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La plebaglia alle esecuzioni

In mancanza del campionato di calcio, hockey... nell'assenza dei grandi concerti e open air... le occasioni di svago e conseguente assembramento umano nel medioevo e nel rinascimento era in fondo lo stesso presente nell'antica Roma: le esecuzioni pubbliche.

Proprio come nei grandi eventi attuali le esecuzioni avevano dei rituali simili: spettatori che giungono con largo anticipo per assicurarsi i posti migliori, alcool a fiumi, cori di dubbia moralità. Inoltre erano fenomeni molto più ricorrenti che oggi, furti, risse e prostituzione. Il tutto per assistere ad uno spettacolo, che a differenza di partite di calcio o concerti non durava solitamente più di qualche minuto

Esecuzioni nella Londra moderna

La quantità di popolo che, nella Londra dell'età moderna, accorreva per assistere a questi "spettacoli" in una misura che, secondo le testimonianze  a disposizione, sembrerebbe molto superiore a quanto avveniva nel resto d'Europa. Già il medico e filosofo olandese Bernard de Mandeville (1670-1733) aveva deprecato lo scenario che circondava queste cerimonie con parole che, seppure punteggiate di moralismo, ci paiono degne di attenzione:

Quando il giorno dell'esecuzione è giunto, tra questi straordinari peccatori e individui condannati per i loro crimini, cui tocca solamente più un mattino di vita, uno si aspetterebbe un profondo senso di afflizione, con tutti i segni di un sincero pentimento e un'estrema partecipazione; e in più il silenzio o un sobrio compianto dovrebbe regnare

in quel luogo dovrebbero avere un contegno austero e solenne e tenere, come si addice alla comune decenza, un comportamento adatto alla circostanza. In effetti, accade l'esatto contrario

Il raccapricciante aspetto di secondini e sgherri frettolosi e di malumore, le espressioni furbesche e disgustose dei malviventi, che supplicano in catene ma che ti deruberebbero con grande piacere, se potessero. Nomi urlati mezza dozzina alla volta, che vengono ripetuti in continuazione come in un appello, l'uno via l'altro. 

La varietà di grida che si sentono: di lamento da una parte e di alterco da un'altra e una sonora sghignazzata da una terza: le robuste colazioni che si fanno in mezzo a tutto ciò; fiumi di birra che scorrono, le incessanti proteste e le imprecazioni di risposta dei camerieri sono continue, per giunta. La quantità e la varietà dei liquori più tossici che sono ingurgitate in ogni parte di Newgate, l'impudenza e i lazzi sguaiati di coloro che dovrebbero amministrarlo: le loro mani nere e sudicerie dappertutto. Tutte queste cose messe insieme sono stupefacenti e terribili, senza parlare poi delle bestemmie e delle imprecazioni che per un nonnulla echeggiano da ogni angolo, o del meschino, impalpabile e diffuso squallore della galera stessa con l'accompagnamento del melanconico rumor di catene, sonanti in maniera differente a seconda del peso.

Ciò che però risulta più scioccante, per uno che ragioni, è il comportamento dei condannati; la maggior parte dei quali la troverete a bere come spugne, a sbraitare le più laide oscenità e a schernire quegli altri meno irriducibili. In mezzo ad essi si dà da fare il cappellano e, passando dall'uno all'altro, distribuisce frammenti di buoni consigli ad orecchie distratte; vicino a lui il boia, che non vede l'ora di andare, sacramenta perché tardano e, più in fretta che può, fa quel che deve, preparandoli per il viaggio.

La marmaglia 

Dei ceti più bassi e del popolo dei lavoratori sono i disoccupati quelli più desiderosi di far festa: con gli apprendisti e i giornalieri, occupati nei mestieri più vili, costituiscono la parte più onorevole di questa moltitudine fluttuante. E quello che resta è ancor peggio!

Siccome le date delle esecuzioni si conoscono in anticipo, esse sono, per tutti i rapinatori e i borseggiatori di entrambi i sessi, un vero e proprio appello all'adunata. I grandi assembramenti risultano una protezione l'uno per l'altro che rende quei giorni giubilei, nei quali i criminali incalliti e tutti quelli che non osano mostrare la loro faccia in mezzo alle altre si avventurano fuori dai loro covi, facendoli sembrare dei porti franchi dove ci sia amnistia per tutti i fuorilegge. Tutto il tragitto da Newgate a Tyburn è una fiera ininterrotta per prostitute e malfattori della peggior specie. 

