentazioni di città, paesaggi e battaglie. Brevettata nel 1787, questa nuova forma di media è considerata inventata dall'artista britannico Robert Barker. 

Lo stesso Barker realizzò un dipinto a 360 gradi della città di Edimburgo. L'attrazione per l'intrattenimento visivo ha sempre spinto le persone, incoraggiando lo sviluppo di tutti i tipi di dispositivi con effetti illusori. Le tele panoramiche sono dipinte con grande precisione, dotate di effetti luminosi e di installazioni tridimensionali (false ground), e sono visibili da una piattaforma. Questi trucchi permettono ai visitatori di essere trasportati al centro della scena rappresentata. In questo modo, il panorama divenne il mezzo visivo di massa del XIX secolo. Con il suo obiettivo di confondere i confini tra realtà e simulazione, il panorama è oggi considerato il precursore delle contemporanee proiezioni 3D e delle rappresentazioni di realtà virtuale. Attualmente il panorama sta vivendo una rinascita, grazie a un gusto per l'illusione e la suggestione più forte che mai.

Nel 1787, il pittore irlandese-scozzese Robert Barker acquisisce a Londra il brevetto per il "Panorama", un dipinto naturalistico circolare  con un formato standard di 112 x 14 metri.
Nel XIX secolo i panorami erano molto diffusi e popolari. 
Con le loro sofisticate ambientazioni pittoriche e architettoniche i confini tra realtà e simulazione. 
Sono considerati i precursori delle odierne rappresentazioni di realtà virtuale.

Qui una lista di Panorama sparsi per il mondo

Bourbaki

Charles Denis Sauter Bourbaki, nato a Pau il 22 aprile 1816 e morto a Bayonne il 22 settembre 1897, è stato un generale francese.
Bourbaki, come molti altri generali del Secondo Impero che avevano fatto esperienza militare durante la conquista dell'Algeria fu chiamato alle più alte cariche di comando durante la guerra del 1870.

Charles Denis Bourbaki

La guerra franco-tedesca durò dal luglio 1870 al febbraio 1871 e si concluse con la completa sconfitta della Francia. In questa guerra la Germania impiegò una tecnologia ultramoderna. 
L'esercito francese del generale Bourbaki, invece, era l'ultima riserva. Nel gelido mese di gennaio 1871, fu circondata dalle truppe tedesche nel Giura. 
La ritirata di Bourbaki verso Besançon fu interrotta da altre forze tedesche guidate da Manteuffel, che lo costrinse a ritirare il suo esercito verso il confine svizzero. Le sue truppe erano in condizioni deplorevoli e mancavano di cibo. Dei 150.000 uomini con cui era partito, ne erano rimasti solo 84.000.

Passarono quindi in Svizzera a Les Verrières (un comune vicino a Pontarlier-Doubs), ma anche a Sainte-Croix e Vallorbe, dove l'esercito dell'Est fu disarmato e internato nei vari cantoni della Confederazione, in seguito alla Convenzione di Les Verrières.  


Lo stesso Bourbaki, piuttosto che sottoporsi all'umiliazione di arrendersi il 26 gennaio 1871, delegò i suoi compiti al generale Clinchant e poi, durante la notte, si sparò alla testa. Ma il proiettile deviò e rimbalzò sul cranio, lasciando Bourbaki miracolosamente illeso. Fu rilasciato un passaporto a nome di Léon Adam (il nome della moglie) e il marchese de Massa, membro del suo staff, lo accompagnò in Svizzera, dove recuperò abbastanza forze per tornare in Francia poche settimane dopo.

A seguito della guerra, gli Stati tedeschi vincitori si unirono per formare uno Stato nazionale tedesco sotto il controllo prussiano, la Francia si trasformò da impero a repubblica e la Svizzera consolidò la sua politica estera di neutralità. 

Cause del conflitto

La guerra franco-prussiana fu motivata dal desiderio dei popoli di Francia e Germania di fondare Stati nazionali.
Mentre la Spagna, la Francia e l'Inghilterra avevano già creato le basi dei loro Stati nazionali alla fine del Medioevo e questo processo era stato praticamente completato dopo la Rivoluzione francese e Napoleone, gli Stati dell'Europa centrale, con l'eccezione dei Paesi slavi, raggiunsero l'unità nazionale solo tra il 1848 e il 1871.
Dopo la Svizzera e l'Italia, furono i tedeschi a voler fondare un proprio Stato. Ma dove si trovavano i confini tedeschi, e quale dei 35 Stati principeschi avrebbe dovuto controllare la nuova struttura unitaria? Queste domande avrebbero trovato risposta dopo la guerra franco-prussiana. 

Casus belli

La guerra franco-tedesca fu una conseguenza del problema della linea di successione spagnola del 1870. 
Dopo l'espulsione della regina spagnola Isabella le classi politiche spagnole sostengono Leopold von Hohenzollern-Sigmaringen per insediare come nuovo monarca un cattolico, imparentato alla lontana con il re di Prussia. La Francia fu presa dal panico, temendo l'impronta della dinastia tedesca. 
La diplomazia francese ottenne una vittoria con la rinuncia di Hohenzollern al trono, ma non fu sufficiente. Inviò un ambasciatore a Bad Ems per consultare il re di Prussia, che vi soggiornava, e chiese che gli Hohenzollern non rivendicassero mai più il trono spagnolo. 
Un resoconto di questa conversazione, il famoso dispaccio di Ems, fu inviato per telegrafo al Primo Ministro Otto von Bismarck. Quest'ultimo abbreviò il telegramma in risposta al tentativo di umiliazione della  Germania, in modo da apparire umiliante per la Francia e inviò questa versione alla stampa. Napoleone III ne fu così sconvolto che dichiarò guerra ai prussiani.

Questo corrispondeva certamente ai calcoli di von Bismarck, perché agli occhi del mondo, la Francia come aggressore e l'immagine della Prussia veniva migliorata nell'ambiente internazionale. 
La Gran Bretagna e la Russia rimasero neutrali e Bismarck poté fare appello alle alleanze militari (la Confederazione della Germania del Nord e i singoli Stati della Germania meridionale, come il Württemberg Baviera e Baden) per raggiungere il suo obiettivo nazionale di una Piccola Germania (senza l'Austria) sotto il controllo prussiano. Con la vittoria della Germania il confine tra Germania e Francia fu ridisegnato. La Francia sconfitta dovette cedere (ancora una volta) i suoi territori di lingua tedesca, l'Alsazia e parte della Lorena. 



