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Il periodo della piccola era glaciale in Leventina

La grande storia nel nostro piccolo territorio ha un fascino irresistibile, la si sente addosso, la si respira a pieni polmoni e si riesce con più facilità a fare un salto nel passato.

Il 23 novembre 2023 mi presento all'aula magna di Faido in clamoroso anticipo con tanto di taccuino per gli appunti

Cacciatori nella neve di Pieter Brughel il vecchio 

Causa della piccola glaciazione

Si parla di macchie solari, di corrente del golfo che rallenta con conseguenze sulle coste del Nord America ma anche in Europa.

Ma da quando a quando va questo periodo? Si parla dal 1300 al 1850 circa. Fino al 1270 abbiamo un incremento della temperatura e della popolazione per poi assistere ad un abbassamento delle temperature


Il ghiacciaio del Rodano ca. 1890-1900 e nel 2004.

Un recinto circonda una fattoria che comprende un recinto per le pecore e, sulla destra, quattro arnie e una colombaia. All'interno della casa, una donna e una coppia di giovani uomini e donne si scaldano davanti al fuoco. Fuori, un uomo abbatte un albero con un'ascia, con fasci di bastoni ai piedi, mentre un altro si prepara a entrare in casa soffiandosi sulle mani per riscaldarle. Più lontano, un terzo guida un asino carico di legna verso il villaggio vicino.

Aumentando gli alluvioni legati alla piccola era glaciale si assiste di conseguenza all'aumento della carestia. Il dipinto nel camposanto di Pisa del Buffalmacco intitolato "il trionfo della morte" anticipa l'ondata di peste del 1386 e testimonia quindi l'ondata di miseria generata dalla piccola era glaciale

Trionfo della Morte (Buffalmacco)

La scena è frammentata in più scene dominate da diversi sentimenti: l'orrido, il grottesco, il comico, il senso di serenità. Le dame ed i cavalieri che si vedono nell'affresco stanno andando a caccia in allegra brigata (si notino i cani e il falconiere), con le vesti eleganti ed i modi cortesi del tempo; ma, guardando l'intera parete affrescata, ci si accorge che essi non hanno tempo per bearsi delle delizie proprie della vita cortese: la tragedia della morte che trionfa sul mondo terreno sta ormai incombendo su di loro.

In Leventina

Dal 1570 abbiamo importanti conseguenze sulla Leventina

Dal frumento alla segale

Primo aspetto nei contratti si nota che si passa dalla coltivazione del frumento alla segale più resistente.

Mulattiere

Un altro elemento tangibile riguarda le mulattiere; esse vengono "abbassate" cercando di accorciare e rendere più brevi i tempi di percorrenza.

Mulattiera Pian Selva (fino al 1350)
 
Fino al 1350 la mulattiera da Faido sale fino a Pian Selva, per poi passare a Dalpe escendere di nuovo verso il fondovalle
L’antica mulattiera arrivava all’attuale Ponte del Maglio a Faido e poi saliva fino a Piana Selva, che ospitava un antico dazio, le cui rovine della torre erano ancora visibili negli anni Quaranta del secolo scorso. Da qui arrivava a Dalpe grazie a un antico ponte a due archi e poi raggiungeva il fondovalle, superando in questo modo le gole del Piottino.


Il ponte della mulattiera di Piana Selva sotto Cornone in una foto d'inizio secolo rintracciata da Mario Fransioli. Il ponte fu distrutto da una piena della Piumogna negli anni Trenta. Di quell'antica costruzione è rimasta solo la spalla sinistra con la cappella. La sua struttura è molto simile a quella dei due ponti di Giornico. 

Mulattiera romana (1350)

Attorno alla metà del XIV secolo, molto probabilmente per volere dei commercianti di Milano e con il beneplacito dei Waldstëtten - che avevano esteso nel 1351 la loro influenza politica e militare fino al Piottino - era stata realizzata una nuova mulattiera che, passando a monte dell’abitato di Faido sul versante sinistro della Valle, arrivava fino al Ponte della vicinanza ai piedi del Piottino e da qui si inerpicava per superare la parete di roccia e poi discendeva fino al fondovalle.

