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Il Munot di Sciaffusa

Per chi giunge a Sciaffusa da sud sarà impossibile non notare la vera icona della città: le cascate del Reno. Cascate che in realtà si situano in località appena fuori la città.

Un secondo punto iconico é il Munot, e malgrado il nome che richiama più la lingua francese trattasi semplicemente del castello che sovrasta la cittadina. Ma se chiedete ad un turista standard darà priorità alle cascate che al "solito" castello. Questa non é la mia filosofia evidentemente. Sono stato a Sciaffusa già tre volte, le cascate non le ho mai visitate ma in compenso sono andato tutte e tre volte al castello

Il Reno e il Munot a Sciaffusa

Vetrata colorata al museo di ognisanti di Sciaffusa

Una volta saliti sulla collina si può accedere al castello da due porte, passando dal ponte levatoio arriviamo in un ambiente bucolico

La costruzione

Con l’adesione alla Confederazione nel 1501, Sciaffusa era diventata l’avamposto settentrionale di questa alleanza. Dopo l’adesione alla Riforma, nel 1529, la città di confine si trovò quasi completamente circondata da territori cattolici. In questa situazione di tensione, fu ritenuto necessario armarsi, anche se la costruzione del Munot iniziò solo nel 1564.

Fin dal 1540, il consiglio di Sciaffusa aveva ripetutamente discusso sull’opportunità di ristrutturare il predecessore medievale del Munot. Il 6 novembre 1563 si decise finalmente di costruire la nuova fortezza.

I lavori durarono 25 anni e costarono quasi 50’000 fiorini: una somma considerevole a quei tempi! Mentre gli operai specializzati, gli artigiani e i muratori furono assunti a pagamento, la popolazione della città e della regione dovette provvedere al trasporto del materiale da costruzione in gran parte come lavoro non retribuito (corvée).

Maestranze al lavoro (XVI secolo). Pittura murale, monastero di St. Georgen, Stein am Rhein, 1515-16.

Il Munot domina la città di Sciaffusa ed è visibile da lontano. È stato costruito al posto di una fortezza più antica. Questa fortificazione era l’espressione in pietra di una città orgogliosa e prospera, che all’epoca non aveva eguali.

Formalmente, il Munot è una “rondella”, ossia un tipo di fortezza a pianta circolare sviluppata nel XV secolo, perché le vecchie mura e le torri medievali non erano più in grado di resistere alla potenza di fuoco dei grandi cannoni che si stavano diffondendo in quell’epoca.

Queste nuove fortificazioni erano quindi più ampie di quelle medievali, con pareti più robuste e con locali interni più grandi, dove i pesanti cannoni potevano essere protetti dalle intemperie. Per impedire ai proiettili nemici di rimbalzare sulle superfici esterne, queste erano inclinate o arrotondate.

Nel XVI secolo, alle rondelle si aggiunsero dei bastioni a forma di stella con diverse cinte murarie difensive. Un simile ampliamento era previsto per il Munot, ma non fu mai realizzato. Schizzo del progetto di Johann Georg Werdmüller, 1646.

La feritoia per il cannone è abbellita dalla bocca di una maschera. I capelli ricordano le fronde di un albero. Questo tipo di decorazione era molto diffuso nel Rinascimento

Dall'Annot al Munot

Fin dal XIV secolo, sulle pendici dell’Emmersberg, era presente una fortezza. Le antiche raffigurazioni mostrano una torre imponente, chiamata Annot (che significa “senza stenti”), nonché la piattaforma difensiva antistante di Zwingolf, costruita per rinforzare la torre a partire dal XV secolo. Entrambe furono demolite quando fu costruito l’attuale Munot, a partire dal 1564.

a | Settore esterno, b | Murata ovest, c | Torre del Munot, d | Piattaforma del Munot, e | Murata est


Oggi il Munot sembra essere stato costruito senza molti ripensamenti. Durante i 25 anni di costruzione, tuttavia, ha subito diversi cambiamenti radicali di progetto. Inizialmente, alla torre rettangolare dell’Annot doveva essere semplicemente aggiunto un grande edificio circolare con un cortile interno aperto. Solo nel 1571-73 la vecchia torre dell’Annot fu sostituita da una torre rotonda e infine, dal 1578-79, il cortile interno fu coperto da una volta.

Di queste strutture si sono conservate le murate, che avevano già integrato l’Annot nella cinta muraria della città e che continuarono a essere utilizzate con il Munot.

Anche la cosiddetta Torre romana, che si trova sul pendio verso il Reno, faceva parte del più antico Annot. La sua forma slanciata e svettante è tipica delle torri di guardia medievali e dà ancora oggi un’idea di come poteva essere il più grande Annot.
Veduta della città di Sciaffusa nella Cronaca di Stumpf (1548 circa), che indica i predecessori dell’attuale Munot: l’Annot (1) e lo Zwingolf (2). Più in basso sul pendio si riconosce la Torre romana tuttora esistente (3)

Pianta del Munot. Disegno a inchiostro di china colorato risalente all'inizio del XVII secolo 
La cittadella a pianta circolare (denominata circo) sull'Emmersberg costituisce l'imponente centro della struttura fortificata di epoca moderna, collegata alla città da due cammini di ronda. Nell'immagine è visibile il cammino di ronda orientale con la cosiddetta torretta dei Romani, parte dell'anello difensivo tardomedievale poi integrata nel nuovo complesso, utilizzata nel XVIII secolo come polveriera.

