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L'eremita del Generoso

Uno dei miei personaggi preferiti che ho finora incontrato tra pagine di storia, teche di musei e monumenti di varia natura é Nicolao della Flüe. Di lui ho amato la sua decisione forte, coraggiosa ma in perfetta armonia con se stesso di mollare tutto e ritirarsi a vita isolata. 
San Nicolao non si sarebbe mai definito solo, tutt'altro, la sua é stata una decisione per avvicinarsi a Dio, per creare un canale diretto, una VPN diremmo oggi. 

L'idea di molare tutto e ritirarsi é affascinante, così come riesce a metterla in atto. La sorpresa é grande quando vengo a scoprire che uno dei luoghi "più frequentati in Ticino" montagnamnete (!) parlando, era anche sede di una pseudo eremita.

Eccola

La matta

Negli anni 1928-1929 la signora Marchesa Carla Nobili Vitelleschi, residente a Roma, chiese al Patriziato di Rovio la possibilità di edificare una piccola costruzione a picco sulle rocce del Monte Generoso in località Baraghetto.

La motivazione di tale desiderio fu ufficialmente quella di crearsi un luogo di riposo e di tranquillità necessario agli studi di filosofia religiosa cui la Signora si dedicava.

Che la vicenda fosse perlomeno singolare l’avevano pensato in molti ed era anche l’opinione dell’avvocato Brenno Bertoni, a cui il Patriziato aveva chiesto consiglio prima di firmare il contratto. «Fare una locazione di 50 anni mi sembra criticabile per un’amministrazione patriziale» aveva risposto Bertoni, il cui cruccio era però essenzialmente pecuniario. «Chi lo sa - si domandava, infatti, l’avvocato - cosa varranno 50 franchi nel 1960?».

Dopo diverse sedute il Patriziato di Rovio decide di concedere alla Marchesa Vitelleschi in affitto per 25 anni la parte inferiore della Cima Baraghetto con la possibilità di costruire ivi un piccolo edificio in pietra ad uso esclusivamente privato

L'eremo della Marchesa

Allora, tutti si chiedevano chi fosse la fantomatica Marchesa e per quale oscura ragione si fosse messa in testa di costruire una casa su quelle rocce martoriate dai fulmini, ma i cinquanta franchi annui erano una bella cifra in quei tempi di crisi e la transazione andò in porto, bollata come «roba da matti». E la casetta, edificata nei mesi seguenti, finì per essere chiamata «la Ca’ da la Mata».

La marchesa Carla Nobili Vitelleschi dipinta da Giovanni Boldini

La spia nazista

Nella sua permanenza sul Generoso la Marchesa passa le sue giornate tra l'albergo e il suo eremo. Di giorno sta segregata nella camera d'albergo, si fa passare il cibo in una cesta tramite cordicella, alla sera va nella casa abbandonata. Si diceva avesse attrezzature radio per collegarsi con i nazisti.

Il dettaglio che nel contratto di locazione il marito (Giuseppe Vitelleschi) richiede che si possa far visita solo se accompagnati dalla polizia o dalle guardie di confine non fa altro che aumentare i sospetti sulla sua presenza: è forse una spia la soldo di Mussolini con il compito di osservare i movimenti sull'asse nord-sud svizzero?

Si tratta quindi di una donna un po' bizzarra, studiosa di religione con il gusto della solitudine, oppure una spia che si costruisce una casa bunker in posizione strategica pressoché invisibile. Un'ipotesi quest'ultima tutt'altro che strampalata che a ben pensare e se non la più verosimile almeno quella più suggestiva in quel 1929.

La casa in costruzione

Quando la marchesa entra in scena l'Italia fascista sta aggiornando i piani operativi risalente al 1912 che prevedono l'invasione preventiva della Svizzera per evitare che il nostro paese diventi corridoio di transito per l'esercito tedesco.

