Quando si va in un museo specifico e quello che ti colpisce é l'outsider, quello che neanche sapevi esistesse, un po' come andare ad un concerto e rimanere impressionati più dal gruppo di spalla che dagli headliner. Questo é quanto mi é successo al museo Tinguely di Basilea, dove tra le incredibili macchine sono invece le inquietanti installazioni di Roger Ballen a rimanermi impresse.
Il Richiamo Del Vuoto mi trasmette un angosciate sensazione di vita mal vissuta, di un orrore di sottofondo sempre pronto a prendere il sopravvento appena abbassiamo la guardia.
Roger Ballen
Roger Ballen, nato nel 1950 a New York, vive e lavora a Johannesburg, in Sudafrica. È uno dei fotografi più illustri e indipendenti del nostro tempo. Il suo lavoro, iniziato con ritratti di villaggi e persone sudafricane - diretti, frontali, senza fronzoli - è proseguito per 20 anni con immagini in cui ha creato potenti paesaggi spirituali.
Crea immagini che sembrano passeggiate nel subconscio, oscure, misteriose, persino spaventose o inquietanti. Colloca i suoi oggetti, gli oggetti, i mobili, le pareti con i disegni, i fili, le maschere, gli animali impagliati e le parti di animali, i topi vivi, gli uccelli, i serpenti, i cani, i gatti, i manichini e, solo raramente, le persone, in fotografie quadrate in bianco e nero.
Ballenesque
Negli ultimi anni, Roger Ballen ha creato un proprio stile con quello che chiama "Ballenesque".
Usa questo termine per descrivere gli elementi scomodi, strani e inquietanti che incorpora sempre più spesso nelle sue installazioni. Egli compie così un notevole passo dalla fotografia allo spazio, che culmina in una capanna al Museo Tinguely, costruita appositamente per la mostra. A Basilea, la semplicissima abitazione fa da sfondo a diverse scene che tematizzano Il richiamo del vuoto.
È possibile entrare nella capanna, in cui il "Ballenesque" può essere sperimentato, visto e annusato direttamente dal pubblico.
La mostra presenta anche due delle ultime serie fotografiche analogiche: Roger's Rats e una selezione da Asylum of the Birds. Due video, Ballenesque (2017) e Roger the Rat (2020), aprono lo spettro verso un'altra sfera artistica.
Nel lavoro di Ballen, la dimensione del fragile, dell'interrogativo, del vacillante, del perturbante, del non chiaro, dell'indeterminato è diventata la chiave di lettura. Sono opere in cui ci si può immergere, in cui si può sognare, in cui si trovano caos e ordine, ma anche paura e ispirazione.
La mostra è stata curata da Andres Pardey, in stretta collaborazione con l'artista e la sua direttrice artistica Marguerite Rossouw.
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