 Veduta della città di Matthäus Merian, 1642 In: Frauenfelder, Reinhard - 
Die Kunstdenkmäler des Kantons Schaffhausen, Vol. I: Die Stadt Schaffhausen 

La casamatta

La casamatta è la sala principale della fortezza protetta da massicce mura. 


La rampa a spirale (la cosiddetta scala a chiocciola per cavalieri) nella torre rotonda conduce al passaggio sotterraneo con le caponiere o alla piattaforma. 


Oltre ai sei locali di tiro, al pozzo e alla latrina, c’è una piccola scala a chiocciola che porta anch’essa alla piattaforma.


Pianta e sezione trasversale della casamatta Munot:
a | Torre rotonda
b | Casamatta
c | Piattaforma
d | Caponiera
e | Locale di tiro a pianoterra
f | Locali di tiro sopraelevati
g | Scala a chiocciola
h | Pozzo
i | Latrina
k | Cosiddetto passaggio sotterraneo

I quattro locali di tiro che si affacciano sul pendio (e) sono a livello del terreno, quelli che si affacciano sull’altopiano dell’Emmersberg sono leggermente rialzati e possono essere raggiunti solo attraverso un passaggio in salita (f). I cunicoli verticali sopra i locali di tiro servivano per aspirare i vapori della polvere da sparo.

A giudicare dalla forma delle feritoie, esse erano progettate per piccoli cannoni e per le armi da fuoco leggere. I cannoni di grandi dimensioni erano installati in cima alla piattaforma.

Murata con cammino di ronda

La murata occidentale, costruita verso il 1360, era originariamente dotata di un cammino di ronda, ossia di una stretta piattaforma che correva lungo la sommità del muro. Da qui era possibile avere una buona visuale sui territori antistanti e difenderli. Nel punto in cui la murata si unisce al Munot, è ancora visibile la porta che un tempo conduceva al cammino.

Purtroppo, i cammini di ronda in legno furono completamente distrutti da un incendio nel 1871. Ancora oggi, le teste delle travi carbonizzate e le tracce di bruciatura nere sul muro testimoniano questo evento.

Secondo le raffigurazioni d’epoca, il primo cammino di ronda poggiava su lunghe pertiche. In seguito, la piattaforma del cammino di ronda (costruita alla fine del XVII o all’inizio del XVIII secolo) fu sostenuta da travi incassate orizzontalmente nel muro e puntellata da assi inclinati.

Veduta degli antichi camminamenti di ronda. Si riconosce uno stretto ponte levatoio che bloccava l’accesso al Munot in caso di pericolo. Disegno di Johann Jakob Beck (prima del 1850).

La piccola campana del Munot

La piccola campana del Munot (Munotglöggli) nel campanile della torre è stata fusa nel 1589 nell’officina di Hans Frei a Kempten (D). Serviva da campana d’allarme e avvertiva la popolazione in caso di incendio o di attacchi nemici. Ancora oggi, la campana viene suonata a mano ogni sera alle ore 9 per cinque minuti: un tempo era il segnale di chiusura delle porte della città e delle locande.

La campana del Munot è alta circa 70 cm e pesa 420 kg.

Il suono un po’ malinconico della campana ha ispirato Ferdinand Buomberger (1874-1946) quando ha scritto la sua nota canzone “Munotglöcklein”. La canzone racconta di un geloso guardiano del Munot, che vedendo l’infedeltà della sua fidanzata, suonò la campana con così tanta violenza da scardinarla.

Secondo una leggenda nata probabilmente nel XIX secolo, il suono delle 9 di sera ricorda un nobile di Sciaffusa che, di ritorno da una crociata, si perse durante una tempesta e annegò vicino alla città.

Prima guardia

Sul Munot, come sul suo predecessore Annot, c’era un guardiano attivo 24 ore su 24 per tutto l’anno. Egli avvertiva la popolazione in caso di incendio, di nemici in avvicinamento o di temporali e doveva annunciare l’arrivo delle grandi chiatte sul Reno. Doveva anche battere le ore secondo la campana della chiesa cittadina di St. Johann. Solo nel 1922 il guardiano fu sostituita da un custode (Munotpedell).

Oltre al compenso in denaro, il guardiano riceveva anche legna, grano e, ogni due anni, una divisa con i colori della città. Inoltre, lui e la sua famiglia potevano vivere gratuitamente nella torre.

Il guardiano era assistito da un aiutante che lo sostituiva per alcune ore della notte. Il consiglio comunale teneva sempre sotto controllo i guardiani. La cattiva condotta veniva punita con la riduzione dello stipendio, il licenziamento o addirittura con la prigione.

