Da alcuni mesi avevo il pensiero fisso di recarmi alla biblioteca Ambrosiana di Milano. Non avevo idea di cosa mi aspettasse esattamente, sicuramente qualcosa che mi avrebbe sorpreso, ad iniziare dalla curiosa palma in cima alle scale all'ingresso delle sale espositive
In seguito alla morte del conte Fabio II Visconti di Brebbia Borromeo, il 23 novembre 1626 la vedova Bianca Spinola cede definitivamente il Cartone all'Ambrosiana per seicento lire imperiali.
La palma del cardinale Federico Borromeo
In passato, nella cripta della chiesa di San Sepolcro, una vera e propria chiesa ipogea risalente al secolo XI, pavimentata con le lastre del Foro Romano di Mediolanum, era conservato un manufatto particolarissimo: una palma in rame, voluta dal cardinale Federico Borromeo, di manzoniana memoria, nel 1616 come simbolo della Biblioteca Ambrosiana, da lui fondata ed edificata proprio nelle adiacenze della chiesa stessa di San Sepolcro.
In origine si trattava di una vera e propria fontana: grazie a complessi meccanismi idraulici, l'acqua dal sottosuolo risaliva fino alla sommità della palma per poi gocciolare dai rami e ricadere sul terreno. Il cardinale Federico l'aveva collocata in un cortiletto interno all'Ambrosiana; poi per vari motivi la palma ebbe altre collocazioni, fino agli anni Ottanta del secolo scorso, quando venne portata nella cripta di San Sepolcro.
In origine si trattava di una vera e propria fontana: grazie a complessi meccanismi idraulici, l'acqua dal sottosuolo risaliva fino alla sommità della palma per poi gocciolare dai rami e ricadere sul terreno. Il cardinale Federico l'aveva collocata in un cortiletto interno all'Ambrosiana; poi per vari motivi la palma ebbe altre collocazioni, fino agli anni Ottanta del secolo scorso, quando venne portata nella cripta di San Sepolcro.
Il passare dei secoli e i vari trasferimenti avevano inevitabilmente segnato questo prezioso e originale manufatto che, grazie al sostegno del club Rotary Milano Aquileia, nel 2018 è stato restaurato.
la Palma di rame trova ora collocazione proprio all'ingresso della Pinacoteca, in posizione evidente in alto allo scalone di onore, come rinnovato simbolo della Biblioteca Ambrosiana quale luogo di arte.
Non posso nemmeno ignorare la star per eccellenza dei santi ticinesi: San Rocco in questa bella raffigurazione
Se siete alla ricerca di qualcosa di estremamente macabro e crudele avete una fonte pressoché inesauribile con i santi. Un classicone che non manca mai é la testa sul piatto di San Giovanni Battista
Cristo che brandisce e sventola una bandiera in faccia agli esterrefatti soldati nemici, sconfitti dal colpo di coda della resurrezione lascia intravedere un altissimo più guerriero e meno divino del solito. Quando ci vuole ci vuole
la Palma di rame trova ora collocazione proprio all'ingresso della Pinacoteca, in posizione evidente in alto allo scalone di onore, come rinnovato simbolo della Biblioteca Ambrosiana quale luogo di arte.