la flagellazione di titus oates da Newgate a Tyburn - da una stampa olandese

Qui i libertini più dissoluti possono mettere le mani su donne spudorate, qui sgualdrine cenciose possono pescare amorosi eleganti come loro e non c'è qualcuno così laido, così spregevole, così straccione, di entrambi i sessi, che non possa trovare, in codesto luogo e in codesta circostanza, un vagheggino. Dove la calca è minore, cosa che tra quelli che seguono il corteo non accade molto spesso, la folla è più violenta; qui spintonarsi l'un l'altro e calciare l'immondizia è il passatempo più innocente. Ora puoi vedere uno che, senza essere provocato, spinge il suo compare nel rigagnolo e due minuti dopo la vittima fa lo sgambetto all'altro e il primo aggressore finisce rotoloni nella melma più spessa. E chi tra loro è il più ammodo non è minimamente turbato da codesti tiri mancini ed è quello che prende più gusto alle proprie bricconate.

Il buon Mandeville si dilunga ancora a lungo a descrivere la quantità di assenzio che circola tra la folla, la turpitudine di coloro che lo vendono, le botte da orbi che volano, le teste rotte, le carogne di animali dapprima immerse nella lordura più immonda e poi lanciate tra la folla e altre piacevolezze del genere. Dopodiché si lamenta che la gente si opponga a che i chirurghi tentino di appropriarsi dei cadaveri freschi per usarli nei loro studi di anatomia e cita l'Università di Leida che, nella civile Olanda, ha il potere, conferitogli dalla legge, di richiedere a proprio uso i cadaveri dei delinquenti comuni.

Vale ora la pena di osservare con attenzione questa tavola di William Hogarth, dove sembrano raffigurati con grande maestria proprio gran parte dei protagonisti descritti circa un secolo prima dal filosofo olandese.



Ecco gli ufficiali giudiziari a cavallo, il carro sul quale il condannato siede avendo alle sue spalle la bara che tra poco lo ospiterà per sempre, mentre davanti a lui il cappellano lo esorta a ben morire. Il patibolo è situato sulla destra, proprio di fronte al palco dove siedono gli spettatori più abbienti. In primo piano vi sono i venditori di frutta e di bevande alcoliche, uno sciancato con le stampelle, un ladro in azione mentre tenta di sfilare la borsa a uno sprovveduto, alcuni litiganti immersi nel fango. Il personaggio principale è una donna con un bambino in braccio che si pone le mani a imbuto davanti alla bocca per far sentire meglio la sua voce sguaiata con la quale pubblicizza un foglio volante in cui sono narrate la vita, i delitti, le «ultime parole» del condannato, quando l'esecuzione deve ancora avvenire!

Charles Dickens racconta

Il giorno seguente Mary si recò a casa dell'uomo e portò via tutte le cose di valore. Inutile fu un tentativo di fuga operato quando divennero chiari i primi sospetti su di loro, furono immediatamente arrestati e condannati. L'enorme affluenza di popolo convenuta per assistere all'impiccagione dei due sciagurati, non poteva non suscitare l'indignazione di uno spettatore d'eccezione,: Charles Dickens, che così ne scriverà sul «Times»:

Sono stato testimone dell'esecuzione avvenuta stamani a Horsemonger Lane. È stato qualcosa di incredibilmente obbrobrioso vedere quella folla così incattivita, così crudelmente leggera, uno spettacolo che supera ogni immaginazione, inconcepibile. Di fronte all'atteggiamento osceno, al linguaggio inumano di quella plebaglia è svanito in me perfino l'orrore della forca e del delitto che ad essa ha condotto i due sventurati.

Sono arrivato sul luogo verso la mezzanotte. Lo stridio delle grida e le urla che si sollevavano di volta in volta, facevano capire che provenivano da un gruppo di ragazzi e ragazze già insediati nei posti migliori, e ciò mi fece gelare il sangue. Man mano che il tempo passava, gli scherni, le grida aumentavano, mentre in diversi punti 'innalzavano cori di gruppi che cantavano su motivi di melodie negre, parodiando i condannati, sostituendo ad esempio al nome di "Susanna" quello della signora Manning.

Quando si fece giorno, potei rendermi conto più chiaramente di che razza di gente fossero quelli che mi stavano intorno: ladri, prostitute da bassifondi, ruffiani e vagabondi di ogni genere si erano dati convegno a Horsemonger Lane, trasformandolo in macabro baccanale. Combattimenti, svenimenti, fischi, imitazioni di «Punch», scherzi brutali, tumultuose manifestazioni di gioia indecente nel momento in cui le donne cadute in deliquio erano trascinate lontano dalla polizia con le loro vesti in disordine, e ciò dava nuovo impulso al divertimento generale.

