Essa si rifà al periodo in cui gli svizzeri salirono alla ribalta, quando inanellavano successo dopo successo e “non ce n’era più per nessuno”. Certo come la storia insegna si tratta solo di periodi, prima o poi come si arriva al potere poi inevitabilmente lo si perde, nulla é eterno.
Questo dominio non lo si deve tanto ad un abilità fisica particolare degli svizzeri, ma deriva semplicemente dal tempismo; gli svizzeri furono i primi ad introdurre una nuova tipologia per fare le battaglie. La nuova tattica di combattimento era efficace solo se alle nuove armi (molto semplici e "povere" in un certo senso) fosse applicata una ferrea disciplina. Ecco, la disciplina, quella che mancò da tutte le parti durante la Vecchia guerra di Zurigo qualche anno prima era ora il perno e chiave di successi del nuovo esercito svizzero
I germi del cambiamento
I germi di un cambiamento, anzi di una vera rivoluzione militare, erano già presenti verso la fine del medioevo. Intorno alla metà del Quattrocento tutti sapevano che i montanari svizzeri avevano inventato un nuovo modo di combattere, di cui si dicevano meraviglie. Radunati in compagnie numerose e addestrati a combattere in gruppo, con un picchiere che teneva a bada la cavalleria nemica, un alabardiere per il combattimento ravvicinato e uno o due tiratori armati di balestra, o di quella primitiva arma da fuoco che era la colubrina, i fanti svizzeri non avevano paura di nessuno; e tutti quelli che li avevano visti combattere erano rimasti impressionati dalla loro efficienza. I governi erano già disposti a spendere grosse somme per assicurarsi i loro servigi come mercenari e cominciava a diffondersi l'idea che chi aveva dalla sua parte gli svizzeri godeva di un margine di vantaggio tecnico sull'avversario.E in verità, se tutti all'epoca sentivano che il segreto della vittoria stava nell'imparare a coordinare con efficienza diversi tipi di combattente, non c'è dubbio che l'integrazione di picca e armi da fuoco sperimentata dagli svizzeri aveva davanti a sé il futuro, molto più dell'integrazione fra uomo d'arme, cavalli leggeri e arcieri che costituiva il concetto di fondo della lancia.
L’era delle picche
La fanteria svizzera si era formata in un contesto tanto socioeconomico quanto geografico molto diverso da quello che aveva prodotto la cavalleria feudale. Si trattava di zone montane, molto popolose, abitate da contadini liberi. Questi avevano imparato a difendersi dalle aggressioni degli Asburgo e del duca di Borgogna utilizzando armi molto semplici che derivavano dagli strumenti del lavoro quotidiano: un lungo bastone su cui era legata un’ascia, ad esempio, da cui derivò l’alabarda (un’unica arma con una punta di lancia, una lama d’ascia e un uncino con cui si disarcionava il cavaliere). Poi venne la picca, ancora più lunga (arrivava a 5 o a 6 metri), con una punta di acciaio di oltre un metro per tenere lontana la cavalleria.Gli svizzeri impararono, attraverso un costante addestramento, a manovrare gruppi di seimila uomini, ben serrati anche in marcia, in modo da non far passare incolume neanche un cavaliere.
Il maneggio della picca era difficile ed esigeva un lungo apprendistato e la marcia a passo cadenzato…Tra i 16 e i 18 anni si apprendeva il maneggio della picca e la disciplina della formazione: scuola rude dove i più deboli venivano eliminati. Veniva curato anche l’addestramento per resistere a lungo nella corsa e per agire nel corpo a corpo contro i cavalieri. In questo intervento gli addestrati scivolavano in mezzo ai cavalli galoppanti dei nemici, afferravano parando i colpi, le briglie dei cavalieri e li tiravano giù dalla sella.