Vignetta razzista tedesca del periodo della guerra -
un Turco (soldato dei territori francesi del Nord Africa) in combattimento con un prussiano.

Corso della guerra

Fin dall'inizio della guerra, le truppe tedesche ebbero il sopravvento, soprattutto nella mobilitazione e nelle operazioni. Dopo aver perso le battaglie di Weissenburg, Wörth, Vionville e Gravelotte, le truppe francesi subirono una sconfitta decisiva l'1 e il 2 settembre 1870 presso Sedan.

Le ultime cartucce, dipinto di Alphonse de Neuville, 1873

La capitolazione a Sedan avvenne il giorno successivo. Tra i 100.000 prigionieri di guerra francesi c'era anche l'imperatore Napoleone III. 
Il risultato fu una rivolta a Parigi, la deposizione dell'imperatore e la proclamazione della Terza Repubblica. Un governo di difesa nazionale é formato e incita a continuare la resistenza.
I tedeschi riprendono a combattere - Dal 19 settembre la capitale francese è assediata e bombardata.
La cintura di 82 km intorno a Parigi viene stretta ogni giorno. A mobilitazione di tutte le loro risorse, i francesi riuscirono a mobilitare un gran numero di nuovi soldati fuori dalla città per rompere l'assedio. In soli 3 mesi e mezzo 600.000 furono mobilitati e forniti di coperte e vestiti.

In Francia, tuttavia, le vittorie militari mancarono perché i politici pretendevano progressi rapidi, senza che le truppe fossero realmente in grado di agire. Mancano le armi, equipaggiamento e addestramento.
Alla fine del 1870 si cercò di spostare il campo di battaglia. Un nuovo esercito sotto l'egida del Generale Charles Denis Bourbaki fu formato da una parte dell'esercito della Loira e le nuove unità appena mobilitate.  Il suo compito era di liberare le fortificazioni di Belfort dalla morsa tedesca e di interrompere le linee di rifornimento tedesche da sud. 
L'armata del generale Bourbaki contava effettivamente 130.000 uomini, ma in realtà si trattava di un'armata poco coordinata ed eterogenea, precisamente l'ultimo contingente. Non era in grado di portare a termine la missione e alla fine di gennaio del 1871 fu respinta verso il confine svizzero e bloccata. 
Solo l'internamento in Svizzera poteva salvarla. Dall'1 al 3 febbraio, attraversò il confine svizzero dal Giura alle Alpi con 87.000 al confine svizzero del Giura di Vaud e Neuchâtel, fu disarmato e riparato in Svizzera  fino alla fine della guerra. 

Il 18 gennaio 1871, nella Sala degli Specchi di Versailles, i tedeschi proclamarono il 2° Impero tedesco. 
Strasburgo cadde il 27 gennaio 1871 e poco dopo l'esercito di Bazaine si arrese a Metz con 193.000 uomini. La popolazione di Parigi capitolò dopo un assedio di quattro mesi il 28 gennaio 1871. 
Il 10 maggio 1871, dopo lunghi negoziati, fu concluso un trattato di pace tra le parti in guerra. 

Le manovre dell'esercito del generale Bourbaki 

Dicembre 1870: la Francia adotta un nuovo piano di dislocazione del campo di battaglia. Parti dell'Armata della Loira, che aveva avuto scarso successo nella battaglia a sud di Parigi verranno impiegate a Digione per liberare la città di Belfort, che era sotto assedio, e poi per tagliare le linee tedesche in ritirata davanti a Parigi. Il comando di questa nuova Armata d'Oriente fu affidato al generale Charles Denis Bourbaki.
Egli ottenne il suo primo successo in una battaglia a Villersexel: una battaglia di tre giorni nei pressi del fiume Lisaine, vicino e a 20 km a nord del confine svizzero, lo vide contrapposto a Werder.
L'esercito di Bourbaki dovette interrompere la battaglia, nonostante la superiorità numerica.
Il contingente francese demoralizzato (l'esercito di Bourbaki) si sciolse durante la ritirata verso verso Besançon.

Le forze tedesche del generale Manteuffel attaccano i fianchi dell'esercito di Bourbaki. L'unica fuga per i soldati francesi era la linea ferroviaria di Pontarlier, vicino al confine svizzero. 

Vista la situazione disperata, il generale Bourbaki tentò di suicidarsi con la sua pistola. Il comando dell'esercito di comando dell'esercito di Bourbaki fu trasferito a Justin Clinchant.

Il 29 gennaio 1871, a Versailles, fu firmato l'armistizio, con l'esplicita esclusione dei dipartimenti in cui si trovava l'esercito Bourbaki. 
Il generale Clinchant non fu informato di questa eccezione e, ignaro di questo dettaglio, ordinò l'interruzione delle operazioni di combattimento. 
Il generale tedesco Manteuffel approfittò della confusione da parte francese e fece schierare tutta l'armata nel tentativo di circondare l'esercito di Bourbaki nella regione di Pontarlier.

Sorpreso dagli eventi, il generale Clinchant si rifiutò di permettere al suo esercito di marciare verso la prigionia tedesca e optò per l'ultima risorsa: il passaggio in Svizzera per l'internamento.
L'esercito di Bourbaki attraversò il confine in vari punti dei cantoni di Vaud e Neuchâtel, lungo i seguenti percorsi principali:

Les Verrières (34 000 soldats) 
Ste-Croix (13 000 soldats) 
Vallorbe et Ballaigues (28 000 soldats) 
Altri tragitti, soprattutto nella Vallée de Joux (12 000 soldats)

Direttrici degli eserciti nelle fasi finali del conflitto

Neutralità e internamento 1871

La Svizzera ha sempre occupato una posizione speciale nella comunità delle nazioni, soprattutto per quanto riguarda l'ideale umanitario e le misure che ne derivano. Il luogo di nascita della Croce Rossa ha posto l'imperativo dell'universalità e della solidarietà al centro della sua politica estera sin dal 1863. Tuttavia, l'internamento di un intero esercito in territorio neutrale nel 1871 era una novità per l'epoca. L'aver affrontato questo enorme compito ha rafforzato l'assertività della Svizzera come giovane nazione. La guerra franco-tedesca coincise con una fase di ricerca sul contenuto e sull'interpretazione della neutralità e della sua politica. Nel caso dell'internamento, è noto che i responsabili dell'internamento hanno l'obbligo di disarmare gli internati, allontanarli dalla battaglia e neutralizzarli. Il presidente della Confederazione, Dubs, offre un'interpretazione molto offensiva del ruolo della Svizzera. Ha intenzione di estendere il territorio svizzero fino a Venezia e Nizza creando una federazione con una forza militare offensiva limitata. L'obiettivo è quello di calmare la regione dell'Italia settentrionale, afflitta da conflitti, e di creare una zona cuscinetto tra le grandi potenze. Nel 1870 chiese al generale Herzog di redigere un rapporto operativo sull'argomento. L'idea si basa sui trattati di pace del 1815, che prevedevano, oltre all'esatta definizione della neutralità svizzera, che la Svizzera avesse il diritto di effettuare un'occupazione preventiva della Savoia settentrionale in caso di conflitto militare nelle sue immediate vicinanze. L'idea dell'occupazione nacque durante la guerra franco-prussiana e sui giornali si scatenò un vivace dibattito. La Francia protestò con forza contro questa occupazione, considerandola un'intollerabile correzione dell'integrazione della Savoia settentrionale nel territorio francese del 1860

