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Borderliner da rivoluzione francese: Joseph Le Bon e la principessa di Lamballe

Quando la rivoluzione francese perde completamente la retta via e sfocia in una violenza inaudita ecco far capolino personaggi alquanto dubbi. Non sono i grandi classici sulla bocca di tutti come Danton, Marat e Robespierre, ma trattasi di personaggi secondari, più marginali proprio perché estremamente, troppo, radicali.

Il boia si ghigliottina, incisione satirica contro Robespierre 1794, Anonimo, Musee Carnavalet, Francia. (Foto di: Christophel Fine Art/Universal Images

Joseph Le Bon

C'era addirittura un tribunale itinerante presieduto da un ex prete di nome Le Bon che girava per il nord del paese con tanto di giudici e ghigliottina smontata al seguito, lasciandosi alle spalle una scia di vittime nelle regioni della Somme e di Arras. 

La composizione del tribunale ne fa ben intuire le motivazioni: i giudici erano Le Bon e sua moglie, il cognato e tre zii. Come se non bastasse, la moglie di Le Bon era anche sua cugina. Elisabeth Régniez, sua cugina, che chiamava "Mimi" e che gli abitanti di Arras chiamavano "la Hyène" 


Pur essendo un ex prete, Le Bon aveva un debole per le signore e la sua adorabile mogliettina si assicurò che tutte le sue le vecchie fiamme venissero condannate. L'intera famiglia provava un sadico piacere nell'assistere alle esecuzioni, finché, dopo la caduta di Robespierre e della sua cricca, non cadde a sua volta in disgrazia.

Condannato a morte l'11 ottobre 1795, scrisse alla moglie: "Mia cara amica, il momento della disgrazia è arrivato... L'accanimento dei miei persecutori sta per finire... Riceverai presto le mie ceneri in segno di gratitudine nazionale... Il tuo cuore... Giuseppe". Non passerà molto tempo prima che tu riceva il riconoscimento nazionale dalle mie ceneri... Il tuo cuore... Giuseppe...".

"Les formes acerbes". Library of Congress description: "La stampa mostra Joseph Le Bon, a torso nudo e folle, in piedi su un mucchio di corpi decapitati tra due ghigliottine, mentre beve sangue da un calice e riempie un altro calice con il sangue che sgorga dalla vittima appena decapitata.

L'avviso della sua esecuzione appare in basso al centro della stampa: Condamné à mort, à Amiens. Eseguito il 15 ottobre 1795". Didascalia (in francese [ortografia modernizzata]): "Questa immagine raffigura Joseph Le Bon, posto tra le due ghigliottine di Arras e di Cambrai, con due calici nei quali riceve da una parte e si abbevera dall'altra del sangue delle sue numerose vittime, immolate a partire da 550 nei due comuni. 
Si trovava sopra gruppi di cadaveri accatastati l'uno sull'altro. Da un lato, due furie, degne compagne di questo cannibale, animano animali meno feroci di loro, per divorare i resti degli sfortunati che non possono più tormentare.
Dall'altro lato, alcuni prigionieri di entrambi i sessi, in piedi sull'orlo del precipizio, tendono le mani verso il cielo, dove vedono la Convenzione Nazionale, a cui la giustizia sta rivelando la verità, con in mano due opuscoli intitolati, uno, L'angoscia della morte, ovvero idee sugli orrori delle prigioni di Arras, scritte dagli autori nelle loro catene; l'altro, Atrocità commesse contro le donne. Lo sfondo rappresenta le prigioni e mostra i risultati delle opere presentate dalla verità.

Ripetiamo dunque questo ritornello dal risveglio del popolo:
Guerra a tutti gli agenti del crimine! 
Perseguiamoli fino alla tomba,
Condividiamo l'orrore che mi spinge,
Non ci sfuggiranno. 

La principessa di Lamballe

La principessa di Lamballe è nota per la morte più che per la vita, sebbene non sia stata una vita anodina. Il supplizio del 3 settembre 1792 ha eclissato tutto, riducendola a capro espiatorio di un regime di cui non aveva capito le poste in gioco

.[....] A dispetto dell’eccessiva timidezza, ne colgono i tratti di bontà, di beneficenza, di umanità, tanto che la principessa di Lamballe è presto notata dalla delfina, Maria Antonietta, e ne diviene amica.

Sono fatte per capirsi: entrambe sono principesse straniere, venute in Francia per sposarsi. Certo, Maria Antonietta è figlia di Maria Teresa d’Austria, imperatrice, quando la Maria Teresa torinese appartiene al ramo cadetto dei Savoia. Eppure si riconoscono come pari e come amiche inseparabili. E’ il tempo delle confidenze mormorate, dei gesti affettuosi, delle folli risate da collegiali.

Nonostante l’ingiunzione della regina di restare a Londra, la principessa Lamballe ascolta solo il suo cuore e torna a Parigi. Dal palazzo delle Tuileries alla torre del Tempio, resta accanto a Maria Antonietta nelle ore più cupe, prima di essere incarcerata alla prigione de La Force, dove il suo nome, come l’amicizia che le porta l’”Austriaca” esacerbano i rancori.

Strappata dalla cella, il 3 settembre 1792 Lamballe è torturata e sgozzata dai boia che si accaniscono sul suo cadavere. Conficcata su una picca, la sua testa tagliata viene esibita sotto le finestre del Tempio. Scatenandosi selvaggiamente sul corpo della principessa, i massacratori di settembre credono di distruggere tutto ciò che denunciano nella monarchia: lussuria, arroganza, ingiustizia. La dolce Madame de Lamballe era invece l’esatto contrario. Incarnava la fedeltà, la forza, il dono di sé. E’ l’archetipo del capro espiatorio, offerto in sacrificio sull’altare di un regime e di una regina odiati.