La regina delle battaglie
I germi di mutamento che il modo di combattere degli svizzeri aveva lasciato intravvedere fin dalla metà del Quattrocento giunsero a completa maturazione durante la lunga stagione delle guerre d'Italia, scandita da grandi battaglie come quelle di Fornovo (1495), Cerignola (1503), Agnadello (1509), Ravenna (1512), Marignano (1515) e Pavia (1525), e conclusasi con la pace di Cateau-Cambrésis del 1559, che sancì per tre secoli il predominio asburgico in Italia.La più importante innovazione promossa dagli svizzeri fu l'introduzione della picca come armamento principale del soldato di fanteria. Lunga diversi metri e dotata di una punta acuta di ferro, era pressoché inutilizzabile da un combattente isolato, ma diventava un'arma formidabile quando era maneggiata da una formazione di migliaia di uomini addestrati a manovrarla tutti insieme.
"Bassi ufficiali"
La sua adozione produsse conseguenze durature non soltanto tecniche, ma in senso più ampio culturali. L'uso della picca non richiedeva un addestramento individuale, ma collettivo, giacché la sua efficacia dipendeva esclusivamente dal fatto che gli uomini accalcati spalla a spalla riuscissero a manovrare correttamente quest' arma ingombrante e pesantissi-ma, senza ostacolarsi a vicenda. Nacque perciò l'esigenza di adibire degli specialisti all'addestramento delle reclute e apparvero quei "bassi ufficiali", come si disse allora, sergenti e caporali, che hanno poi conservato fino a oggi questo ruolo cruciale.Maladetto, abominoso ordigno
Ma la picca da sola non era sufficiente. Perché i picchieri potessero manovrare in sicurezza le loro armi micidiali, era necessario che degli ausiliari li proteggessero da attacchi inaspettati dei nemici, che avrebbero potuto farsi sotto fino a rendere impossibile la manovra delle picche. Nella fanteria del primo Cinquecento, ai picchieri si affiancavano sempre squadre di fanti armati di spada e scudo oppure di alabarda, più adatti al combattimento corpo a corpo, e altri armati di archibugio, l'antenato dei nostri moderni fucili, che sostituì abbastanza rapidamente l'arco e la balestra come arma per il combattimento a distanza. Nonostante la sua primitività, l'archibugio venne subito riconosciuto come un'invenzione destinata a trasformare l'arte della guerra. Lo dimostra, fra l'altro, l'invettiva di Ariosto contro il «maladetto, abominoso ordigno» che aveva reso superfluo e inattuale il valore dei «cavallieri antiqui».Combattute da eserciti in cui i fanti erano ormai di gran lunga più numerosi dei cavalieri, le battaglie divennero più lunghe e più statiche. Per sfruttare al meglio le qualità difensive della fanteria, e per ridurre la vulnerabilità derivante dall'estrema lentezza di tiro degli archibugi, divenne consueto allestire sul campo di battaglia fortificazioni improvvisate, parapetti e trinceramenti, da cui era difficile scacciare un difensore ben deciso a tener duro. Nei punti più importanti di questi trinceramenti si collocavano i cannoni, che ormai accompagnavano ogni esercito. Erano pochi, molto costosi, scarsamente standardizzati e in genere di calibro troppo grosso rispetto a quello adottato più tardi per l'artiglieria da campagna, con il risultato che erano poco o per nulla maneggevoli; ma il loro fuoco, da posizioni fisse e fortificate, divenne già in quest'epoca uno degli elementi centrali intorno a cui si organizzava il combattimento.
Salari alti e vestiario di lusso
La recente storiografia militare è d'accordo nel ritenere che la trasformazione delle tecniche belliche verificatasi con l'introduzione della picca e dell'archibugio debba essere considerata una vera e propria rivoluzione. Due distinte rivoluzioni: la prima delle quali sancì il declino definitivo della cavalleria in armatura, stabilendo una volta per tutte il predominio della fanteria sui campi di battaglia. La combinazione fra la forza d'urto della picca e il tiro d'interdizione degli archibugi e dei cannoni è la chiave per capire qualcosa dei combattimenti del tardo Rinascimento.
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