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Le faide

E se il famoso patto per la nascita della svizzera fosse stato stipulato non in un ottica "riuniamoci contro il nemico comune esterno" ma bensì, "riuniamoci prima che finiamo con lo scannarci tutti tra di noi?"

Affermazione destabilizzante per lo svizzero "tutti alleati contro l'invasore austriaco" ma giusto tenere in considerazione una possibile reinterpretazione

Scena di caccia al bestiame su un Minnekästchen (XIV secolo). Immagine: Forum Schweizer Geschichte (originale nel Forum Schweizer Geschichte di Svitto).

Il Letzi del Morgarten come testimone

Il Letzi sul Morgarten ad esempio ce lo può testimoniare, qual'era la sua vera funzione?

Nel 1322 i proprietari terrieri di Svitto vendettero a privati sette proprietà di loro proprietà comune e investirono il ricavato "ze Hoptse.... an die Mure" (l'area a sud del Lago d'Egeri è ancora oggi chiamata
è ancora chiamata Hauptsee).
È impossibile dire se il Letzi fosse stato costruito ex novo, ampliato o riparato in quel periodo. Gli esperti ritengono che nel 1315 il Letzi non esistesse.

Il muro del Letzi correva a sinistra e a destra della torre, sulla cresta rocciosa prominente. Da un lato, i Letzi erano segni di confine e di sovranità, ma dall'altro avevano anche un significato militare.
Grazie ad essi, ad esempio, nelle numerose piccole guerre della regione, si potevano rendere più difficili le razzie di bestiame e fermare o almeno incanalare un esercito in avvicinamento.

La faida

Faida In latino medievale faida, dall'antico germanico fehida, «inimicizia»: nell'antico diritto germanico è lo stato di ostilità che si stabilisce fra tutta la parentela dell'ucciso o dell'offeso e quella dell'omicida o offensore, ostilità che non si placa se non con la piena vendetta

Le consuetudini dei vari popoli prevedevano che l'obbligo della vendetta potesse essere estinto con il pagamento di un risarcimento in denaro; il re longobardo Rotari (643) cercò di limitarne ulteriormente la pratica elevando l'entità dei risarcimenti. Col rafforzarsi dello stato il ricorso alla faida perse ogni legittimazione giuridica; nell'impero fu abolita dall'imperatore Massimiliano nel 1494. Fino a tempi recenti, tuttavia, nei paesi mediterranei la vendetta era ancora considerata un debito d'onore cui tutta la parentela doveva partecipare.

Una mucca sgozzata come gesto di vendetta in ambito di una faida accoglie i visitatori al museo nazionale di Svitto al pian terreno, impossibile non chiedersi il motivo di tale rappresentazione, impossibile ignorare il ruolo delle faide ricoperto per la nascita del nostro paese

Sino al tardo Medioevo, per ottenere la soddisfazione di pretese giuridiche si usa ricorrere alla faida, che costituisce praticamente l'unica possibilità di punire la violazione di un diritto. Sudditi e alleati sono tenuti a prendervi parte. Ci si ruba reciprocamente il bestiame, si distruggono i raccolti e si incendiano le case. Tali conflitti rendono insicure le vie di trasporto e nuocciono tanto al commercio come all'agricoltura. Fino al XIV secolo, la Svizzera centrale è teatro di faide in cui sono implicate centinaia di persone.

Procedimento privato e in parte rigorosamente formalizzato diretto a ottenere con la forza la soddisfazione di una pretesa giur., la faida aveva lo scopo di punire un torto o di costringere l'avversario ad accettare il proprio punto di vista giuridico tramite danneggiamento ed estorsione.

 La faida è considerata un elemento distintivo del medioevo europeo, la sua limitazione e la sua abolizione durante l'epoca moderna una tappa verso la costituzione del moderno Stato di diritto. La vecchia storiografia interpretava la faida come espressione dei cavalieri predoni. La ricerca più recente riconosce nell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni una forma legittima - limitatamente al medioevo - di applicazione del diritto soggettivo, ma ne sottolinea anche gli aspetti criminali.

