E sesso fu - parte I - Romani, asini e cesti

Era inevitabile, ruota tutto attorno a quello dico alcuni, tira più un pelo di pheega che un carro di buoi recita un altro modo di dire alle nostre latitudini: il sesso. Se ne parla già troppo per quel che riguarda l'era contemporanea, ma un bel viaggetto nel passetto permette di scoprire succose curiosità 

L'importanza del dare rispetto al ricevere

Come ci hanno sempre insegnato il vero piacere sta nel donare, ancor più che nel ricevere. Con le dovute proporzioni scopriamo che nell'antica Roma la sodomia era tollerata a determinate condizioni (e chi l'avrebbe mai detto?)

Nell'antica Grecia e successivamente a Roma si facevano delle distinzioni legali e morali tra ruolo attivo e passivo, al di là delle preferenze sessuali. Chi era penetrato (ragazzi, donne e schiavi di entrambi i sessi) era ritenuto sottomesso e pertanto spregevole, mentre chi penetrava (gli uomini attivi) veniva acclamato (!).

L'asino e il leone

Siamo soliti a paragonarci a grossi e indomabili felini, ce li tatuiamo, ci diamo i loro nickname.
Non sempre però il leone é il re incontrastato, é di gran sollievo sapere che a volte le cose non sono sempre così scontate e può essere l'outsider a "vincere"

Sulla facciata di un negozio a Pompei, un affresco ritrae la figura della Vittoria mentre incorona un asino che sta penetrando un leone.

Insegna romana di negozio con la figura della Vittoria, un leone e un asino, affresco. 

Napoli, Museo Archeologico.

Il significato preciso di questa scena deve ancora essere chiarito con certezza, anche se potrebbe forse far riferimento a un mondo capovolto o alla massima secondo cui la pazienza ha la meglio sulla forza. Ciò nonostante, il fatto che un asino in qualità di penetratore sessuale sia giudicato il vincitore, come simboleggia la corona di foglie d'alloro, sembra collocare il leone nel ruolo più degradato.

Un cesto di cazzi

Un piatto realizzato a Deruta all'inizio del XVI secolo e conservato al Museo del Louvre potrebbe a prima vista sembrare piuttosto spassoso; ritrae infatti una donna che prende un frutto da un cesto: un pene da cui spuntano delle foglie. Sopra di lei, un cartiglio con la scritta «Ai bon fruti done» suona come il richiamo di un venditore ambulante". Ma forse non si tratta di mera comicità e il suo significato si avvicina di più a un fabliau francese del XIII secolo. Il desiderio stravagante, che racconta di una donna che si addormenta accanto al marito e sogna un mercato in cui si vendono genitali maschili: lei acquista l'esemplare più grande (e te pareva?)

Quando si sveglia è delusa, ma la storia si conclude con la riconciliazione con il marito, coronata da un rapporto sessuale. Secondo uno studioso, la proliferazione di peni in questa storia è una metafora di

benessere, in senso sessuale, ma non solo.