Nella mia mente ho ben fisso un principio: le rivoluzioni (culturali, politiche, sociali) partono dalle citt?à ove hanno sede le università. Il sapere e la conoscenza sono un passo fondamentale per contrastare il male per eccellenza di tutti i tempi: l'ignoranza.
Al forum della storia svizzero di Svitto c'é una parte dedicata alla nascita delle università che con l'aggiunta di testi scritti, aiuta ad immergersi nella storia delle università.
Il commercio richiede istruzione
Per venire incontro alle esigenze dei mercanti iniziarono a diffondersi, dapprima su iniziativa privata e poi con il patrocinio dei comuni, alcune scuole laiche che, accanto ai rudimenti di latino, insegnavano tutte le nozioni ormai divenute indispensabili alla professione.
Anche in questi casi la qualità era generalmente piuttosto bassa, con metodi non troppo diversi da quelli in uso presso le scuole religiose: l'unica innovazione era rappresentata dall'introduzione, dagli inizi del Duecento, dell'abaco e della numerazione araba. Niente a che vedere, ovviamente, con le scuole cattedrali che si svilupparono nella Francia del Nord. Sorte intorno a prestigiose sedi vescovili come Chartres, Reims, Parigi e Laon, esse erano le uniche a garantire una formazione superiore e grazie alla presenza di illustri maestri - qualche nome: Gerberto d'Aurillac, Abelardo, Roscellino e Fulberto - si contendevano gli studenti da ogni parte d'Europa.
Nascita del copista

Intellettuali di professione
Ma come era organizzato materialmente lo studio? Le università assumevano liberamente i docenti e organizzavano l'attività didattica in un ciclo introduttivo alle arti liberali seguito dagli insegnamenti superiori di diritto (civile e canonico), medicina o teologia. La durata degli studi era variabile: se il ciclo delle arti del trivio e del quadrivio durava circa sei anni, le seguenti "specializzazioni" potevano oscillare dai sei agli otto anni. Di solito si accedeva all'università verso i tredici anni. Terminato il ciclo introduttivo, si otteneva il titolo di baccelliere e, dopo un ulteriore biennio, quello di licentiatus: l'esame finale, che prevedeva una discussione su temi stabiliti dalla commissione dei docenti, dava diritto al titolo di magister ("maestro") o doctor ("dottore") e alla licenza di poter insegnare a propria volta.La lunghezza degli studi e il loro costo esorbitante - malgrado le associazioni garantissero alloggi e aule sia per studenti che per i professori - facevano sì che ben pochi riuscissero a terminare l'intero ciclo. Particolarmente gravoso era il problema dei libri di testo, la cui acquisizione rappresentava per i più un grosso ostacolo: esso fu parzialmente risolto grazie alla copiatura per fascicolazione (le già citate peciae) e alla progressiva diffusione della carta (che, proveniente dal mondo arabo dove era già in uso da molto tempo, iniziò a essere prodotta anche in Europa). Certo, i libri con pagine di carta erano meno pregiati e più fragili di quelli realizzati in pergamena, ma erano anche meno costosi.
Le prime università
Tra l'xi e il xii secolo, dunque, il continente si popolò di università. Il più antico ateneo sorse nel 1088 a Bologna, che anche grazie alla presenza degli studenti divenne una delle città più popolate e ricche d'Europa, coi suoi 50.000 abitanti che vivevano in 10.000 case. Allo Studium bolognese, specializzato negli studi giuridici si formarono - oltre all'intero ceto dei giuristi che operarono nei comuni dell'Italia centro-settentrionale - personalità come Inerio e i "quattro dottori" (Bulgaro, Ugo, Martino e lacopo) che elaborarono per l'imperatore Federico Barbarossa nel 1158, in vista della Dieta di Roncaglia, il supporto teorico per rivendicare la sua supremazia sulle città lombarde.La prima università svizzera
Fondata nel 1460, l'Università di Basilea è la più antica della Svizzera. La fondazione dell'Università di Basilea nel 1460 si iscrive nella dinamica europea, ma costituisce un caso unico nella misura in cui era dovuta all'iniziativa degli ab. di una città sovrana e del loro Consiglio cittadino quale detentore della signoria territoriale. L'Univ. basilese corrispondeva al modello ted., articolato in quattro facoltà. Dopo il successo iniziale, dal XVII sec. si indebolì a causa della scelta dei professori all'interno di una cerchia ristretta di famiglie basilesi.Non solo studenti modello
Clerici Vagantes
Scene da università
Sull'altro fronte, i professori assunsero sempre maggior prestigio fino a diventare motivo di vanto e gratitudine per le cita che ne ospitavano i corsi. A Bologna Matteo Gandoni (morto nel 1330) fu sepolto con tutti gli onori nel chiostro di Sat Domenico.Divi in cattedra
Con la sua logica schiacciante e le formidabili capacità dialettiche sbaragliava la concorrenza, otteneva la cattedra a Parigi e il trionfo assoluto. Ed elaborava un'audace difesa della ragione e della scienza rispetto alla fede, posizione che gli attirò gli strali dei mistici come Bernardo di Chiaravalle. Nel suo trattato Sic et non teorizzava che solo la ricerca razionale può condurre alla Verità, svincolando quindi la scienza dalle Sacre Scritture, e che spettasse alla logica stabilire se un discorso è vero o falso. Nel De unitate et trinitate divina ("Sull'unità e la trinità divina") invece spiegava la Trinità in base ad analogie razionali che richiamavano la filosofia greca, ragion per cui fu condannato e costretto a bruciare il trattato con le sue stesse mani.
Altro suo cavallo di battaglia era la cosiddetta "morale dell'intenzione": non è l'azione a essere buona o malvagia in sé, ma l'intenzione con cui la si compie. Posizioni limite le sue, ma che lo annoverano tra i padri della filosofa moderna.
Attirati dal suo carisma, studenti accorrevano ad ascoltarne le lezioni da tutta Europa e tra i suoi discepoli ci sarebbero stati teologi, cardinali, eresiarchi e persino futuri papi. «lo credevo - scriverà più tardi egli stesso - di essere rimasto l'unico filosofo al mondo». All'apice della gloria conobbe Eloisa, nipote di un canonico - un certo Fulberto - che aveva deciso, controcorrente in un'epoca che voleva le donne nella più completa ignoranza, di darle un'educazione di prim'ordine. Pietro ne divenne il precettore e l'amante, ebbe da lei un figlio e, nello scandalo più to-tale, fu evirato per vendetta dai familiari di lei e dai loro sgherri e fini i suoi giorni, come l'amata, in un convento.

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