Bismarck ricordò alla Svizzera che era obbligata a prendere misure militari per preservare la neutralità - in altre parole, che era obbligata a prevenire qualsiasi violazione del territorio svizzero con azioni armate. Secondo Bismarck, la capacità di difesa della Svizzera era importante e nei memorandum del 1858 e del 1868/1869 definì l'esercito svizzero una "milizia forte e ben organizzata". La Svizzera vuole effettivamente proteggere il suo territorio. Pochi giorni prima dell'inizio della guerra, cinque divisioni con un totale di 37.000 soldati furono mobilitate per difendere il confine settentrionale. Il resto dell'esercito è di picchetto. Hans Herzog di Argovia viene nominato generale dell'esercito svizzero, appena mobilitato.

In seguito alla ritirata dalle azioni militari nella Svizzera settentrionale, gran parte delle truppe fu smobilitata e l'alto comando fu sciolto. Il 12 gennaio 1871, un comandante di divisione svizzero che si trovava al confine con la sua brigata chiese rinforzi al Consiglio Federale, poiché grossi contingenti tedeschi erano impegnati in feroci battaglie con l'esercito del generale Bourbaki appena oltre il confine nord-occidentale. Le unità svizzere seguirono i movimenti dei belligeranti mentre il campo di battaglia si spostava verso ovest. Rispetto ai 200.000 uomini che si trovano dall'altra parte del confine, il contingente di 20.000 uomini dell'esercito svizzero è piuttosto modesto. Alla fine di gennaio del 1871, l'esercito del generale Bourbaki subì delle perdite e fu respinto dai tedeschi verso il confine svizzero. Alle 2 del mattino del 1° febbraio 1871, un alto ufficiale dell'esercito francese si presentò al valico di frontiera di Les Verrières e chiese di parlare con il generale Herzog per negoziare il passaggio del suo esercito in Svizzera. Tuttavia, poiché non aveva una procura scritta, Herzog lo rimandò indietro per ottenere il documento necessario. Herzog approfittò del tempo guadagnato per perfezionare le condizioni del passaggio come meglio credeva. Si basano su un decreto del Consiglio Federale del 16 luglio 1870, che stabilisce che i rifugiati o i disertori che hanno attraversato la Svizzera devono essere internati in modo appropriato e, se arrivano in numero maggiore, devono essere ospitati e curati in uno o più luoghi adatti nel centro della Svizzera, sotto la supervisione militare. L'ufficiale francese tornò un'ora e mezza dopo con la sua procura e Herzog dettò le condizioni in una casa privata a Les Verrières. Poche ore dopo, i Bourbakis attraversarono il confine svizzero in lunghe colonne. Direttamente al confine, i soldati devono deporre le armi, in conformità con i termini dell'accordo di attraversamento. Il disarmo è controllato dai tedeschi. Con questo disarmo, la Svizzera adempie ai suoi obblighi di Stato neutrale di internamento. In totale furono sequestrati 284 pezzi di artiglieria e mitragliatrici (armi a fuoco rapido con più canne), 1.158 carri da guerra, 64.800 armi non armate e 63.400 fucili. Non appena le strade furono liberate da soldati, animali morti e strumenti di guerra difettosi, tutto questo materiale fu trasportato in depositi di materiali nella Svizzera centrale.


Questa cartolina del 1871 mostra un deposito di artiglieria dell'esercito Bourbaki internato a Colombier/NE.

Il trattato di Verrières

In una scena accentuata del Panorama Bourbaki, due signori a cavallo si stringono la mano mani. Sono due generali. È chiaro che stanno concludendo l'accordo per l'attraversamento del confine da parte dell'esercito di Bourbaki - circa 90.000 uomini armati si trovano nelle immediate vicinanze della frontiera svizzera. Ci sono solo mormorii sulla loro presunta cachessia. La rappresentazione simbolica è certamente ben messa in scena, ma la conclusione del contratto non è meno significativa.

I due generali al centro si stringono la mano nel dipinto di Castres. Questo episodio non ebbe mai luogo (Bourbaki Panorama)

I due uomini in questione sono l'ufficiale di divisione francese Justin Clinchant (Justin Clinchant succedette a Charles-Denis Bourbaki, un leader militare esperto ed efficace, dopo che quest'ultimo tentò di togliersi la vita di fronte all'imminente sconfitta. Gli antenati di Bourbaki provenivano dalla Grecia.) e il comandante in capo dell'esercito svizzero Hans Herzog. In realtà, non ci fu alcuna stretta di mano: Hans Herzog scrisse a mano un documento contrattuale unilaterale in francese e lo inviò prontamente per corriere, nel freddo gelido del 1° febbraio 1871, a Justin Clinchant che lo attendeva dall'altra parte del confine, in territorio francese. Poco prima aveva chiesto asilo in Svizzera per conto dell'Armata d'Oriente

Trattato di Verrières, primo febbraio1871

Una copia originale del trattato si trova oggi nell'Archivio federale di Berna (vedi foto). La consegna di tutti gli oggetti bellici fu il primo e più importante accordo: aveva lo scopo di garantire la neutralità della Svizzera. Il trattato prevedeva poi, guardando al futuro, che la Francia dovesse recuperare il proprio materiale bellico dopo la fine della guerra: La Francia deve recuperare il suo materiale bellico dopo la conclusione della pace e dopo il pagamento delle spese sostenute. Alla fine si trattava di 12 milioni. Il denaro fluì liberamente.