A metà del pendio era stato realizzato il Dazio Vecchio, di cui si vedono ancora le rovine e che è nominato per la prima volta in una pergamena del 4 giugno 1383. L’antico Dazio Vecchio cadde in disuso e un nuovo deposito delle merci fu realizzato a Faido attorno al 1359: l’edificio situato nei pressi della Chiesa parrochiale, che veniva un tempo chiamato “sostra” (sosta).
 Questa era chiamata la strada romana. Quindi la Gola era ancora evitata, anche se il percorso sarebbe stato meno lungo e meno ripido

Mulattiera urana

A partire dalla seconda metà del XV secolo i mercanti svizzeri si erano lamentati presso la Dieta federale della lunghezza del tragitto tra Faido e il Dazio Vecchio.
Allo scopo di realizzare una nuova mulattiera sul fondovalle all’interno della Gola del Piottina, il 15 aprile 1515 furono assegnati al Cantone di Uri gli incassi provenienti dal “Dazio Vecchio”, che fino a quel momento era stato di proprietà della Leventina, dietro un pagamento di una tantum.

La strada all’interno del Monte Piottino fu realizzata attorno alle metà del XVI secolo e il Dazio Grande venne terminato nel 1561. Per la realizzazione della nuova mulattiera si ricorse alla polvere da sparo per frantumare la roccia e alla edificazione di una serie di ponti che sorreggevano la nuova via. Il costo complessivo delle opere fu di 3'000 corone e furono interamente realizzate grazie all’incremento della tariffa daziaria.
L’operazione fu sicuramente interessante per il Cantone di Uri da un punto di vista finanziario, perché all’inizio degli anni Novanta del Settecento il Dazio Grande garantiva circa 1/3 delle entrate dello stato. La mulattiera venne anche utilizzata in inverno per il trasporto dei tronchi di larice, perché la loro fluitazione avrebbe danneggiato i ponti nella Gola del Piottino. L’8 gennaio 1642 il governo urano proibì questo trasporto, perché la strada risultava guastata.

Il Dazio fruttava all’erario del Cantone di Uri dalle 16'000 alle 24'000 lire terzole all’anno, a dipendenza del maggiore o minore afflusso di merci. La manutenzione della mulattiera fra il ponte a monte e quello a valle dell’edificio, situato dove si trova attualmente il Ponte di Mezzo, non era superiore alle 1'000 lire terzole annuali. L’incarico di daziere era attribuito dal Cantone di Uri per un periodo di 6 anni. Il titolare abitava al Dazio, gestiva la locanda con alloggio e percepiva il 10% della cifra d’affari. Quindi, incassava dalle 1'600 alle 2'400 lire terzole all’anno, una cifra considerevole se si calcola che nel 1764 lo stipendio versato dalla Leventina al landfogto (governatore urano) era di 548 lire terzole annuali a cui andavano ad aggiungersi i 2/3 del ricavato delle multe e delle condanne inflitte.

La realizzazione di questa importante infrastruttura deve essere inserita nella politica urana della seconda metà del XVI secolo, tendente a migliorare la mulattiera sui due versanti del Passo. Nel 1572 vengono costruiti due ponti in sasso sulla biaschina, con essi ci si può spostare da un lato all'altro della valle evitando le zone alluvionali- Se la strada nuova viene a mancare tre degagne di Faido si suddividono i costi della manutenzione della mulattiera, in caso di alluvione tornano ad utilizzare la mulattiera che sale a pian Selva nel 1595 era stato costruito un nuovo Ponte del diavolo in sasso, che sostituì l’antica passerella in legno.

Mulattiere a confronto

1. Mulattiera Pian Selva
2. Mulattiera del 1350
3. Mulattiera urana



Tutti questi accorgimenti permettono di risparmiare 1 giorno di tempo negli spostamenti

Storie da fondovalle 

Fondovalle 1870. Il ticino ha vari rami che cambiano in base agli alluvioni, il terreno risulta pieno di detriti e non produttivo.

Si assistono a dei conflitti in bassa Leventina tra Personico e i vicini di Bodio Pollegio e Pasquerio. In bassa valle c'é la promiscuità dei terreni, quindi sono usati da più corporazioni e in caso di alluvioni nascono attriti. La situazione ristagna e invece che ricorrere a nuovi sistemi di gestioni dei terreni si rimane ancorati ai vecchi. Questo perché una volta le novità erano temute e si preferiva restare attaccati alle vecchie regole. Tutto questo provoca un arresto del progresso.

