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I fortini della fame - Parte 2 - La linea Doufur

Dopo il primo post che rievoca il contesto storico un brevissimo approfondimento sull'ubicazione dei fortini

Prima ancora che il San Gottardo fosse aperto al traffico internazionale nel XII sec., Bellinzona era già un luogo di passaggio obbligato per chi si spostava tra Nord e Sud, tra l'area mediterranea (Italia) e il resto dell'Europa.

Le mulattiere e le strade lastricate con il controllo dei passi alpini e le varie dogane dapprima, la linea ferroviaria e poi l'autostrada con le gallerie sotto il San Gottardo, la lunga trasversale alpina ferroviaria (Alptransit) con l'innesto nella galleria del Monte Ceneri, nei pressi di Camorino, hanno segnato e stanno segnando la storia e lo sviluppo di questa regione.

Regione che, sia per la posizione tra Nord e Sud, sia per le comunicazioni ed il traffico, ha sempre assunto un'importanza strategico-militare rilevante, come dimostrano le strutture difensive realizzate nel corso dei tempi sul suo territorio. Con un punto cardine, che era naturalmente Bellinzona, sempre contesa da più parti, da Milano o dai Confederati.

A fine Medioevo Bellinzona era un borgo fortificato, protetto da tre castelli che, con una murata continua, sbarravano l'intera valle del Ticino. In tempi più recenti, analoghi motivi, spiegano l'edificazione tra Camorino e Sementina, di un'altra struttura difensiva, denominata linea Dufour. I "fortini della fame" ne fanno parte.

Ai Scarsitt

La linea difensiva "Dufour" deve il suo nome a Guillaume-Henri Dufour, ingegnere, ufficiale dell'esercito e politico che, a metà Ottocento, in un clima internazionale difficile e minaccioso, sostenne i lavori di fortificazione nella regione bellinzonese.

Promosse così il consolidamento delle strutture preesistenti attorno alla città di Bellinzona e la realizzazione di un'ulteriore linea di difesa più esterna, denominata appunto "linea Dufour".
Il Ticino rimaneva allora pericolosamente esposto agli attacchi delle truppe austroungariche, occupanti la vicina Lombardia. Lo fu anche in periodi successivi, in particolar modo durante i due conflitti mondiali, che videro sorgere altre linee difensive (Val Traversagna-Monti Motti, Gola di Lago-Mezzovico, Lodrino-Osogna).

La linea esterna a difesa di Bellinzona si estendeva su 2600 metri fra i due fianchi della valle del fiume Ticino da Camorino a Sementina. Essa era costituita, oltre che dalle fortificazioni sui due pendii, da sei postazioni con inclusa anche una batteria strutturata su due piani.

Le fortificazioni comprendevano: sulla riva sinistra del fiume Ticino: le 5 torri rotonde sul fianco della montagna presso Camorino, la batteria Morobbia, la lunetta Morobbia, il ridotto Carbo-nera e la batteria Rovedo; sulla riva destra del fiume Ticino: il ridotto Semen-tina, la batteria Sementina, le mura merlate e la torre rotonda sul fianco della montagna (Torre Pizzorino).

Al sass dal camosc

Alla direzione dei lavori fu designato il colonnello Jacob Diezinger coadiuvato dal capitano del genio
Johann Kaspar Wolff.
I lavori di costruzione ebbero inizio il mese di agosto del 1853 con l'impiego di una compagnia militare del genio formata da soldati ticinesi. Da inizio settembre furono pure occupati i disoccupati della regione e gli esuli rinviati dalla Lombardia. A ottobre il numero dei lavoratori presenti sul cantiere ammontava a 500 persone. La costruzione durò 15 mesi e fu terminata nel mese di ottobre 1854.

Con un semplice percorso é possibile vedere tutti i fortini sul lato sinistro della valle

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