In quell'ottica nel 1916 il governo italiano con la copertura della banca Svizzera americana di Lugano costruisce la ferrovia del Monte generoso sotto gli occhi ignari consenzienti delle nostre autorità.

Il trenino rimane proprietà dello Stato italiano fino al 1940 quando Mussolini ormai alleato della Germania annota sul dossier a matita blu "non ci interessa più"

Forse va visto proprio in questo contesto il nido d'aquila della marchesa sospeso nel vuoto sopra quel corridoio di transito tra il nord e il sud

A rafforzare questa ipotesi la presenza in vetta di scienziati nazisti negli anni 1928-29 intenti ad eseguire esperimenti sui fulmini

Un po' matti a prescindere

La monaca, Ghandi e Einstein

La verità é ben lungi dall'essere scoperta. Saltano poi fuori delle lettere della Marchesa che finalmente riescono a fare un po' di luce

“Mahatma Gandhi che rispetto profondamente e la cui influenza personale apprezzo molto mi propose durante il suo viaggio in Europa nel 1931 di ritornare con lui in India e vivere nel suo ashram per aiutare la comunità. 
Ero così felice della proposta che accettai immediatamente, certamente se potessi cambiare questo modo di vivere lo farei dal 1929; il mio grande sogno è sempre stato di farla finita con la frenesia della vita mondana ed entrare in una famiglia spirituale.
Giuseppe mio marito mi ha sempre chiamata affettuosamente la monaca, lui così materialista il mio caro Nino. Poco prima della partenza Gandhi mi disse che avrebbe voluto che il mio compito in India fosse quello di svolgere lavori politici e che avrei dovuto imparare la lingua; avrei voluto tanto poter aiutare ma ho dovuto rifiutare e con dolore perché per me politica e spiritualità non si concilia.
Ne parlai con Gandhi lui capì. 
Al suo rientro in India fu purtroppo arrestato; mi scrisse proprio dalla prigione nella quale era stato incarcerato. Non potendo immergermi nella vita spirituale dell'ashram di Gandhi in India come avrei desiderato studiai il sanscrito all'università di Zurigo in modo da poter approfondire direttamente i testi spirituali dell'india“

La marchesa continua a sorprendere, ha una straordinaria capacità di entrare in contatto con le menti più disparate e brillanti di quegli anni oltre a Gandhi scopro che frequenta persino Albert Einstein

 

"Mio stimato professor Einstein, durante il nostro incontro lei ha esposto l'essenziale, nessuno può fare molto ma il poco che può fare deve farlo ad ogni costo, in ogni momento, e ognuno può agire solo partendo dalla propria cerchia ristretta. 
Lei mi ha chiesto cosa dico alla gente per risponderle le invio due delle mie ultime conferenze dal tema la salvezza senza Salvatore. Lei pensa professore che avrà il tempo di leggerle?


In un breve articolo in un quotidiano locale rivela che la marchesa fosse poetessa e scrittrice e che firmava i suoi scritti anche sotto differenti pseudonimi.
Le sue due prime pubblicazioni sono due libri di poesie: in uno di questi scritti una sua fotografia

Marchesa Carla Nobile Vitelleschi

Inno all'eremitaggio

Si allontana sempre di più da quell'immagine della spia nazista o fascista questa donna nata alla fine dell'Ottocento: così all'avanguardia per i suoi tempi pronta a compiere le scelte più radicali per una vita più essenziale e solitaria al contatto con la natura

" I miei piedi devono posarsi sull'erba e sulla roccia non sui marciapiedi d'asfalto, i miei capelli sono fatti per essere pettinati dalle tempeste delle vette e le mie membra per conoscere il nubifragio, il sole.

Il ritmo della città offusca l'anima e fa ammalare lì le persone; al posto di riposare cercano intrattenimenti e distrazioni e l'anima perde la forza e l'equilibrio.

Per stare calma e meditativa io devo vivere in una casa lontana dai chiassi umani le cui mura sorgano direttamente dalla terra. 