1873, il fiume Ticino presenta ancora dei rami fuori dall'argine principale. Questi piccoli rami erano la causa di allagamenti e conseguenti conflitti tra le comunità

Boschi sacri

Nel 1601 Osco infaura i boschi, chiamate poi faure e in seguito boschi sacri. Essi servivano a contenere le frane, e fino ad un certo punto delle precipitazioni ricoprivano questo ruolo ma le il maltempo imperversava anche i boschi non proteggevano ila valle

Ponti

Vengono costruiti dei ponti in legno che in caso di piena possono poi essere ricostruiti velocemente. Uno su tutti il ponte del maglio a Faido


Il vecchio «ponte della Vicinanza» in una litografia di Louis Jules Fréderic Villeneuve. Il disegno è stato eseguito nel secolo scorso, dato che sullo sfondo si vede il ponte della cantonale costruito nel 1819 su progetto dell'ingegnere Francesco Meschini

Stregoneria 

La Leventina ha avuto due belle ondate di caccia alle streghe, nel 1457-59 e poi ancora nel '600. Di questo secolo si ha notizia di ben 257 procedimenti giudiziari intentati dal Tribunale dell'inquisizione di Faido, contro 281 persone accusate di "stregheria" o eresia, 174 dei quali portati fino alla sentenza finale (v. Matteo Scanni, cit.). Diverse le "streghe dell'alta valle condannate alla decapitazione e all'"abbruciamento", e anche qualche "stregone"  (1/4 sul totale)

Scanni, Matteo, "I processi alle streghe della Valle Leventina", tesi di laurea, Milano, 1995-96. con un inventario completo dei 257 procedimenti degli anni 1610-1687 (pp. 326-341). Ce l'hanno solo all'Archivio di Stato a Bellinzona (segnatura ASBTM 111) e sono vietate le fotocopie! Dello stesso autore un articolo di sintesi in "Nuova Rivista Storica", Perugia, gen.-apr. 1997, pp 131-158.

The witch (1640-1649), Salvator Rosa, private collection, Milan.

Si credeva che le streghe avessero il potere di scatenare alluvioni.
Nel 1656 nell'archivio patriziale di Giornico inerenti gli statuti di Chironico, articolo 146 si legge che si ricorre alla tortura contro una strega che se ne stava in piedi con i piedi nell'acqua e che ne gettasse in aria con ole mani creando alluvioni

Nel libro della Leorca invece emerge un caso analogo
"Guglielmo de Dalpe è stato visto mentre trasportava all'alpe la sabbia del fiume e la gettava in un pozzo. Questa malefatta sarebbe la causa di numerosi uragani e grandinate in seguito abbattutesi sui pascoli"

L'inchiesta generale é guidata dalla sovranità urana che invita a presentarsi chi ha assistito ad atti di stregoneria. Bastava una mucca che moriva dopo il passaggio di una determinata persona, un bambino che moriva (il tasso di mortalità tra i neonati era molto alto)
In seguito le autorità stilavano un verbale seguito da un inchiesta eseguita al pretorio di Faido

Nell'interrogatorio si procedeva senza tortura, poi in caso la strega non ammettesse si passava alla tortura (tortura dello strappo con la corda). La confessione doveva poi essere confermata da una confessione de plano, ovvero senza tortura, per renderla valida. In caso contrario si ricominciava con le torture

Il luogo del supplizio era la pian dei carbonitt (dove si produceva carbone quindi) e al piano della Forca si procedeva con la decapitazione. Piano della forca localizzato qui

Le streghe sono molto presenti in Francia in una determinata zona refrattaria al re 
Dal 1480 la Leventina sottostà ad Uri, nel 1602 Uri cerca di imporre lo statuto alla Leventina ma senza successo.
Si può pensare che la stessa cosa che succedeva in Francia succedesse in Leventina? Uri cerca forse con la caccia alle streghe di togliere peculiarità alla popolazione e rifarsi su di essa come il re di Francia?