Il diritto di faida, che di regola spettava alla famiglia o al gruppo parentale, spesso coinvolgeva comunità più ampie (com., comunità di valle, paesi). Generata da omicidi, ferimenti o inimicizie, la faida prevedeva strumenti di ritorsione quali, fra l'altro, l'omicidio, la devastazione, l'incendio doloso, la rapina, il furto e il pignoramento privato abusivo. Particolarmente importante era la vendetta di sangue, cioè la faida che faceva seguito a un omicidio, a un ferimento grave o a un'ingiuria (Onore). Nel contesto europeo questa forma di faida viene distinta in maniera rigorosa dalla faida peculiare ai Cavalieri, riservata alla sola Nobiltà, a volte anche ad ass. corporative, alla quale si poteva ricorrere in qualsiasi causa controversa. 

In Svizzera non sembra che il diritto di faida di cittadini e contadini fosse limitato alla vendetta di sangue; non era circoscritto nemmeno a livello sociale, in quanto membri di ogni appartenenza vi facevano capo, fra l'altro per rivendicazioni di proprietà. La faida è stata studiata un po' ovunque in Svizzera, in maniera sistematica però unicamente nella Svizzera centrale.

Incursioni reciproche da parte degli abitanti di Zurigo e Svitto. L'incapacità del pittore di disegnare le mucche è stranamente toccante. In linea con i tempi, probabilmente sta attingendo da qualche vecchio libro di modelli piuttosto che dalla natura.

Le comunità politiche

Nel XIII e nel XIV secolo delle comunità politiche si costituiscono nella Svizzera centrale. Le nobili famiglie dei von Kyburg e dei von Zähringen si estinguono rapidamente, gli Asburgo mostrano in un primo tempo scarso interesse per le regioni prealpine e il re è molto lontano.

Le faide imperversano, nuocendo all'agricoltura e rendendo insicure le vie di trasporto. In assenza di un principe territoriale, le comunità della Svizzera centrale devono cercare da sole di raggiungere la pace. Avvalendosi di strutture associative simili alle cooperative agricole, i cantoni di Uri, Svitto e Untervaldo iniziano a risolvere le cause giudiziarie di fronte a tribunali propri.
Spronate dall'ottenimento dell'immediatezza imperiale, queste comunità ambiscono all'autonomia politica.
 Sin dal 1300 circa, le Landsgemeinden (assemblee di cittadini) deliberano su questioni legali e giuridiche. Per consolidare i vantaggi politici ottenuti, i cantoni rurali stringono alleanze gli uni con gli altri. Le alleanze tra i «Paesi forestali», Lucerna, Zurigo e Berna consolidano gli interessi economici della regione.

Esempi di Faide

Un singolo contadino o cittadino difficilmente disponeva dei mezzi necessari alla conduzione di una faida (armi, rifugio fortificato e altro) e, di conseguenza, delegava l'incombenza a cavalieri, che a loro volta ingaggiavano aiutanti; si sviluppò così un servizio comparabile a quello mercenario, con relativi impresari e aiutanti. La faida divenne una fonte di reddito, principale o secondaria, per cavalieri, prevalentemente della bassa nobiltà, e uomini del ceto rurale o cittadino. Faide minori potevano confluire in un'unica grande azione che poteva assumere un carattere di opposizione

Nel 1379 Lucerna e i cantoni forestali sancirono che la vendetta di sangue poteva essere diretta unicamente contro l'autore del fatto. Un risarcimento in denaro poteva sostituire la faida .
La vendetta di sangue fu praticata fino al XVIII secolo; nel cantone Svitto è attestata ancora nel 1698.

I mercenari delle faide

Ne sono esempi illustrativi la faida del Vallesano Johann Gruber contro le decanie del Vallese e contro l'intera Confederazione (1390-1430) e i conflitti dei Wolleb della valle d'Orsera con Milano, la Savoia e commercianti fiorentini nella seconda metà del XV sec. Ai "mercenari" delle faide, così come ai loro aiutanti, la faida interessava più per la prospettiva del bottino e del guadagno che per i risvolti giuridici; una riconciliazione con i nemici non offriva vantaggi economici e quindi non veniva nemmeno perseguita.

Il contadino giustiziere

I signori di Wildenburg (castello sulla collina) erano soliti assalire e depredare i contadini diretti al mercato di Zugo (in fondo a destra). L'immagine narra simultaneamente una sequenza di episodi: un uomo esce correndo dal castello per aggredire la figlia di un contadino. Nascosto fra i cespugli il padre, che sospetta l'agguato, attende l'aggressore, lo uccide e gli taglia una gamba; la infilza poi sulla sua alabarda e la porta come trofeo della vendetta.

Il contadino giustiziere. Illustrazione del 1576 nella Schweizer Chronik di Christoph Silberysen (Aargauer Kantonsbibliothek, Aarau, MsWett F 16: 1, p. 279; e-codices).