Dopo il passaggio, gli ispettori cantonali erano responsabili degli internati. Il dipartimento militare emise delle direttive per guidarli. La supervisione, l'alloggio, il vitto e i salari erano regolati dai commissariati di guerra cantonali (Ogni giorno, ogni internato riceveva 5/8 libbre di carne (312,5 grammi) e 1 libbra e mezza (1250 grammi) di pane e verdure. Per i sottufficiali e i soldati la paga era di 25 centesimi.) Gli internati dovevano essere al riparo entro le otto di sera, altrimenti dovevano lavorare il più possibile. Erano inoltre incoraggiati a corrispondere gratuitamente con i loro parenti tramite cartoline postali. Le visite mediche domenicali da parte di medici svizzeri rimasero obbligatorie.


Se il contratto era la condizione essenziale per prendersi cura degli arrivi, l'aiuto di innumerevoli civili era più che necessario per la sua concreta attuazione. Nei comuni, le persone con intenzioni caritatevoli si sono riunite per organizzare donazioni d'amore. A Muri (Canton Argovia) è stato lanciato un appello per le donazioni: secondo le informazioni ricevute, erano ancora necessarie "circa 1.000 camicie e altrettante calze e calzini". Sono stati richiesti anche scarpe, stivali e asciugamani. Tuttavia, sono state raccolte 105 camicie, 20 paia di calze, 70 paia di calzini, 23 paia di scarpe e stivali e 68 asciugamani. Inoltre, a Muri, le ragazze di tutte le classi si sono riunite "per diversi giorni e mezze notti nelle loro aule (...) per poter consegnare un gran numero di calze e calzini nuovi di zecca come offerta d'amore". Per Muri, anche i comuni del distretto sono valutati: si va da 3 franchi (Althäusern) a 247,80 franchi (Muri).

Più veloci, più forti, più violente: le armi della guerra franco-tedesca

Nel Panorama Bourbaki, la ferrovia e il palo del telegrafo rappresentano chiaramente l'enorme accelerazione e la maggiore efficienza del XIX secolo. Ma non fu solo la vita quotidiana a risentirne. Il progresso tecnico dell'industrializzazione si manifestò anche nella produzione di armi. L'uso delle armi più moderne, come le mitragliatrici e le armi a retrocarica a lungo raggio, superò la potenza bellica conosciuta fino ad allora.

Intorno al 1840, con il fucile a percussione progettato da Johann Nikolaus von Dreyse, in Prussia fece la sua comparsa un'arma da fuoco che presentava un vantaggio pratico: le munizioni potevano essere introdotte al centro del fucile, cioè dal retro nella canna. Con l'arma a retrocarica, il tiratore non doveva più alzarsi dalla sua posizione di copertura per introdurre un proiettile nella canna dal davanti. Il tempo risparmiato permetteva di aumentare la cadenza di fuoco. Il fabbricante francese Antoine Alphonse Chassepot corresse le restanti carenze del fucile ad ago e vent'anni dopo sviluppò un'arma a doppia gittata: era ora possibile sparare con precisione a una distanza di 1.200 metri. Poco prima della guerra franco-prussiana, l'intero esercito francese fu equipaggiato con lo Chassepot. La mitragliatrice influenzò anche il combattimento: nonostante l'inerzia causata dal peso di questo oggetto di quasi una tonnellata, poteva sparare fino a 90 colpi al minuto (per 30 cannoni). Poteva sparare fino a 3.000 metri. In un certo senso, era l'antenato della mitragliatrice.





Le innovazioni tecniche cambiarono anche il modo di condurre la guerra e, allo stesso tempo, la portata delle distruzioni. La forza delle nuove armi ad alta velocità risiedeva soprattutto nella difesa. Esse cambiarono le tattiche degli eserciti europei: le linee e le formazioni chiuse e i duelli ravvicinati furono abbandonati. Bisognava superare il fuoco nemico in un modo o nell'altro.

Mitragliatrice 1870

Nonostante le armi tecnicamente superiori, l'esercito francese dell'est, scarsamente addestrato, non riuscì a far fronte alle nuove condizioni, che si rivelarono una sfida, soprattutto in termini di organizzazione. Dopo il disarmo, 284 pezzi di artiglieria e mitragliatrici, 1.158 carri armati, 64.800 armi da taglio e 63.400 fucili furono immagazzinati in Svizzera. Il solo trasporto dei fucili ai campi richiedeva diverse centinaia di camion. Le armi requisite vennero restituite alla Francia dopo il rapido pagamento dei costi di internamento, in conformità con le disposizioni del trattato.

Duro e insipido: il biscotto Bourbaki

Al giorno d'oggi, probabilmente, ci saremo già fatti prendere la mano dai biscotti Bourbaki che ancora esistono: Questo storico pasticcino ha più di 150 anni ed era già considerato duro e insapore intorno al 1871.

Il nome del biscotto Bourbaki dice tutto: è in realtà una "biscotto", un pane cotto due volte.  I cereali di solito venivano trasportati crudi nell'esercito, era possibile ridurre il carico di trasporto dei soldati. Anche l'imperatore francese Napoleone I si ispirò a questo "trucco del biscotto". Sotto il suo regno, il "pane delle munizioni" usato in precedenza lasciò il posto a biscotti fatti con farina di grano e segale pesantemente macinata. L'elevato grado di macinazione comportava l'eliminazione di una grande quantità di crusca, rendendo la "pasta" particolarmente deliziosa. L'impasto senza sale conteneva solo occasionalmente un po' di lievito e veniva cotto fino a quando non era asciutto. Si dice che il biscotto Bourbaki fosse difficile da masticare e che solo molto timidamente diventasse molliccio, anche se immerso nella zuppa. Questo storico pasticcino può sfidare il nostro attuale concetto di dolce.

Biscotto degli internati a Sciaffusa

Durante l'internamento, i soldati Bourbaki offrivano talvolta le loro dure provviste come souvenir alla popolazione civile che li aveva aiutati: in Svizzera se ne sono conservati da 40 a 50 esemplari. Molti recano messaggi incisi. Un esempio di questo tipo si trova anche nella collezione di panorami Bourbaki. Oggi l'iscrizione è appena leggibile. Un biscotto che apparteneva alla scuola di panetteria Richemont di Lucerna, ma che è caduto vittima di un'alluvione, contiene molte più informazioni. In un angolo si legge: "3 biscotti per 5 giorni". E nel cuore è inciso: "Souvenir de la guerre de 1870 et de l'armée de Bourbaki". Quest'ultimo punto è stato successivamente corretto: Sopra l'"Armata di Bourbaki" è inciso a forma di arco "Retraite des". Non c'è dubbio che l'esperienza della fuga e della ritirata abbia lasciato un segno profondo nella famiglia Bourbaki. Rimane la domanda: come sono finiti i buchi nel biscotto Bourbaki?

