Oggi la taberna, che dalle mie parti chiamiamo bettola, é un ottimo punto di incontro, per socializzare, svagarsi, divertirsi e anche più semplicemente per il suo scopo principale: bere.
L'ambiente é goliardico, le battute salaci, i canti spensierati. Questo almeno quello che ho vissuto nel mio vagare per i fumi dei locali. Ma era così anche 700 ani fa? In balia a povertà, lavoro gramo, vita dura, malattie incurabili, la taberna poteva essere veramente quella bolla di felicità, quel rifugio in cui scappare dalle miserie quotidiane. Mi chiedo se fossi stato un uomo medievale non mi sarei lasciato trasportare ulteriormente dall'onda del postribolo per dimenticare le grandi incertezze e patimenti che mi aspettavano fuori dal locale.
Trovo finalmente una risposta in una poesia che descrive l'ambiente in uno di questi posti
Carmina Burana
Carmina Burana è il titolo (non originale) di una raccolta di componimenti poetici medievali reperita nella Bura di San Benedetto (Benediktbeuern), in Alta Baviera, nel 1803
Questo manoscritto, composto da 112 fogli su pergamena, contiene una raccolta di 228 poesie (più alcuni materiali supplementari), scritte principalmente in latino, con alcuni brani in tedesco e francese medievale. Quando nel 1847 Johann Andreas Schmeller, un altro bibliotecario di Monaco, lo pubblicò per la prima volta nella sua interezza, gli diede il titolo con cui sarebbe stato conosciuto da allora in poi: Carmina Burana.
Il manoscritto è forse una delle più importanti e famose raccolte della cosiddetta poesia "goliardica" coltivata in tutta Europa nel XII e XIII secolo. Di conseguenza, le poesie di questa raccolta "Burana" possono essere classificate in tre gruppi principali:
1. poesie "satirico-morali", che contengono un chiaro atteggiamento critico nei confronti dell'autorità e dei suoi rappresentanti civili ed ecclesiastici.
2. Poesie "amatorie", in cui il tema dell'amore è spesso combinato con il tema della primavera, la stagione della gioia e dei fiori, così come con il tema dell'assenza di un amico.
3. Poesie "potatoria et lusoria", ovvero canzoni da osteria e dadi. Come è prevedibile, anche in questa sezione si mescolano i temi dei piaceri della carne e del vizio della gola. La taverna diventa un luogo di culto, dove vengono cantate audaci parodie della liturgia e degli uffici divini, alcune delle quali sono vere e proprie bestemmie.
In taberna quando sumus
non curamus quid sit humus,
sed ad ludum properamus,
cui semper insudamus.
Quid agatur in taberna
ubi nummus est pincerna,
hoc est opus ut queratur:
Si quid loquar, audiatur.
Quidam ludunt, quidam bibunt
quidam indiscrete vivunt.
Sed in ludo qui morantur,
ex his quidam denudantur,
quidam ibi vestiuntur,
Quidam saccis induuntur.
Ibi nullus timet mortem,
Sed pro Baccho mittunt sortem.
Primo pro nummata vini:
ex hac bibunt libertini.
Semel bibunt pro captivis,
post hec bibunt ter pro vivis,
quater pro Christianis cunctis,
quinquies pro fidelibus defunctis,
sexies pro sororibus vanis,
septies pro militibus silvanis,
octies pro fratribus perversis,
novies pro monachis dispersis,
decies pro navigantibus
undecies pro discordantibus,
duodecies pro penitentibus,
tredecies pro iter agentibus.
Tam pro Papa quam pro Rege
bibunt omnes sine lege.
Bibit hera, bibit herus,
bibit miles, bibit clerus,
bibit ille, bibit illa,
bibit servus cum ancilla,
bibit velox, bibit piger,
bibit albus, bibit niger,
bibit constans, bibit vagus,
bibit rudis, bibit magus,
bibit pauper et egrotus,
bibit exul et ignotus,
bibit puer, bibit canus,
bibit presul et decanus,
bibit soror, bibit frater,
bibit anus, bibit mater,
bibit ista, bibit ille,
bibunt centum, bibunt mille.
Parum durant sex nummate,
ub ipsi immoderate
bibunt omnes sine meta,
quamvis bibant mente leta,
sic nos rodunt omnes
Quando siamo in osteria
la realtà se ne va via
ma il gioco ci affrettiamo
per il quale noi impazziamo.
Ciò che accade all’osteria
dove il soldo fa allegria
questa è cosa interessante
ascoltate a orecchie attente:
C’è chi gioca e c’è chi beve
chi indecentemente vive.
C’è chi è vittima del gioco
e a chi resta niente o poco
c’è chi n’esce riverito
chi di sacco è rivestito.
Lì nessuno teme la morte
ma per Bacco sfida sorte.
Brindiam a chi paga vini
poi beviam coi libertini
un bicchier al carcerato
e poi tre per il creato
quattro per tutti i cristiani
cinque per i morti anziani
sei per l’uom con l’armatura
sette per la donna impura.
Otto ai figliuol perversi
nove ai monaci dispersi
dieci per i naviganti
undici per i litiganti
dodici per i penitenti
tredici per i partenti
per il papa o per il re
bevon tutti, senza legge.
Il signor con le signore
beve il clero e il cavaliere
beve questo, beve quella
beve il servo con l’ancella
beve il vivo, beve il pigro
beve il bianco, beve il negro,
beve il certo, beve il vago
beve il tonto e beve il mago.
Beve il povero e il malato
beve il triste e l’esiliato
beve il bimbo con l’anziano
beve il prete col decano
il fratello e la sorella
l’ammogliata e la zitella
beve questo, bevon quelle
bevon cento, bevon mille.
Poco duran sei denari,
e bevon tutti senza pari.
Se anche bevon a mente lieta,
ci fan proprio tutti torto,
e così siam poveracci!
Chi ci sprezza sia confuso
e fra i giusti non sia incluso.
La moderna versione cantata:
RispondiElimina“… sharing a drink they call loneliness, but it's better than drinkin' alone.” 🖤
Piano Man - Billy Joel
[Lo stesso vale per me. Quelle rare volte in cui esco, c’è sempre un’armonica nella mia testa.]
L.G.
https://youtu.be/gxEPV4kolz0?si=jA03xCjiF9xDoBus
Per me vale sempre quella del Blasco "ci vuole sempre il bicchiere"
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