Chi non risica non rosica. Questo detto può sicuramente essere utilizzato anche per quel che riguarda l'arte.
Mirò é un nome già sentito, più volte, ma dato che non l'ho memorizzato "col nodo" nel mio cervello doveva essere il primo indizio.
Il secondo mi si presenta all'entrata della mostra temporanea all'ultimo piano di Villa Reale a Monza. Ancor prima di pagare il biglietto d' entrata alla mostra ho la possibilità di allungare l'occhio e dare una sbirciatina alle opere che si intravedono appena dietro l'angolo. Di colpo mi rispondo il perché mancato nodo al cervello: le opere , lo stile di Mirò non mi entusiasma particolarmente.
Non mi arrendo; penso i notevoli passi avanti fatti negli ultimi tempi da "accettazione" fino ad "approvazione" e poi "tifo sfrenato" per alcuni artisti (Albrecht Dürer e Segantini per fare due nomi) mi danno lo slancio necessario; decido di darmi ancora una possibilità di ricredermi (ma quanto sono belli i verni che iniziano per "ri"?). Compro il biglietto e mi fiondo nell'esposizione
Joan Mirò
Joan Miró (Barcellona, 1893 - Palma di Maiorca, 1988) maestro universale dell'arte contemporanea.
è uno dei principali protagonisti del cambio di rotta nella storia dell'arte agli inizi del XIX sccolo.
Viaggia a Parigi per la prima volta nel 1920, dove entra in contatto con le avanguardie artistiche, visitando mostre e musei, soprattutto il Louvre. Un anno dopo si trasferisce in città e stabilisce rapporti d'amicizia con gli scrittori Pierre Reverdy, Max Jacob, Tristan Tzara e Maurice Raynal, con i quali conosce in prima persona movimenti come il cubismo e il dadaismo. Successivamente entra in contatto con il circolo di scrittori e poeti surrealisti, come André Breton, Paul Éluard o Louis Aragon, motivo per cui la sua pittura tende verso un linguaggio più poetico e onirico; un mondo che parte dall'inconscio e dall'irrazionale e che nella sua libertà si relaziona con la scrittura automatica. Miró gioca con le parole anche nei titoli delle sue opere, creando testi e immagini di carattere lirico.
Per l'artista non esistono differenze tra pittura e poesia, con le quali sperimenta durante tutto il suo percorso artistico e di vita.
All'inizio degli anni Trenta, Miró incontra il poeta surrealista René Char (L'Isle-sur-la-Sorgue,
Francia, 1907 - Parigi, 1988). Tra i due artisti si instaura un'intensa sintonia che sfocia in una proficua collaborazione, riflessa in dodici libri congiunti pubblicati tra gli anni 1948 e 1976, tra cui spicca
Le marteau sans maître.
Dagli intellettuali che frequentavano il gruppo surrealista nacquero proposte interessanti e proficue che si esprimevano sotto forma di dipinti, incisioni, poesie o composizioni musicali... volevano plasmare il subconscio attraverso l'arte; unire il mondo razionale con quello dei sogni e delle fantasie in una nuova realtà, il surrealismo.
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ci provo ma non ci riesco, é troppo per me, le macchie rosse mi ricordano quelle secche di sangue che rimangono sui cerotti quando li si toglie, poi mi assalgono ricordi di infanzia... avanzo cerco di trovare qualcosa che mi appaghi
Poi in una sala un'opera diversa: grande, più grande, composta con materiali diversi. Ho perlom,eno l'impulso ad avvicinarmi e andare ad osservarla meglio, cerco il titolo, cerco di farmene una ragione

Al proposito di questo, Miró dichiara:
Nel dipinto a olio Femme entourée par deux personages, del 1937, una donna è perseguitata da due uomini; li identifichiamo dai loro genitali, poiché sono figure piuttosto semplificate, disegnate con pochi tratti.
Addio Mirò
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