Biscotto Bourbaki con iscrizione, 1871. Farina e acqua. Centro di competenza per la panificazione Richemont di Lucerna

Biscotto Bourbaki - museo storia San Gallo

Le condizioni dell'armata Bourbaki

Tosse e rantoli incessanti tra lo sferragliare delle armi nel gelo - il sottofondo del dipinto circolare Panorama Bourbaki evoca talvolta lo stato di salute dei soldati internati in Svizzera nel 1871 alla fine della guerra franco-prussiana: oltre a polmoniti, bronchiti e gravi malattie infettive come tifo, vaiolo e colera, molti soffrivano di esaurimento e congelamento.

Per sdrammatizzare la situazione, la città di Zurigo distribuì unguenti per i piedi e tè per la tosse. Date le circostanze drammatiche, tuttavia, l'effetto di queste donazioni ben intenzionate fu timido: "Quando le bende mezze marce furono rimosse, le dita dei piedi bruciate e congelate caddero come prugne mature", raccontò un testimone oculare. Indeboliti dalle privazioni subite, la maggior parte dei soldati si ammalò solo durante l'internamento. L'epidemia di vaiolo, che aveva già colpito i rifugiati civili, si diffuse tra gli internati e la popolazione civile. A differenza dell'esercito prussiano, nell'esercito francese la vaccinazione non era obbligatoria, il che ne favorì la diffusione.

Soldato esausto e ferito che attraversa il confine svizzero 
(Castres, E.: Bourbaki Panorama, 1871, 112 x 10 m (particolare)

All'arrivo, ogni internato doveva essere visitato da un medico svizzero. Per un soldato su cinque si trattava di cure mediche. Circa 18.000 casi di cure mediche sono stati registrati dallo Stato, anche se non è indicato il numero di soldati che hanno ricevuto e ricevono cure privatamente. In conformità con le direttive del Consiglio federale, l'assistenza medica nelle comuni di internamento era fornita da medici internati e da personale medico svizzero. Tuttavia, non era possibile rinunciare all'aiuto dei civili. In totale, 1.701 soldati morirono in Svizzera. Il tifo fece il maggior numero di vittime con 905 decessi, seguito dalla polmonite con 178 e dal vaiolo con 156. Altri 42 soldati morirono a causa di un'infezione. Altri 42 soldati morirono a causa di ferite di guerra - la maggior parte dei feriti non era stata in grado di affrontare il viaggio verso la Svizzera.

Monumento in onore dei caduti dell'esercito del generale Bourbaki presso la Hofkirche di Lucerna, foto scattata intorno al 1900

I valori femminili nel tumulto mascolino: i ruoli delle donne nel Panorama Bourbaki 

Di fronte all'arrivo in massa degli uomini, le donne sono a malapena rappresentate nell'opera monumentale di Edouard Castre. Per di più, le poche donne corrispondono all'ideale borghese dell'epoca: si affiancano all'uomo patriottico, amante della libertà e attivo come "comparsa" premurosa, solidale e compassionevole. Questo concetto di complementarità è stato centrale nel XIX secolo. Definisce in modo molto preciso ciò che le donne e gli uomini devono e non devono fare: solo all'uomo viene data la capacità di intendere e di volere. Mentre lui agisce e crea attivamente, alla donna, passiva e debole, resta solo un "restauro" reattivo. L'uomo crea e distrugge, la donna cura e ripara. La cura e la disponibilità verso il prossimo sono quindi considerate naturalmente caratteristiche femminili elementari.

Ricostruzione nel museo dell'arsenale di Sciaffusa

"Aiutare senza chiedere a chi" era il motto di Henry Dunant. È considerato il principio dell'aiuto umanitario del Comitato Internazionale della Croce Rossa, da lui fondato nel 1863. Nell'ambiente borghese del XIX secolo si organizzò e si affermò anche l'impegno in nome della carità. Fin dall'inizio furono soprattutto le donne a partecipare. Per le donne della media e alta borghesia, la beneficenza era addirittura di moda. Henry Dunant, da parte sua, fu molto ispirato dalle donne. Esse gli diedero sostegno finanziario e morale. Dunant fu anche un precoce sostenitore dell'uguaglianza di genere.

Bachelin, A.: Le signore lavano i piedi ai feriti, in: Aux frontières. Neutralité, Humanité 1870 -1871-Note e schizzi.

Cosa ci dicono le immagini femminili del Panorama Bourbaki? Come Henry Dunant, il fondatore della Croce Rossa, il volontario della Croce Rossa e pittore Edouard Castres era convinto dell'effetto pacificatore dei valori "femminili": nella concezione dell'epoca, il principio maschile, violento e distruttivo, si affiancava a quello femminile, che preserva la vita e promuove la pace - un messaggio centrale dei Panorami Bourbaki. Le donne appaiono individualmente e - contrariamente alla concezione ufficiale - "attive". Certo, aiutano, nutrono e si prendono cura degli altri e quindi, a prima vista, rientrano perfettamente nel ruolo ideale dell'epoca. Ma avevano anche un'altra funzione: come "icone" dell'amore per il prossimo, ci mostravano come il mondo potesse raggiungere una maggiore pace attraverso l'interesse reciproco. Trasmettono il messaggio di Castres. Questo messaggio è universale, e naturalmente vale per tutti i sessi.

L'internamento

L'internamento dell'esercito del generale Bourbaki in Svizzera fu un atto umanitario di solidarietà e una prova fondamentale per la nuova organizzazione, la Croce Rossa. Il pittore dell'immagine panoramica, Edouard Castres, ha sottolineato in modo particolare questo aspetto umanitario della Svizzera. La scelta di un soggetto straordinario lo distingue dai soliti generi di rappresentazione delle immagini panoramiche del suo tempo. Egli dipinse, come molti all'epoca, un evento bellico, ma utilizzò un approccio insolito. Il panorama mostra la miseria della guerra e le operazioni di salvataggio dei cittadini svizzeri in modo non patetico. Il Panorama Bourbaki divenne così un simbolo nazionale.

Tra l'1 e il 3 febbraio 1871, 87.000 soldati e ufficiali francesi, accompagnati da soccorritori della Croce Rossa e da alcuni rifugiati civili e prigionieri di guerra tedeschi, attraversarono il confine svizzero nella Vallée de Joux, Vallorbe, Sainte Croix e Les Verrières, nel Giura di Vaud e Neuchâtel. Furono disarmati dalle unità militari svizzere sotto il comando del generale Hans Herzog di Argovia e poi distribuiti tra 190 comuni di 24 cantoni.