Le prime sale
A colpirmi, ed é inevitabile, é la grande testa di cavallo
Testa di Cavallo - Copia dal monumento equestre di Marco Aurelio sul Campidoglio
La mente vola alla visita di Roma dell'anno precedente ed inevitabilmente alla statua
monumento equestre di Marco Aurelio sul Campidoglio
Bartolomeo Vivarini - San Rocco - Tempera e olio su tavola
Cristo che brandisce e sventola una bandiera in faccia agli esterrefatti soldati nemici, sconfitti dal colpo di coda della resurrezione lascia intravedere un altissimo più guerriero e meno divino del solito. Quando ci vuole ci vuole
Donazione del cardinale Federico Borromeo, 1618
Due grandi cartoni di Raffaello
"Due grandi cartoni di Raffaello, che gli appassionati d'arte dovranno avere tanto più cari quanto meno si dubita dell'autore. Mentre infatti alcuni quadri di tale artista possono essere offuscati da qualche dubbio per il fatto che nell'esecuzione si avvalse di numerosi aiutanti, i quali poterono porvi mano, è certo invece che questi sono proprio di mano sua."Federico Borromeo, Musaeum, 1625
Che cosa si intende per “cartone”
Nel lessico della storia dell’arte il termine ‘cartone’ indica un disegno tracciato su un supporto cartaceo, in genere in bianco e nero, di dimensioni variabili. Ma non uno schizzo, e neppure un disegno autonomo, piuttosto uno strumento di lavoro intermedio da cui sviluppare un dipinto. Sua prima caratteristica è quella di essere in scala 1:1 rispetto all’opera finale, perché il disegno dovrà essere trasferito su un supporto definitivo delle stesse dimensioni. Inoltre, pur contemplando la possibilità di apportare qualche modifica al progetto d’origine, un cartone si presenta con un grado di elaborazione generale e di dettaglio prossimo a quello definitivo.I procedimenti per trasferire un cartone sul muro da affrescare
Esistono cartoni per dipinti su tavola, celebri sono quelli di Leonardo per Sant’Anna e la Vergine o per il ritratto della marchesa di Mantova Isabella d’Este, mai realizzato; o quelli di Raffaello per gli arazzi della Cappella Sistina, colorati per servire da guida ai tessitori. Ma più frequenti sono i cartoni creati per essere trasferiti su muri da affrescare, secondo due procedimenti principali: l’incisione indiretta, che prevede che si insista sulle linee del disegno con uno strumento appuntito per lasciare sull’intonaco una traccia incisa; il cosiddetto spolvero, che richiede che si perforino le linee del disegno e poi, fatto aderire il cartone al muro, lo si tamponi con un sacchetto di polvere, la quale, infiltrandosi nei fori, lascia sulla parete una traccia di puntini corrispondenti al disegno d’origine.Scuola di Atene
Sicuramente questo disegno è tra le opere più preziose della collezione e della città di Milano. È il più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto e fu eseguito da Raffaello Sanzio, come preparazione dell’affresco della Stanza della Segnatura in Vaticano, fatta dipingere da Giulio II.
Entrò a far parte della collezione di Federico Borromeo nel 1626, allorché egli lo acquistò dalla vedova di Fabio Borromeo Visconti per l’ingente somma di seicento lire imperiali, anche se in realtà fu collocato in comodato presso l’Ambrosiana già nel 1610. Benché sia noto come Scuola di Atene, il titolo più esatto sarebbe La Filosofia, come suggerisce l’omonima allegoria dipinta nella vela sovrastante l’affresco nella Stanza della Segnatura, secondo un assai complesso progetto iconografico. Riconoscibili, al centro, sono i due massimi filosofi Platone (dipinto con le sembianze di Leonardo, con il dito puntato verso l’alto e riconoscibile poiché regge il Timeo, una delle sue opere che grandemente influì sulla filosofia successiva) e Aristotele, identificabile dal libro dell’Etica.
Il cartone presente all'Ambrosiana
Il cartone dal 1600 ai giorni nostri
1610 arrivo in ambrosiana
Il 1 luglio 1610 il cartone è concesso in prestito alla Biblioteca Ambrosiana da un cugino di Federico Borromeo, Fabio II Visconti di Brebbia Borromeo. L'opera è divisa in due pezzi, come testimonia l'atto di consegna: "duoi pezzi di disegno di Raphaele d'Urbino in cartone".
1625 il museaum
Nel suo Museum Federico Borromeo descrive il Cartone nell'ultimo settore del museo, in contiguità con le copie in gesso dell'Aurora e del Crepuscolo di Michelangelo e insieme con calchi di statue antiche già in collezione Leoni. Egli ne sottolinea l'importanza in quanto totalmente autografo di Raffaello, a differenza dell'affresco, per il quale il maestro si era servito di aiuti.