Il sole che sorse di lì a poco illuminò migliaia e migliaia di facce così odiose e ributtanti da farmi vergognare di appartenere allo stesso genere umano. 

E quando i due disgraziati penzolarono alla fine sulla forca, non è che si sprigionasse da quella plebaglia una qualche commozione, un minimo senso di pietà, né tantomeno dettero l'impressione di comprendere come in quel momento due anime immortali si erano presentate dinanzi al giudice supremo (...). Tutto come se Cristo non fosse mai apparso sulla faccia della terra. [...] lo sono solennemente convinto che nessuna cosa creata dall'ingegno che possa essere fatta in questa città, in questo spazio di tempo, potrebbe nuocere come un esecuzione pubblica, e sono stupito e sconcertato dalla malvagità che vi si esibisce.

Credo che nessuna comunità possa prosperare là dove una tale scena di orrore e di depravazione, come quella messa in atto questa mattina a Horsemonger Lane Gaol, davanti alla soglia delle case dei buoni cittadini, possa essere ignorata, sconosciuta o dimenticata.


Sempre sullo stesso quotidiano, il giorno dopo l'esecuzione, è comparsa una lunga cronaca dell'evento, dalla quale si ricavano altre informazioni e dove s'insiste ancora a lungo sulla quantità e, ahimè, qualità del pubblico che assisteva. 

Si tenga presente infine che si era nella metà di novembre e il clima londinese in quella stagione è già piuttosto rigido, ciononostante una gran quantità di gente si adattava a passare la notte all'aperto per accaparrarsi i posti migliori:

Nella mattina di martedì, alle ore nove, Frederick George Manning e sua moglie Maria Manning sono stati impiccati di fronte a Horsemonger Lane per l'assassinio di O'Connor [...]. Già alcuni giorni prima dell'esecuzione si erano recate sul luogo migliaia di persone, e forse non cera marsa, aune da parte di gente della buona società, una curiosità tanto indecente.

La domenica e il lunedì lo spazio di fronte alla prigione di Horsemonger Lane si riempi di gente, e piene erano tutte le finestre delle case che avevano la vista sul piazzale, i cui posti furono venduti a prezzi che andavano da 1800 a 3600 lire ciascuno. Furono affittati anche i tetti delle case, dove furono disposti sedili e rizzate tribune, e palchi furono costruiti ovunque fosse possibile, e ceduti a prezzi egualmente esorbitanti. I preparativi per sistemare gli spettatori furono comunque di un imponenza tale da far pensare a una grande solennità nazionale.

La forte domanda fece aumentare ancora di più i prezzi negli ultimi momenti, e la sera di lunedì quelli dei posti in posizione più favorevole salirono alle stelle.



Il lunedì mattina si tenne alla prigione una riunione dei magistrati che avevano il compito di sovrintendere all'esecuzione per decidere sulle ultime cose da fare. Durante la giornata una folla immensa assistette ai preparativi per l'erezione della forca, e verso sera si radunarono là per passarvi la notte una gran parte di tutti i rifiuti di Londra. Erano accorsi in numero inverosimile anche i venditori ambulanti, e ciascuno gridava i suoi prodotti. Il luogo aveva l'aspetto come di una grande fiera di san Bartolomeo, di quelle che si tenevano nei periodi di maggiore prosperità sotto il patronato delle corporazioni Londra.

Coll'avanzare della sera aumentò l'eccitazione e a notte fonda la piazza di fronte alla prigione e tutte le vie adiacenti erano gremite di spettatori. La costruzione di barriere per trattenere la folla fu ultimata nelle prime ore del pomeriggio [...]. Continuò ad affluire gente fino alla mattina successiva, e si è calcolato che fossero presenti all'esecuzione più di trentamila persone. La teppaglia di Londra si era sistemata soprattutto sulla carreggiata di fronte all'entrata occidentale della prigione. Era uno strano miscuglio dei tipi più disparati, fra cui spiccavano i marinai e gli operai irlandesi colle loro pipe di coccio e le facce inebetite dalla birra. Erano naturalmente presenti tutti i borsaioli della metropoli, che non si lasciarono sfuggire l'occasione per fare un po' di quel loro raffinatissimo lavoro. Da ogni parte si vedevano ragazzi arrampicati in posizioni inverosimili [...). E da tutta questa massa confusa si levava un concerto di voci, di fischi, di grida, un qualcosa d' indescrivibile. Di tanto in tanto da qualche parte si udiva un coro: erano canzoni oscene, oppure canti che si potrebbero chiamare una sorta di "marsigliese della forca", urlati a squarciagola dalla plebaglia.