L'internamento rappresentò una sfida enorme per il nostro Paese e il successo della sua gestione è un motivo di orgoglio che si farà sentire in seguito. Accogliere, ospitare, nutrire, curare e monitorare più di 87.000 soldati francesi non fu un compito facile per la giovane Confederazione. L'Armata Bourbaki era in cattive condizioni, segnata dalle avversità, dal freddo e dalla fame. Fu accolta calorosamente dalla popolazione svizzera. Gli internati furono assistiti e curati. Ciononostante, ci furono circa 1.700 morti, ricordati ancora oggi da alcune tombe.

Diorama sull'internamento presente al museum im Zeughaus a Sciaffusa

Nel marzo 1871, i "Bourbakis" lasciarono la Svizzera e il Paese iniziò a vedersi come una nazione aperta e unita, dedita all'azione umanitaria. Dopo essere stata pagata dalla Francia, la Svizzera restituì le armi. Generazioni di uomini e donne svizzeri hanno ricordato l'insolita storia dell'esercito del generale Bourbaki.

Diorama sull'internamento presente al museum im Zeughaus a Sciaffusa

Il debutto della Croce Rossa

Dall'inizio della guerra, in tutte le principali città svizzere sono stati istituiti dei comitati di aiuto privati, soprattutto per assistere i soldati svizzeri che proteggevano il confine. Molti soldati stanno soffrendo per il freddo pungente di questo inverno. I comitati di aiuto cercano di alleviare le loro sofferenze inviando scarpe, calze, guanti e denaro.
Nel 1863 fu istituito un "Comitato internazionale per l'aiuto ai militari feriti", in seguito noto come Croce Rossa. 

La guerra franco-prussiana fu il primo grande conflitto armato che questa giovane organizzazione dovette affrontare. In questo battesimo del fuoco, la Croce Rossa impara a superare se stessa. Questo vale sia per le compagnie nazionali attive sul campo a fianco degli eserciti, sia per le compagnie degli Stati neutrali (Belgio, Inghilterra, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Austria, Portogallo, Russia, Spagna e Svizzera). Fin dall'inizio della guerra, il generale svizzero Hans Herzog si rivolse ai medici militari svizzeri e li autorizzò a sostenere i belligeranti. Nel 1870, 146 medici e 40 studenti di medicina parteciparono a questo servizio. Il Consiglio Federale approvò questa azione, ma richiese che i medici fossero messi a disposizione di entrambe le parti in guerra. La distribuzione di attrezzature di emergenza e servizi medici è organizzata all'interno di una rete internazionale.

Azione umanitaria

Già il 26 gennaio 1871, il consigliere federale Welti informò i cantoni della crescente probabilità di internamento e dichiarò che una quota sarebbe stata assegnata a ciascun cantone. A quel tempo, egli prevedeva ancora l'arrivo di circa 10.000 persone che potevano essere ospitate nelle caserme disponibili. Il 1° febbraio, i cantoni furono informati dell'imminente arrivo di oltre 80.000 uomini! Il gran numero di "Bourbakis" internati richiese non solo l'intervento delle autorità pubbliche e dei comitati di aiuto, ma anche gli sforzi della popolazione civile svizzera. Inizialmente furono chiamati in causa soprattutto gli abitanti dei cantoni di confine. La città di Neuchâtel dovrà ospitare 10.000 soldati la prima notte. La situazione era resa ancora più difficile dal fatto che il quartier generale del generale Herzog si trovava a Neuchâtel, il che significava che un gran numero di soldati svizzeri era presente in città. Di conseguenza, scuole, chiese e cappelle, capannoni postali, una birreria, una galleria e altri luoghi furono utilizzati come cantonate.

Lazzaretto nella cappella des Terreaux a Losanna 1871, fotografia 1871, Museo storico di Lausanne.

La riunione del Consiglio di Stato di Lucerna del 9 febbraio fu costantemente interrotta da messaggi di nuovi treni di rifugiati in arrivo alla stazione di Lucerna. Il Consiglio di Stato inviò un telegramma all'alto comando di Yverdon: "Chiediamo alle autorità di comunicarci dove trasportare i soldati francesi in eccedenza che vengono inviati a Lucerna". Le caserme, l'ospedale e la prigione cantonale erano già sovraffollati dai 1.700 internati. La gente improvvisò, e la chiesa barocca dei gesuiti fu ancora utilizzata come luogo di alloggio. 1.100 uomini si scaldarono all'interno della chiesa attorno a due camini aperti. Questo scenario si ripeté l'11 febbraio, quando un nuovo contingente arrivò in treno la sera stessa. I problemi nelle città erano aggravati dal fatto che in ogni città, oltre agli alloggi per gli internati, doveva essere messo a disposizione uno spazio per un contingente di sorveglianza dell'esercito svizzero.


Inoltre, dovettero essere allestite infermerie, soprattutto per curare le malattie contagiose. Circa 190 comuni, da Ginevra a Rorschacherberg, fornirono rifugi per gli internati. Dei 130.000 soldati internati, 87.000 trovarono rifugio, sicurezza e pace in Svizzera. Si trattava di francesi e legionari provenienti da tutta Europa e dal Nord Africa. 

Se si confronta il numero di persone internate con la popolazione svizzera dell'epoca, che era inferiore ai tre milioni, l'internamento significò un aumento della popolazione di oltre il 3%

Bourbaki nell'appenzello interno

I "Bourbakis" poterono tornare a casa dopo sei settimane. Una somma di 12,2 milioni di franchi fu fatturata alla Francia, che rimborsò la Svizzera a rate fino alla metà del 1872. Oltre all'internamento dell'esercito del generale Bourbaki, la Svizzera realizzò altre azioni umanitarie. Queste azioni andarono principalmente a beneficio della popolazione dell'Alsazia, di Strasburgo e di Belfort. Durante l'assedio di Strasburgo, a Basilea fu istituito un comitato che, con l'aiuto del Consiglio federale, riuscì a portare via dalla città occupata 2.500 donne, bambini, anziani e malati. Molti di loro trovarono rifugio temporaneo in Svizzera. Per tenere sotto controllo l'internamento dei Bourbakis era necessario un aiuto su larga scala. Come nel caso delle catastrofi naturali, una rete di organizzazioni in ambito istituzionale fu chiamata a svolgere le operazioni di soccorso. Il sistema di solidarietà, con comitati di aiuto che raccolgono beni o fondi, non è nuovo. Tale sistema è stato istituito nel 1868 per alleviare le conseguenze di una catastrofica inondazione nelle Alpi. Sia il disastro del 1868 che l'internamento hanno contribuito alla scoperta dell'identità svizzera. Entrambi hanno sostituito la mancanza di azioni militari memorabili come eventi che hanno mobilitato la popolazione per il bene della nazione. 