1626 acquisto da parte dell'Ambrosiana
1796 requisizioni napoleoniche
In seguito alla conquista di Milano da parte dell'esercito napoleonico, il Cartone viene requisito e trasferito a Parigi, al Louvre.
Il restauro effettuato al Louvre fu oltremodo invasivo, poiché i restauratori decisero di scomporre
l’opera nei circa duecentoventi fogli dei quali è composta, non senza significativi problemi, non ultimo quello di non riuscire a riassemblare l’opera a perfezione, come provano le linee della scalinata,
tracciate dai restauratori nel tentativo di ricreare l’impressione di unitarietà , che la scomposizione
aveva compromesso. Al restauro francese è dovuta la congiunzione delle due grandi parti nelle quali il cartone era stato diviso per almeno due secoli e l’integrazione delle grandi lacune, soprattutto nella
parte centrale. Dopo il lungo restauro, il cartone venne esposto al Louvre, dove rimase sino al 1815;
1815-1816 Congresso di Vienna e restituzione all'Ambrosiana
Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, nel 18 giugno 1815, il Congresso di Vienna impose la restituzione delle opere trafugate in molte nazioni europee. Fu così che la preziosa opera rientrò a Milano
nel 1816 e, dopo alcune settimane di esposizione presso il palazzo arcivescovile, venne collocato nella
Sala delle Pitture (l’attuale Sala Fagnani) della Biblioteca Ambrosiana.
1915-1946 il cartone e le due guerre mondiali
1837-1905 Dall'800 al 900: nuove sfide conservative ed espositive
A seguito dei lavori di ampliamento della Biblioteca, si decide di dedicare una stanza esclusivamente al Cartone, la Sala V, dove risulta collocata nel 1837, all'interno di una cornice dorata, munita di un dispositivo con una tela, che viene svolta a protezione del cartone nelle ore di chiusura della pinacoteca. Nel 1857, l'autografo raffaellesco viene collocato in una "colossale aurea teca magnifica". Un nuovo intervento conservativo viene suggerito dal Prefetto Antonio Ceriani e affidato a Giuseppe Bertini, anche se di questo restauro non esiste documentazione alcuna. L'esposizione alla luce solare continua ad essere uno dei principali problemi da affrontare e che è rimasto senza efficace soluzione sino a tempi a noi più vicini.
Nel 1895 Il Cartone è pubblicato da Luca Beltrami nella guida del museo in una xilografia di Ambrogio Centenari, che conferma l'opera nella sala V (attuale sala 2). Nel 1905, in occasione del riordino delle raccolte dell'Ambrosiana il Cartone viene inserito in una nuova custodia di protezione (una teca composta da tre lastre di cristallo), reimpiegando la vecchia cornice dorata.
Il doloroso e tragico periodo del primo conflitto mondiale, tra il 1915 e il 1918, vide il cartone lasciare la sua storica sede milanese per la seconda volta dal 1610, questa volta per essere messo in
sicurezza; fu così che l’opera tornò in Vaticano dopo poco più di trecento anni dalla sua realizzazione. Rientrato a Milano nel 1919, il disegno dovette nuovamente lasciare l’Ambrosiana, per essere
messo al sicuro dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, nel caveau milanese della Cassa di
Risparmio delle Province Lombarde. Prima di rientrare nelle sale della grandiosa istituzione fondata da Federico Borromeo, il cartone uscì nuovamente dall’Italia, per venire esposto a Lucerna, in
Svizzera, nella grande mostra organizzata dal Prefetto Giovanni Galbiati al fine di raccogliere fondi
per la ricostruzione dell’Ambrosiana, seriamente danneggiata dai bombardamenti della notte del
15 agosto 1943
Diogene il cinico si prende il centro della scena.
CuriositÃ
Ci vuole occhio, osservare il "diero le quinte", ma non é impossibile: per gli amanti del rock un brivido
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