Léon Maxime Faivre (1856–1941) "La morte della Principessa di Lamballe, 3 settembre 1792"

Il martirio

Il 10 agosto 1792 la folla inferocita invase il palazzo e la principessa, insieme alla famiglia reale, si rifugiò presso l'Assemblea nazionale legislativa, dove venne proclamata la decadenza dei reali e venne decisa la loro prigionia presso la Torre del Tempio, il 13 agosto dello stesso anno. La principessa era ancora nel seguito dei reali, ma il 19 agosto a mezzanotte tutti coloro che non erano membri della famiglia reale vennero condotti in altre carceri. Madame de Tourzel, sua figlia Pauline de Tourzel e la principessa furono condotte alla Petite Force insieme con altre dame del seguito. Maria Antonietta e la principessa di Lamballe dovettero quindi dirsi addio.

Nei primi giorni del settembre 1792 a Parigi e in altre città francesi ebbero luogo i "massacri di settembre" che segnarono l'inizio del Regime del Terrore. La folla travolse le difese di diverse prigioni nelle quali erano detenuti gli aristocratici. Secondo i racconti, i carnefici si accanirono particolarmente sulla principessa di Lamballe, principalmente a causa della sua intimità con la regina. La principessa fu trascinata all'aperto nel cortile della prigione, che sorgeva tra Rue de la Ballet e Rue de Sicile e, in un sommario processo, giurò per l'uguaglianza e la libertà del popolo, ma non l'odio contro la monarchia, dichiarando: «Non è nel mio cuore».

Fu sottoposta a torture: dopo aver violentato la principessa di Lamballe, gli insorti le spararono una gamba da un cannone, le divorarono il cuore e le asportarono seni e genitali, per poi infilzarli (insieme alla testa) in cima a una picca. I responsabili di questo omicidio furono: Charlat, le Grand Nicolas, Grison e Petite Momi. La testa mozzata della principessa venne issata su una picca e portata dal Grand Nicolas in corteo; alla rue Saint Antoine, in seguito, la testa mozza venne scaraventata su un tavolo di un parrucchiere per essere lavata, pettinata e incipriata in modo da farla riconoscere intenzionalmente, poiché la folla si stava dirigendo verso il Tempio, la prigione che ospitava i reali. Qui, la famosa Madame Tussaud, ancora giovane apprendista, fece il calco in cera del suo viso come maschera mortuaria, sparita negli anni successivi da un museo londinese.

La testa sopra il palo riprese lentamente il suo cammino uscita dalla bottega, seguito dal suo corpo nudo trascinato sopra il selciato per le gambe, arrivando sotto le finestre della torre del Tempio verso le 15, dove era detenuta Maria Antonietta con la famiglia. La regina fu invitata a gran voce ad affacciarsi per dare l'ultimo saluto alla sua amica del cuore; ella però non vide mai la testa e, appena apprese da una guardia di che cosa si trattasse, cadde svenuta. La figlia Maria Teresa scrisse più avanti: «Fu la prima volta che vidi perdere il controllo a mia madre».

"... Avevano sollevato la testa della vittima in modo che non potesse sfuggire alla sua vista: era quella della Principessa di Lamballe. Benché insanguinata, non era sfigurata; i suoi capelli biondi, ancora arricciati, fluttuavano intorno alla picca".

-Giornale di Jean-Baptiste Cléry

Coloro che la portavano desideravano che la regina baciasse le labbra della sua favorita morta, poiché era una calunnia frequente che i due fossero stati amanti, ma non fu permesso di portare la testa all'interno dell'edificio. La folla chiese di poter entrare nel Tempio per mostrare la testa a Maria Antonietta di persona, ma gli ufficiali del Tempio riuscirono a convincerli a non fare irruzione nella prigione lodandoli eccessivamente come buoni rivoluzionari. Dopo di che, la testa e il cadavere furono portati dalla folla al Palais Royal.

Raffigurazione dell'assassinio di Madame de Lamballe durante i massacri di settembre del 1792.
Rappresentazione del massacro di settembre. Sottotitolo come segue: "Parigi, pozzo di assassini, cosa sei diventata, non smetti di saccheggiare e assassinare. Come hai trattato (1) Afry, il capitano svizzero, il nobile vecchio che ti ha servito con onore. Con quanta vergogna (2) hai giustiziato Lambale, e hai scritto sul suo valore maledetto a sua vergogna. Hai squarciato il suo corpo, l'hai trascinata per la città, hai mostrato la testa e il cuore al re e alla regina. L'ecclesiastica imprigionata nella casa di Dio, l'ordine dei Carmelitani, che era tenuta lì. (4) Strangolatele e uccidetele senza pietà, per quanto la loro bocca pia gridi a voi la salvezza. La pia badessa (5), così a lungo donna, nella malattia ha sempre curato e fatto del bene all'anima e al corpo. È stata uccisa da questo serpente, insomma, tutto quello che sentite è orribile, terribile. Perciò, Francia, ti consiglio di gridare per la giusta causa, che molto sangue innocente sta già gridando a Dio per vendicarsi".

I resti della principessa verso le 19 vennero recuperati dal cittadino Jaques Poitel, il quale, per ordine del duca de Penthièvre, ricco suocero della principessa, aveva pagato per riaverli, mescolandosi alle schiere dei sanculotti ormai ubriachi; vedendo che i resti erano stati lasciati incustoditi in un cantiere del quartiere Chatelet a Parigi, li prese, fece richiesta ufficiale della testa alla Comune e li depositò presso il cimitero dei Trovatelli, ora scomparso, per poter poi recuperarli e dar loro sepoltura presso il castello di Bizy, su disposizione del duca de Penthièvre. Ciò però non avvenne mai

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