Cardinal Borromeo

Altro elemento potrebbe essere il cardinale Borromeo:
Anno del Signore 1569, a Lecco iniziò il regime di terrore. Dieci donne furono arrestate e tradotte nelle carceri vescovili. Le accuse erano quelle classiche: “le donne sono accusate di aver fatto morire fanciulli e bestiame, di aver calpestato il crocifisso e l’immagine della Madonna, di aver rubato ostie consacrate e di aver fatto molti altri fatti strani e pisciatoli sopra”. Apparve anche un’aggravante: “le donne hanno commesso ogni sorta di lussuria con quei loro demoni incubi”. 


Il quadro accusatorio fu dipinto velocemente. In pochi giorni aggiunsero la cornice. Il cardinal Borromeo, preoccupato per la situazione in divenire, decise d’intervenire duramente in altre valli, in altri paesi. Affidiamo la narrazione alle sue parole: “conviene farne esemplare dimostrazione, essendo questa peste sparsa per quelle montagne ed invecchiata in tale maniera”. Il processo era un’inutile perdita di tempo. Erano colpevoli nella testa dell’uomo che sarà santificato pochi anni dopo la morte. Il problema consisteva nella mancanza della confessione. La sfacciata fortuna dell’uomo venuto da Arona, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, vuole che al tempo esisteva un mezzo rapido per estorcerla: la tortura. Le donne confessarono ogni male possibile, oltre quanto previsto dal quadro accusatorio. Il cardinal Borromeo fu aspramente criticato per l’utilizzo della tortura. Si difese con queste parole: “la donna negando ogni cosa ai miei officiali, cioè al vicario fiscale ed al notaro, si trovarono due sbirri quali dicono che furono chiamati dal Cavaliere di quel tempo e che cominciarono a dislacciarla sul davanti per darle di corda, e lei subito disse che lasciassero stare che voleva confessare, e la lasciarono”.

Al Borromeo non sembrava necessario perdere tempo a verificare i delitti. La condanna, secondo lui, non doveva colpire il reato di omicidio ma quello di eresia. L’inquisizione dovette intervenire per impedire la giustizia sommaria fortemente voluta dall’arcivescovo nato sulle sponde del Lago Maggiore. Nel 1583, un anno prima di morire, Carlo Borromeo avrà ancora a che fare con donne accusate di stregoneria, nel corso di una visita pastorale in Val Mesolcina, nel cantone svizzero dei Grigioni. In terra elvetica nessuno riuscirà a fermare le azioni di Carlo Borromeo, cardinale e santo della chiesa cattolica.

Santi e santicchi

21.09.1659 a Faido cominciò a piovere minacciando il paese. Gli abitanti fanno un voto a San Matteo e si recano al ponte al Maglio in processione

Nel 1776 é San Felicissimo ad essere invocato così come nel 1868. San Felicissimo é ufficilamente il santo che protegge dagli alluvioni

Coda piccola era glaciale

Questa dettagliata fotografia dell'astronauta ritrae la caldera sommitale del vulcano. L'enorme caldera, con un diametro di 6 chilometri e una profondità di 1.100 metri, si è formata quando la cima del Tambora, alta circa 4.000 metri, è stata rimossa e la camera magmatica sottostante si è svuotata durante l'eruzione del 1815. Nella caldera sono ancora presenti fumarole attive, o bocche di vapore.

Per tre anni le condizioni climatiche sono influenzate dall'evento, il 1816 passerà alla storia come anno senza estate; freddo, nevicate. Padre Angelico Cattaneo che ai monti in piena estate c'é neve sopra Osco e Rossura. Il 05.07.1816 a Faido si registrano 5 gradi sotto lo zero! Il fatto é riportato dalla stampa

La conseguenza é la mancanza totale di patate, legumi. Le alpi vengono caricate il 22 di luglio (tardi) e subito scaricati per la neve.

L'inverno 1816-1817 nevicate e valanghe a Gioff e Deggio.

Il 26.08.1817 si assiste ad un esendoazione al Formigari a Faido.

26-27 agosto 1834 esondazioni a Madrano e Piotta. 

Il 15 settembre 1839 Padre Angelico commenta che a Faido un grosso noce é di traverso presso ponte al maglio

Nel 1868 il cataclisma tocca a Bodio, la gente si rifugia in chiesa ma ci sono dei morti. In seguito molte persone emigreranno verso l'America per aver perso tutto durante l'alluvione

Nel 1987 l'ultimo grande alluvione a Faido 

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