Faida degli Izzeli-Gruoba

Nel 1257 le famiglie urane degli Izzeli e dei Gruoba aprirono una faida. Incapaci di ricomporre la pace, le genti di Uri si rivolsero al conte Rodolfo d'Asburgo, che ad Altdorf impose una procedura di espiazione (23.12.1257), sottoposta al controllo di quattro membri della comunità di Uri. Il conte dovette però intervenire nuovamente il 20.5.1258 a seguito del mancato rispetto degli accordi da parte degli Izzeli. La famiglia dovette pagare un'ingente multa, mentre ai responsabili furono confiscati i beni, dichiarati illegali. La storiografia ha dato interpretazioni molto differenti dell'evento. Oggi la faida degli Izzeli-Gruoba viene ritenuta una tappa fondamentale nel processo di abbandono dell'istituto della faida e nel passaggio alle comunità del controllo sulla giustizia nella Svizzera primitiva.

Cronache vescovile di Würzburg

Illustrazione nella cronaca vescovile di Würzburg di Lorenz Fries (1489-1550): 
Nel tentativo di trovare nuove fonti di denaro, il vescovo di Würzburg Johann II (1411-1440) aveva chiesto un prestito a Johann von Hirschhorn. Quando il prestito non fu restituito, fu dichiarata una faida contro di lui. Secondo Fries, il vescovo era in viaggio da Schlüsselfeld (distretto di Bamberga) a Höchstadt a.d.Aisch quando fu attaccato da Hirschhorn nel 1438. L'entourage del vescovo fuggì, il vescovo fu catturato e rilasciato solo dopo aver pagato un prestito e gli interessi. (UB Würzburg, M.ch.f. 760, fol. 412v)

Illustrazione nella cronaca vescovile di Würzburg di Lorenz Fries (1489-1550): Il vescovo Rodolfo (1466-1495) intervenne nella cosiddetta faida di Rosenberg contro i signori di Rosenberg, che stavano rendendo insicuro l'Odenwald come "baroni predoni". Quando il consigliere ducale bavarese Johann von Ditzelau viaggiava con una scorta di Würzburg, fu attaccato e rilasciato solo dietro pagamento di un riscatto; per vendicarsi, il duca Albrecht IV di Baviera (1465-1508) fece allora prigionieri tre canonici di Würzburg. (UB Würzburg, M.ch.f. 760, fol. 515v)

Berna e Asburgo

Nel 1339 il conte Gerhard von Aarberg-Valangin invia a Berna una lettera di faida, sullo sfondo della disputa tra la città di Berna e gli Asburgo. Lo stesso Gerhard era dalla parte degli Asburgo. (Cronaca di Spiez di Diebold Schilling, Berna, Burgerbibliothek)

Succosa quasi faida medievale

[...] per chi sottrae gli abiti a una dama mentre è intenta a fare il bagno, costringendola a mettere a nudo pubblicamente le sue vergogne: ci è stato riferito che un uomo perverso, mentre una donna si lavava nel fiume, le ha preso tutti gli abiti e lei è rimasta nuda e chi andava e veniva vedeva in modo peccaminoso la sua vergogna. Pertanto stabiliamo che chi ha commesso questa illecita impudenza paghi il suo guidrigildo, perché i parenti della donna potevano innescare una faida e provocare morti.

Le crociate: un efficace antidoto alle faide?

Jacques Le Goff nel suo "Il medioevo raccontato da Jacques Le Goff" inerente le crociate afferma: "....già in precedenza l'Europa cristiana aveva voluto riprendere con la forza la Spagna ai musulmani, che l'avevano essi stessi presa con la forza: si trattò della Re-conquista. In seguito, effettivamente, volle strappare loro la Palestina, e Gerusalemme, dove si trovava la tomba di Cristo (certi capi musulmani, in alcuni periodi, avevano vietato ai cristiani di recarsi in pellegrinaggio ai luoghi santi cristiani, a quello che essi chiamavano il «Santo Sepolcro», alla sepoltura del Cristo).
Alla fine dell'XI secolo il papato iniziò dunque a predicare una grande spedizione cristiana, sperando che questa avrebbe posto la Chiesa, in modo definitivo, alla testa della cristianità e che tale soluzione avrebbe impedito ai cristiani di battersi e uccidersi tra loro. Fu la prima «Crociata»."