La solidarietà diventa il segno distintivo della giovane Confederazione svizzera

Il momento della separazione

La corrispondenza dei soldati Bourbaki internati

Il 17 febbraio 1871, l'internato Émile Bellenger scrisse alla famiglia di sua sorella a Châteauroux, in Francia. La lettera è indirizzata a Eugène, il marito di sua sorella. Ancora debole per le prove della guerra, Émile si trovava nel lazzaretto di Terreaux a Neuchâtel. Come posta per internati, la lettera arriverà in Francia gratuitamente. Le informazioni sulla pagina dell'indirizzo lo dimostrano.

La Convenzione di Ginevra prevede l'affrancazione in caso di prigionia, ma non in caso di internamento. Per garantire la libertà di corrispondenza, vennero rapidamente prodotti e distribuiti agli internati francobolli gratuiti e carte di corrispondenza prestampate, secondo le istruzioni del Consiglio Federale. Il dipartimento militare incoraggiava esplicitamente gli internati a corrispondere con le loro famiglie circa il loro stato d'animo e il luogo in cui si trovavano. Le persone che non sanno scrivere vengono aiutate da persone alfabetizzate del posto. Tuttavia, il messaggio non deve essere troppo pesante: il limite è di 20 grammi!

Pagina di indirizzo di una lettera dell'internato Émile Bellenger, indirizzata al cognato Eugène Leprêtre, con adesivo della Croce Rossa, timbro postale e timbro "Franco".

Se non hai, non hai ancora o non hai subito a disposizione dei francobolli gratuiti, ti preghiamo di contrassegnare la tua lettera con la parola "gratuito" o con il francobollo "Franco", in conformità con le disposizioni del Consiglio Federale. Dopo un accordo con le autorità francesi, la posta in arrivo veniva inviata agli internati senza costi di affrancatura: il francobollo "Franco" ne era il segno. I territori occupati dalla Germania sono un'eccezione alla regola: in questo caso sono richiesti sia l'affrancatura che l'annullo. Molte lettere di internati sono state comunque cancellate dal timbro postale, probabilmente una svista dovuta all'abitudine. Naturalmente, le mappe erano scritte anche in arabo - sono arrivate nei territori coloniali dell'Algeria. I francobolli gratuiti sono prodotti con stampa tipografica su carta gommata viola. La precipitazione modera la qualità: molti francobolli ancora oggi esistenti hanno subito varie sfumature di sbiancamento nel corso del tempo.

Vista di uno dei francobolli violetti, prodotti rapidamente e ora molto rari

L'adesivo della Croce Rossa è stato introdotto per la prima volta nel 1870 dalle associazioni private di soccorso della Croce Rossa. Tuttavia, essendo stato emesso da un'organizzazione umanitaria privata e non dalla Posta Svizzera, la Confederazione ha dovuto prima concedere l'affrancatura gratuita. Dettaglio filatelico: a causa della loro breve durata, i francobolli gratuiti del 1871 sono oggi una rarità. Inoltre, la sua emissione diretta da parte delle Poste francesi lo rese un pioniere: fu il primo francobollo al mondo senza affrancatura.

 Il pittore Edouard Castres e la creazione del panorama

L'internamento dell'esercito del generale Bourbaki è stato rappresentato visivamente in un numero di immagini senza precedenti. 

Les Verrières nel dipinto e nella realtà, in inverno ed estate

Centinaia di dipinti a olio, acquerelli, grafiche e disegni hanno creato una cultura del ricordo dedicata a questo evento. Molti dei dipinti sono di Emil Rittmeyer e Auguste Bachelin. Un dipinto a olio di Albert Anker porta il titolo di "Ospitalità svizzera". Anker fu testimone dell'internamento ad Anet. Scrisse una lettera a R. Durheim nel 1871: "Ho iniziato un dipinto che visualizza l'arrivo dei Bourbakis, soldati malati in una stalla e contadini che portano loro del cibo. Questo è riprodotto più volte; c'erano soldati con i piedi congelati che non riuscivano a seguire le colonne". 

L'opera di Anker fu riprodotta per le masse tramite incisioni. Questo metodo poco costoso permise di diffondere il dipinto, che catturò l'attenzione di un ampio settore della popolazione. 

Il dipinto di Albert Anker "Hospitalité Suisse"

L'arrivo in Svizzera dell'esercito del generale Bourbaki fu ampiamente pubblicizzato all'estero. Questa 
situazione insolita di un intero esercito spinto in territorio neutrale non ha precedenti nella storia. 
nella storia. La guerra franco-tedesca fece scalpore e la stampa ne parlò molto nelle Illustrés, molto popolari all'epoca. 

I grandi settimanali illustrati, ancora rare all'epoca, mostravano le immagini degli eventi in prima pagina o all'interno della rivista. I corrispondenti di guerra, che erano al tempo stesso giornalisti e artisti, disegnavano schizzi sul posto e li inviavano con i loro sul posto e li inviavano rapidamente con i loro commenti alle redazioni per la stampa. In questo modo, in poche settimane, vengono creati resoconti illustrati degli eventi per l'intrattenimento del grande pubblico. 

Copertura mediatica - L'arrivo dell'esercito del generale Bourbaki a Les Verrières nel titolo di "The Illustrated London News". 

Poco dopo questo evento, Castres fu incaricato dall'imprenditore di panorami Benjamin  Henneberg, di raffigurare l'internamento in un grande dipinto panoramico. Si concesse tempo per lavorare alla grande tela. Nel 1876 iniziò gli studi dettagliatii. Con un gruppo di pittori, tra cui Ferdinand Hodler, che sarebbe diventato famoso, completò il suo lavoro del 1881 in soli quattro mesi a Ginevra. Gli schizzi sono stati trasposti sulla grande tela con una tecnica raster. Impalcature mobili  per appendere, dipingere, pulire o scambiare i dipinti panoramici.

Operai che appendono la tela.

La pittura panoramica aveva già una lunga tradizione quando nacque il panorama di Bourbaki. Nel corso del XIX secolo si sviluppò una vera e propria industria dell'intrattenimento. In tutto il mondo furono create società per azioni dedicate alla produzione, alla presentazione e alla commercializzazione di dipinti panoramici. Si trattava di imprese commerciali a scopo di lucro. 

Impalcatura mobile per dipingere un panorama.

