"Che giornata da becco!* Per fortuna é finita!"
*quasi mia classica imprecazione
Quante volte si é soliti dire questa affermazione dopo una giornata particolarmente travagliata in cui tutto andava nel verso sbagliato oppure era tutto così maledettamente difficile? Come sarebbe bello avere un amico che ha sempre (e dico sempre) le parole giuste per ogni situazione. O in alternativa un amico tascabile, magari di carta così che non si scarica mai, ecco un bel manuale da consultare in ogni evenienza / situazione / paranoia che ci frulla in testa.
...si evidentemente se lo scrivo é perché un tomo simile vecchio di 650 anni c'é. E malgrado la sua veneranda età considerarlo obsoleto é fuori luogo, certi pensieri sono destinati a viaggiare a braccetto con l'umanità fino alla fine dei tempi.
I rimedi con tro la buona e la cattiva sorte
Rullo di tamburo...ecco quindi il De remediis utriusque fortunae (I rimedi contro entrambe le fortune intese come la buona e la cattiva sorte); una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina da Francesco Petrarca. Fu la sua ultima opera importante, scritta tra il 1354 e il 1366, principalmente a Milano, dove trovò la pace e la tranquillità di cui aveva bisogno nella periferia della città
L'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore" e la "Ragione".Nel primo libro, la "Ragione" dialoga con la "Gioia" e la "Speranza" (122 dialoghi), nel secondo con il "Dolore" e il "Timore", spiegando come affrontare i diversi casi della vita, quali calamità naturali, cariche pubbliche, cure familiari, guerre. In altre parole, è come una guida che insegna la via migliore di comportarsi di fronte alla buona e alla cattiva sorte.
Guadio e dolore
L'arte di vivere
E ciò è particolarmente evidente nella sua prima parte, tutta dedicata a mostrare quanto gli uomini si ingannino a accanirsi continuamente nel ricercare, in questa esistenza, gli effimeri piaceri della cosiddetta «bella vita», dalle ricchezze alle suggestioni del potere, dalle più svariate e, sovente, ridicole ambizioni, ai presunti godimenti derivanti dal soddisfacimento delle proprie passioni, così spesso tanto meschine.
Alla Gioia e alla Speranza nel primo libro, e al Dolore e al Timore nel secondo (i tanti capitoli dell’opera sono sempre svolti in forma dialogica), la Ragione – quest’alta e sempre così trascurata dote che, unica, rende l’uomo degno di questo nome – non fa che ricordare come questi presunti beni non siano che vani e caduchi e come, quelli veri, siano ben altri, chiusi in quell’intimità della ricchezza interiore che ciascuno di noi, senza quasi rendersene conto, pur possiede. Ed è qui che va cercato il ‘rimedio’, sia nella buona sorte sia in quella cattiva.
Commenti
Posta un commento