Possiamo in un certo senso accostare la grande unione dei cristiani impegnati nelle crociate al patto tra i cantoni primitivi: ancor prima che un alleanze contro il nemico un comune un assicurarsi contro gli scannamento reciprochi

Una risposta autorevole

Nel 2024 durante una conferenza sull'identità nazionale ho la fortuna di porre una domanda mirata sul tema delle faide correlato al patto del Grütli alla direttrice del Museo Nazionale di Zurigo Denise Tonella

D: Parlavamo prima dei miti fondatori, palafitticoli, eccetera, e anche il patto dei Grütli, che è proprio il mito nostro,  si potrebbe rivederlo in chiave, un po' più critica. Ad esempio mi sono sempre chiesto, non ce la vendono un po' troppo semplice? Non è che ci siamo alleati sì, contro l'invasore, ma ci siamo anche alleati per far sì che non ci scannassimo tra di noi. Parlo ad esempio delle faide tra i vari cantoni. Dunque questo secondo motivo, che chiaramente non era menzionato sul patto, potrebbe essere il vero motivo del patto stesso?  Non dovremmo vederlo in maniera un po' più critica?

R: Ci stiamo provando da 20 anni. Bisogna dire che da un po' più di 30 anni la storiografia ha dimostrato che i patti o i miti fondatori sono appunto dei miti. Storicamente non li possiamo provare con delle fonti storiche. Questo però non diminuisce il loro valore, nel senso che hanno il loro valore come mito e hanno influenzato generazioni, intere generazioni della Svizzera. Quindi il fatto che una storia non è vera a livello storico non toglie significato alla storia, ma bisogna vederla in modo un po' diverso. 

Effettivamente però come tu dici, anche nella mostra permanente che abbiamo al forum della storia di Svizzera di Svitto, dove mostriamo come la confederazione svizzera è nata, parliamo dei miti del patto del Grütli, ma anche di Guglielmo Tell solo in un epilogo alla fine, perché storicamente non compaiono mai. Compaiono la prima volta nel cosiddetto libro bianco di Sarnen nel 1470, quindi nel quindicesimo secolo. E quello che c'è prima, anche il patto del 1291 è uno dei tanti patti che venivano stipulati all'epoca, non è molto diverso da altri, tra Uri Svitto e Nidvaldo. 

Il patto del 1291 - museo dei patti federali Svitto

E quello che si voleva fare effettivamente con quei patti all'epoca era garantire la pace nella regione. Quindi sono in realtà trattati o patti di pace e avevano a che vedere in particolare anche con le faide che c'erano tra varie famiglie, perché bisogna immaginarsi che all'epoca non c'era la polizia e c'era il rappresentante dell'imperatore, che spesso però non era sul posto, quindi non poteva fare né da giudice né da poliziotto. Quindi si cercavano delle soluzioni sul posto, creando poi ad un certo punto anche dei tribunali propri. 

Il patto del 1291 è stato ritrovato poi dopo diversi anni nel XVIII secolo, quando si è fatto un po' di ordine nei vari archivi, ed è stato però valutato come uno dei vari patti che c'erano nel XIII secolo. Ed è solo nel XIX secolo, con la nascita del nuovo Stato federale, che si aveva bisogno di una storia comune, di un inizio comune che ha assunto il simbolo che oggi conosciamo. 

Quando poi è stato instaurato il primo di agosto ci si è proprio appoggiati su questo patto del 1291, perché è datato agli inizi di agosto 1291. Probabilmente il 1291 non è neanche corretto, ci sono degli storici che dicono che è stato retrodatato il patto, però non è un patto di fondazione della Confederazione Svizzera, questo no, perché a quell'epoca i vari cantonianti della Svizzera avevano dei patti con tante altre regioni, città, che oggi anche in parte non fanno parte della Svizzera. Quindi era una cosa ancora molto instabile che si stava costruendo. Però, appunto, come dicevo prima, questo non toglie nulla al fatto che questi patti, a partire dal XIX secolo, hanno giocato un ruolo molto importante nel plasmare l'identità svizzera. 

E quindi questa idea che noi ci siamo liberati dal gioco di un signore straniero, gioco che in fondo gioca ancora un ruolo anche oggi quando si parla, non so, del Tribunale di Strasburgo e dei giudici che no, non vogliamo, non vogliamo tribunali stranieri che giudicano sulla Svizzera, sono tutte cose che ancora si sentono e che sono collegabili a questa storia dei miti. 

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