Un guardiano della torre lancia un segnale con la tromba. Hausbuch Mendelsche Zwölfbrüderstiftung 1426–1549. Biblioteca civica di Norimberga.

La piattaforma

Dalla piattaforma sulla cima del Munot, lo sguardo spazia lontano sui tetti di Sciaffusa. Quando fu completata nel 1589, la vista era ancora completamente libera. Inizialmente, la piattaforma era circondata solo da un basso muro merlato. L’unica protezione dalle intemperie era fornita da una semplice struttura in legno.

La piattaforma, a sinistra la torre rotonda

Nel 1622-23, per migliorare la copertura delle truppe, il muro sul lato nemico fu innalzato di 4 metri verso nord e dotato di otto aperture di tiro e quattro bocche da fuoco. La depressione a scalini al centro fu livellata.


Pianta della piattaforma del Munot:

a | Torre rotonda
b | Accesso al cammino di ronda orientale (scala a chiocciola)
c | Pozzo
d | Muro di coronamento
e | bertesca

Misure edilizie più recenti sono state realizzate solo in relazione agli interventi di restauro del XIX-XX secolo, come la cementificazione della piattaforma (1865-67) o l’installazione di una veranda (1867-87). Infine, nel 1956-57, è stata effettuata un’altra importante trasformazione della piattaforma.

L’acquerello di Hans Kaspar Lang mostra il Munot intorno al 1605 nel suo stato di costruzione più antico.

Un colosso cieco

L’aspetto monumentale del Munot non può nascondere le sue debolezze. In effetti la fortezza sarebbe stata difficile da difendere da un attacco e avrebbe potuto contribuire poco alla protezione della città di Sciaffusa.


I primi dubbi sull’idoneità bellica della costruzione sorsero poco dopo il suo completamento. Nonostante i ripetuti progetti di miglioria, questi non furono quasi mai realizzati per motivi finanziari. 
In particolare, le aree pianeggianti e non fortificate erano strategicamente insidiose.

Pianta della casamatta Munot con feritoie di tiro e angoli di tiro. Sorprendentemente, il lato nemico (lato nord) presenta solo poche aperture per sparare, per cui difficilmente i nemici in avanzata avrebbero potuto essere contrastati.

L’ingresso settentrionale fu utilizzato per il trasporto di materiali durante il periodo di costruzione, e successivamente, come porta della città. Da un punto di vista difensivo, tuttavia, un’apertura sul lato del nemico non ha alcun senso. Nel corso del XVII secolo, la porta fu murata e riaperta solo durante il restauro del XIX secolo.

Sotto attacco

Nel 1798, le truppe francesi occuparono la Svizzera durante la seconda guerra di coalizione. Tuttavia, la loro avanzata contro l’Austria fallì nel marzo 1799. Durante la loro ritirata verso il Reno, occuparono Sciaffusa e il Munot.

Solo una volta il Munot è stato teatro di scontri

Il 13 aprile 1799, le unità austriache contrattaccarono. Dopo una breve battaglia, i francesi abbandonarono il Munot e si ritirarono verso sud al di là del Reno. Per impedire agli austriaci di avanzare, distrussero il ponte di legno di Grubenmann che attraversava il fiume.

Il ponte sul Reno di Ulrich Grubenmann (1709-1783) incendiato dalle truppe francesi il 13 aprile 1799. Quadro di Johann Martin Beck, 1825.

Il 1° maggio 1800, Sciaffusa fu nuovamente occupata dalle truppe francesi, con pesanti scontri di piazza.

Nel 2002, durante i lavori di costruzione del canale sulla Emmersbergstrasse, sono stati rinvenuti degli scheletri umani a circa 400 metri dal Munot. Come risulta dalle analisi, i sei morti erano soldati francesi.

Le tracce di ferite da taglio, da pugnale e da proiettile sugli scheletri testimoniano la crudeltà della guerra. Sui morti sono stati trovati bottoni dell’uniforme con la scritta “République française”.

Monumento e simbolo

Nel XIX secolo, il Munot aveva perso la sua utilità per la difesa della città ed era stato abbandonato – a volte serviva persino come cava. Per fortuna, Johann Jakob Beck (1786-1868), cittadino di Sciaffusa, riconobbe il grande valore del sito riuscendo a salvarlo dalla demolizione con l’aiuto dell’Associazione del Munot, fondata nel 1839.


Il degrado progressivo del Munot è chiaramente visibile in questa foto di Johann Friedrich Wagner del 1840.

Ancora oggi, l’Associazione del Munot, insieme alla città di Sciaffusa, è responsabile della manutenzione, del funzionamento e della tutela del simbolo cittadino.

Il Munot, già fatiscente, con l’ingresso nord murato. Hans Wilhelm Harder, 1851.

La manutenzione degli edifici storici è sempre un compito appassionante. Tutti gli interventi devono essere attentamente ponderati. Da un lato, l’edificio deve rimanere fruibile e resistere a lungo alle ingiurie del tempo; dall’altro, il suo carattere, con tutte le tracce della sua esistenza movimentata, non deve andare perduto.

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