La vista del patibolo che si levò enorme nella sua nudità a sinistra del tetto piatto della prigione, non valse a frenare minimamente la chiassosità della plebaglia. Ogni tanto c'era qualcuno che sveniva, qualcuno che si azzuffava, qualche ladro che veniva arrestato. E nemmeno fece alcuna impressione su quella massa scatenata e curiosa la vista di due esseri umani spediti con tanta fretta all'altro mondo. Ai margini dell'affollamento si notavano piccoli gruppi di persone appartenenti alle più diverse classi sociali - uomini e donne- che avevano pagato prezzi tanto cari per appagare la loro morbosa curiosità e che avevano abbandonato i loro club alla moda del West End e le loro case di lusso per venire a pigiarsi in mezzo al popolino o nelle finestre di povere casupole. Qua e là si potevano distinguere, in mezzo alla massa dei popolani, donne di rango vestite all'ultima moda con i loro binocoli da teatro puntati verso la forca.

Alle otto e un quarto Manning e sua moglie entrarono nella cappella. Avevano appena ricevuto il sacramento quando il direttore della prigione entrò dicendo che il tempo stringeva. Con lui entrò anche Calcraft e i due disgraziati coniugi furono condotti ciascuno in un angolo della cappella e ammanettati. L'operazione fu condotta prima sul signor Manning, che vi si sottomise con perfetta rassegnazione. Per legare la signora Manning occorse maggior tempo. Al vedersi mettere le cinghie ai polsi, la poveretta ebbe un attimo di debolezza e fu li lì per svenire, ma bastò un bicchierino di brandy per rimetterla in forze, e anch'essa si lasciò legare senza opporre resistenza. Tirò fuori da una tasca un fazzoletto di seta e chiese che la bendassero, cosa che le fu concessa. Aveva un velo nero intorno alla testa, desiderando che il suo volto fosse nascosto alla morbosa curiosità del pubblico, e così coperta fu condotta in fondo alla cappella da dove il triste corteo si mosse verso il patibolo, mentre la campana della prigione suonava i suoi funebri rintocchi.

Il corteo attraversò tutta una serie di stretti corridoi, di enormi porte e di passaggi difesi da cavalli di frisia. Linee di soldati  sbarravano la piazza trattenendo la folla si ritirarono ancor più lontano: lo spazio deserto davanti alla prigione era già non più di duecento, ma di trecento passi. Mi avvicinai a una di queste linee e osservai a lungo la gente che vi era addossata: tutti gridavano pazzamente. M'è rimasta impressa la figura d'un uomo in blusa, un giovanetto ventenne: era assorto in pensieri e sorrideva come se stesse pensando a qualcosa di divertente; a un tratto sollevò il capo, spalancò la bocca e cominciò a gridare, a gridare a distesa, gridi senza parole, poi il suo viso si chinò di nuovo e s'immerse in meditazioni. Che aveva quell'uomo? Perché s'era votato a passare una tormentosa notte insonne, a starsene per quasi otto ore immobile? Non afferravo distintamente quel che si diceva; solo di quando in quando mi giungeva all'orecchio, attraverso il frastuono incessante, la voce penetrante d'uno speculatore ambulante, che vendeva un opuscolo su Troppmann, sulla sua vita, sulla sua condanna e perfino sulle «sue ultime parole...» o sentivo anche lontano il cicaleccio confuso di voci femminili... [...]

Uno sgradevole odore emanava dalla folla: tutti quei corpi avevano bevuto molto vino; c'erano molti ubriachi. Non per nulla le bettole rilucevano come punti rossi sullo sfondo del quadro. La notte da scura si fece tenebrosa, il cielo s'era tutto coperto ed era diventato nero. Sui rari alberi, che si ergevano come fantasmi confusi, si scorgevano delle piccole masse: eran ragazzacci di strada, arrampicatisi lassù, che fischiavano e cinguettavano come uccelli, accoccolati fra i rami.

 Uno di essi cadde e, si diceva, si ferì a morte, fracassandosi la spina dorsale, ma non suscitò che una breve risata.

I cavalli attaccati al carro, che se ne stavano tranquillamente masticando l'avena dentro i sacchi, davanti al portone della prigione, mi parvero i soli esseri innocenti fra tutti noi.

L'ultima impiccagione pubblica in Inghilterra ebbe luogo a Londra, davanti alla prigione di Newgate (oggi Old Bailey), il 26 maggio 1868.

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