Durante la visita a Villa Reale a Monza diversi ciceroni aspettano in punti fissi del percorso. Essi snocciolano succosi aneddoti inerenti la villa e i suoi ambienti.
A colpirmi é uno dei primi aneddoti inerenti il bagno del re: nella vasca da bagno, con ghiaccio e formalina, fu posizionato il corpo di Re Umberto I dopo il regicidio in attesa del ritorno del figlio, Vittorio Emanuele in viaggio nei Mediterraneo.
Il regicidio
Inevitabile a questo punto fare due passi indietro ed andare a ricostruire gli avvenimentiGaetano Bresci giunse a Monza dagli Stati Uniti e prese alloggio il 27 luglio 1900 presso una affittacamere in via Cairoli 4, al prezzo di due lire al giorno compreso un pasto. Essendo il parco reale aperto al pubblico, egli vi andò in carrozza per informarsi sulle abitudini del re: infine seppe che Umberto I si sarebbe recato al saggio ginnico organizzato per la sera di domenica 29 dalla società "Forti e Liberi".
Il re era stato invitato alla cerimonia di chiusura della società di ginnastica Forti e Liberi in via Matteo da Campione: dopo essere arrivato in carrozza e aver assistito agli esercizi ginnici ed al discorso di premiazione del prof. Draghino, si avviò verso la carrozza alle 21:30 per tornare a Villa Reale. Mentre usciva dal portone, dove c'era una folla di ginnasti, si avvicinò Bresci che lo colpì tre volte con il revolver, sparando il quarto colpo a vuoto. Il Re fu colpito sia al volto che alla gola. Un particolare curioso: il sindaco di Monza svenne per l'emozione.
I cavalli si imbizzarrirono e il re venne portato il prima possibile a Villa Reale, ma vi giunse esanime. Bresci venne circondato dai carabinieri, coi quali ebbe una colluttazione, strappò a uno di loro la divisa e infine venne catturato dal maresciallo dei carabinieri Locatelli in collaborazione con un pompiere e portato nella guardina della caserma dei carabinieri. Il re, affidato ai medici chirurghi Vincenzo Vercelli e Attilio Savio (quest'ultimo anche assessore comunale), venne da loro dichiarato morto alle 22:40.
Cappella espiatoria
Il progetto è affidato all'architetto Giuseppe Sacconi, già autore dell'Altare della Patria e della tomba di Umberto I al Pantheon a Roma; dopo la sua prematura morte (1905), l'incarico è portato a termine da un suo allievo, l'architetto Guido Cirilli.
Entro nel sacello espiatoria, l'effetto é "wow!"
Il Sacello, a pianta centrale con nicchie laterali, custodisce un piccolo altare circondato da colonne di ispirazione dorica, corinzia e bizantina. Al centro della pavimentazione in marmo un cerchio in granito rosso africano allude al sangue versato dal re.
Preziosi marmi greci e africani rivestono le murature, mentre la parte superiore è ricoperta da mosaici di ispirazione ravennate, realizzati da Antonio Castaman su disegno di Emilio Retrosi. Al centro della cupola vi è un agnello - simbolo del sacrifico di Cristo - protetto da angeli, che ritroviamo anche nei pennacchi, reggenti simboli della Passione.La cripta
Dietro al Sacello altre rampe di scale conducono alla Cripta, al centro un cippo nero ricorda il lugo dove è stato ucciso il re.All'entrata un tavolino con un quaderno delle visite aperto e delle penne, sembra che un ipotetico custode si sia assentato momentaneamente. Entro e cammino per i corridoi che corrono tutto intorno al cippo centrale
A differenza di questo, la pianta della cripta è a croce greca, sul modello del Mausoleo ravennate di Galla Placidia. All'incrocio dei bracci un cippo in marmo nero ricorda il punto dove fu assassinato il re, sovrastato da una volta a mosaico rosso, con agli angoli dei pavoni, simbolo cristiano di risurrezione e vita eterna.
Nelle volte dei bracci è invece raffigurato a mosaico un cielo stellato con palme, ancora una volta un simbolo del martirio, e tondi con il nome di Umberto I.
Alle pareti si possono ammirare circa 180 corone votive in bronzo, inviate da tutto il mondo in omaggio al re. La luce, filtrata da lastre in alabastro, sottolinea con discrezione gli spazi, creando un ambiente mistico e intimo.
Dalla cripta si ha accesso direttamente al giardino esterno dove ci vengono incontro due leoni in pietra, sinonimo di regalità, forza, coraggio e saggezza.
Il progetto per la Cappella Espiatoria di Giuseppe Sacconi può essere infine inteso anche come una celebrazione dell'unità delle arti: dalla scelta dei marmi alle lavorazioni in bronzo, alabastro, ferro battuto e mosaico, il monumento intende sintetizzare il meglio della tradizione nazionale.
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