Sono nata in campagna come i miei avi, anche loro vivevano tra alberi e campi, anche loro si nutrivano nell'anima dei profumi della terra e dei canti degli uccelli. 

Ho bisogno di vedere tutte le creature della terra e del cielo, anche le più minute e poi devo poter osservare quel lento trasformarsi delle stagioni e il sole sorgere e tramontare. Tutto ciò l'ho trovato nel mio eremo al Monte generoso."

Jiddu Krishnamurti

Un altro libro scritto dalla marchesa intitolato "etica in azione" apre ad una sua nuova incredibile avventura verso il 1900. Carla divenne amica di un grande personaggio che ha marcato la storia della filosofia e spiritualità del XV secolo: Jiddu Krishnamurti. 
Scopro quanto fosse profondo il legame tra la marchesa e Krishnamurti e quanto lui abbia influenzato il suo percorso di vita

 

"Non avevo nessuno che la pensasse allo stesso modo attorno a me e sono stata spesso incompresa e derisa, questo fino al 1925 quando conobbi Krishnamurti e capii che ciò che volevo confluiva nel suo stesso pensiero
Divenni sua allieva e mi unii a lui anche su base lavorativa; fino ad allora nelle mie conferenze avevo parlato dei messaggi spirituali, di antiche scritture maestri, ma da quel momento in poi iniziai a parlare solo del pensiero di Krishnamurti"


La marchesa fece il possibile per diffondere il pensiero di Krishnamurti: utilizzo buona parte della sua fortuna per contribuire a finanziare il progetto di creazione del nuovo mondo pacifico e sociale al quale anche lei profondamente credeva.

Dopo quattro anni di intensa collaborazione tra la marchesa e Krishnamurti al progetto della costruzione del nuovo mondo ideale le cose cambiano inaspettatamente

"..al grande raduno annuale del 29 davanti a tutti noi Krishnamurti aveva iniziato il suo discorso dicendo che lui non voleva ingannare nessuno ma non voleva essere considerato il tanto atteso e istruttore del mondo. Inoltre disse che intendeva sciogliere l'organizzazione che si era creata attorno. Le spiegazioni che diede furono tra i suoi insegnamenti più importanti; molti compresero le sue motivazioni ma molti altri caddero nella disperazione

“La verità è una terra senza sentieri, non è raggiungibile attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola. una fede é puramente una questione individuale. nessun uomo né culto organizzato possono rendervi liberi”

Immagino lo sgomento della marchesa che di colpo si ritrova i punti fermi sgretolarsi sotto i suoi piedi

Perché dobbiamo sempre essere isolati e sparsi come cani smarriti noi che pensiamo allo stesso modo, sogniamo allo stesso modo; perché non potremmo essere uniti?
So di poter bere l'acqua della conoscenza direttamente dalle nuvole senza dissetarmi da pozzi lontani, ma io non desideravo altro che far parte di una grande famiglia che ci accogliesse tutti"


Nel frattempo in Europa con l'arrivo di nuovi regimi totalitari nasce la paura di una nuova guerra in tutta Europa

 

"...volti, parole e azioni sono diventate dure come il ferro e le persone camminano come robot. Se al posto di essere un maestro spirituale tu fossi un fabbricante di fucili avresti quello che oggi viene considerato essere un vero successo. L'umanità ha avuto molti salvatori prima di te ma per millenni non è mai cambiata. Può la tigre cambiare le sue strisce? Mi sento come se i nostri sforzi siano del tutto inutili."