Tuttavia, perché un dipinto panoramico produca profitti, deve attirare un numero sufficiente di visitatori. E i visitatori arrivano in gran numero solo se ci sono immagini interessanti da mostrare. I creatori di panorami devono quindi chiedersi in anticipo chi sarà il loro pubblico e cosa vorranno vedere. Le immagini che ne derivano non riproducono esattamente le verità storiche. Il panorama si avvicina solo ai fatti, ma si adatta al gusto del pubblico. Quindi non credete a tutto ciò che vedete in un'immagine panoramica! È un'opera d'arte commercializzata. Per il panorama di Bourbaki è stata scelta come pubblico la popolazione svizzera.

I pittori del panorama Bourbaki con extra. Nel medaglione in basso a destra Edouard
Castres (1838-1902); seduto con la barba, Ferdinand Hodler (1853-1918)

Una tecnica raster per trasferire gli schizzi su un formato più grande.

Dopo l'internamento dell'esercito del generale Bourbaki, gli svizzeri erano desiderosi di riscoprire il loro ruolo eroico nell'occupazione della frontiera da parte dell'esercito svizzero e nella cura dei Bourbaki. Acquistano in gran numero le immagini di questi eventi. Queste sono le condizioni ideali per un panorama, perché il mercato è chiaramente presente!

Appena internati i Bourbaki vengono soccorsi dalla popolazione svizzera. (Bourbaki Panorama) 

Per soddisfare l'interesse svizzero per il panorama di Bourbaki, sono state apportate modifiche al contenuto del dipinto. Appaiono scene che non sono mai esistite nella realtà! I generali si stringono la mano, anche se non si sono mai incontrati. Il villaggio francese viene avvicinato all'osservatore, che può scorgerne i dettagli. I soldati dell'esercito svizzero indossano tutti un'uniforme all'ultimo grido, mentre nella realtà c'erano quattro tipi di uniformi di colori diversi. L'artista è libero di cambiare e creare, e il risultato è un quadro che corrisponde al meglio all'illusione, all'immaginazione o all'immagine che il futuro spettatore ha della storia. L'obiettivo di tutto ciò è presentare ai visitatori un'immagine attraente e interessante. Questa è una condizione essenziale per soddisfare l'interesse del pubblico. Senza questo interesse, il pubblico non verrebbe a pagare il biglietto.

Al loro ingresso devono depositare le armi (Bourbaki Panorama) 

Non è sempre facile attirare un gran numero di visitatori, e il panorama Bourbaki deve essersene reso conto. Dopo alcuni anni di permanenza a Ginevra, il numero di ingressi è diminuito. Il suo successo economico fu messo in discussione. L'imprenditore del panorama, Henneberg, decise di aprire un nuovo mercato. Fece costruire un nuovo edificio per il panorama nella città di Lucerna, con il suo turismo emergente, e trasferì il panorama a Lucerna nel 1889. Per il trasporto, la grande tela fu arrotolata interamente su un cilindro di legno e inchiodata a una corona nella nuova sede.

Compagnie di soldati svizzeri in arrivo per seguire l'internamento (Bourbaki Panorama) 

I generali si trovano si scambiano una stretta di mano, come visto scena mai vissuta realmente (Bourbaki Panorama) 

Lo stesso Castres é presente nell'opera, é l'uomo sulla destra con il bastone in mano (Bourbaki Panorama) 

Il mantenimento

All'inizio del XX secolo, il panorama dovette cedere il suo status di macchina per illusioni spettacolari al nuovo mezzo di massa, il cinema. Dal canto suo, il Bourbaki Panorama era quasi caduto nell'oblio. Nel 1926, l'edificio esagonale fu trasformato nel primo parcheggio dell'Europa continentale e poi in un'autorimessa. Nel 1979, una studentessa ha riscoperto questo bene culturale nell'ambito della sua tesi di laurea. Lo ha aggiornato. Nel 1996 sono iniziati i lavori di messa in sicurezza e conservazione del dipinto. I lavori sono proseguiti in più fasi fino al 2003. Per stabilizzare le condizioni del dipinto a lungo termine, è stata installata l'aria condizionata e sono state sostituite le finestre sul tetto.

Bourbaki Panorama

L'illusione spaziale del panorama Bourbaki è dovuta a una raffinata costruzione tessile: oltre al baldacchino, il "cielo di tessuto" che si estende a perdita d'occhio ed è visibile dalla piattaforma, è costituito da un cilindro di tessuto, il velum, posto sotto i lucernari, e da "vele solari" (vedi schema e immagine). Velum e vele solari vengono utilizzate per riflettere la luce del giorno e impedire che raggiunga direttamente la vernice. Più il colore della calotta è scuro, più la vernice appare luminosa. Il baldacchino nasconde anche il bordo superiore del dipinto. Si estende fino all'orizzonte visibile: è illimitato e sembra infinito. Il dipinto è tenuto in posizione grazie a una tecnica sviluppata appositamente per il Bourbaki Panorama: dei magneti fissati a intervalli regolari a un anello metallico stringono la tela sul bordo superiore e tengono il dipinto in posizione. Il tessuto, che pende a campana, è anche appesantito nella parte inferiore per evitare che si srotoli troppo.

Bourbaki Panorama

Il Bourbaki Panorama è composto da 17 pannelli di tessuto, 50 per cento juta e 50 per cento lino. Stanno trasportando circa 1.500 chili di pittura a olio. Per motivi economici, le cuciture sono state tenute strette al momento della creazione e ora sono particolarmente soggette a strappi. 
Grazie all'intenso lavoro di restauro effettuato in occasione della riapertura del museo nel 2000, il dipinto è stato riportato al suo antico splendore. Nel corso della sua storia, il dipinto circolare ha dovuto superare una serie di sfide: la sua età e decenni di manutenzione minima hanno talvolta portato a pesanti depositi di fuliggine sulla superficie, più di mille crepe e fori e danni allo strato di vernice. Oggi questo bene culturale è sottoposto a una solida e continua manutenzione da parte di un team altamente qualificato. Oltre a riparare lo strato pittorico e la tela, anche la manutenzione del falso terreno e di altri componenti del supporto storico fanno parte del suo compito. Per raggiungere questo obiettivo, utilizza una moltitudine di tecniche, materiali e misure, alcune delle quali altamente specifiche. Tuttavia, non è possibile sostituire fisicamente il "cielo" tagliato: il panorama si è accorciato di circa 3 metri nel corso della sua storia.
L'Associazione Bourbaki Panorama Lucerna è stata fondata nel 1979 per salvare questo dipinto circolatorio dalla rovina.

Qui il tour virtuale del dipinto

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