 

Nel corso dei successivi 10 anni sembra che tutto crolli intorno alla marchesa la sua fortuna si disperde inesorabilmente la morte improvvisa del marito la fa sentire sola

Nella Roma nazifascista

La ritroviamo Roma qualche anno dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale senza fissa dimora alloggia presso alberghi e pensioni della città

 

"Qui a Roma è avvenuta così ad un tratto la confisca dell'albergo da parte delle forze aeronautiche tedesche anche noi che non abbiamo una nostra casa; dobbiamo andarcene immediatamente. Gran parte degli alberghi non può ospitare più nessuno, la gente ormai dorme dietro paraventi, nei corridoi, nei bagni o sulle poltrone dei salotti. 
Devo portare via da questo albergo tutte le cose della mia vita, tutti i miei bauli, i miei 500 libri con un camion. Mi farò portare a Rocca di Papa lassù in cima nella natura del Monte potrò forse ritrovare un po di quella quiete che tanto mi manca

Rocca di Papa

Indubbiamente era una donna con relazioni importanti; il dubbio riaffiora. La marchesa di nuovo in una situazione ambigua che rende la sua posizione poco chiara: è davvero possibile che collaborasse con i nazi fascio? Da una sua lettera la realtà sembra essere completamente diversa

 

"..per la terza volta in quattro mesi sono stata sfrattata dai militari perché avevano bisogno di tutte le camere di questo albergo; ma questa volta non sono andata, ho fatto affidamento sulla forza della mia anima per resistere e questo mi ha aiutata; così che alla fine hanno capito e mi hanno lasciata stare qui. Sono qui ora nella mia camera, mi stanno tutti attorno, sono come chiusa in un campo e accerchiata ma non mi interessa perché c'è più di questo, capisco che è un'esperienza di vita rara del tutto inaspettata; è assolutamente utile per ampliare anche la mia forza interiore e la mia pace mentale. Ero solida evitare il rumore ma capisco ora che quella era una debolezza.."

Lettere durante la guerra

"...Ho appena saputo che il mio eremo sulla cima del Monte generoso è stato completamente distrutto dai ladri che hanno sfondato il tetto per entrare e portato via tutto. Solo le mura sono rimaste. 
In un attimo sono diventata ancora più povera perdendo la cosa più essenziale, cara. Di tutti i luoghi in cui ho vissuto quella era la mia vera casa il mio costante rifugio dal Mondo"


Non molto distante dalla sua montagna nella Lugano degli anni 60 le sue tracce riemergono miracolosamente grazie alla testimonianza di qualcuno che l'ha realmente incontrata

 

“questa signora già abbastanza anziana, elegante. Una signora un po strana di cui non si sapeva niente. Noi la chiamavamo marchesa perché veramente era marchesa; la ricordo soprattutto per i libri, in fondo li ho letti, seguo un po queste cose e forse la intuiva che magari anche stata una buona allieva... ecco un giorno ho trovato dei libri per i miei bambini due per due bambini fuori dalla porta e una borsetta per me con un bigliettino di buon Natale. C'era scritto che partiva per andare dai suoi amici in Svizzera francese. Dopo un paio di mesi che non si faceva vedere abbiamo saputo che era all'ospedale e dopo era poi morta... quanto crematorio... ehm è stato un funerale molto... per me toccante perché eravamo là in quattro persone: io, mia suocera, un avvocato e poche poche persone. È stato proprio commovente”

Ultime parole

Lassù nel mio eremo ho sempre vissuto sola senza nemmeno un cane sei mesi all'anno. Li ho scritto i miei libri, pensato i miei pensieri. Li ho amato il divino al di sopra di ogni amore umano, certo era pericoloso, freddo, umido e spesso c'era la nebbia ma avevo preso tutto in considerazione poiché questo era secondario dinanzi a quell'altra cosa che mi anima e che ha determinato la mia vita intera.

Sulla cima della mia montagna la mia anima ha potuto volare verso l'alto seguendo il suo scopo essenziale quello di purificarsi al punto che le forze più chiare potessero rispecchiarsi come in un povero piccolo specchietto che un giorno si romperà ma che ha potuto riflettere il cielo e la terra tutta. 

Io sono creatura del Monte generoso, disperdete lassù le mie ceneri nella tempesta, il falco mi rinnoverà per sempre.

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