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Il regicidio di Monza

Durante la visita a Villa Reale a Monza diversi ciceroni aspettano in punti fissi del percorso. Essi snocciolano succosi aneddoti inerenti la villa e i suoi ambienti.

A colpirmi é uno dei primi aneddoti  inerenti il bagno del re: nella vasca da bagno, con ghiaccio e formalina, fu posizionato il corpo di Re Umberto I dopo il regicidio in attesa del ritorno del figlio, Vittorio Emanuele in viaggio nei Mediterraneo.

Il bagno del re, a destra la vasca dove fu immerso il corpo

Il regicidio

Inevitabile a questo punto fare due passi indietro ed andare a ricostruire gli avvenimenti

Il regicidio di Umberto I fu commesso dall'anarchico Gaetano Bresci durante una visita ufficiale del re a Monza, domenica 29 luglio 1900,  proprio nei giorni in cui la città era in festa per san Giacomo, patrono dei cappellai, i quali, in tale occasione, erano soliti sospendere il lavoro per qualche giorno. 

Il re era già scampato ai due attentati anarchici di Giovanni Passannante il 17 novembre 1878 e di Pietro Acciarito il 20 aprile 1897.

L'anarchico toscano Gaetano Bresci, autore dell'attentato al re

Gaetano Bresci giunse a Monza dagli Stati Uniti e prese alloggio il 27 luglio 1900 presso una affittacamere in via Cairoli 4, al prezzo di due lire al giorno compreso un pasto. Essendo il parco reale aperto al pubblico, egli vi andò in carrozza per informarsi sulle abitudini del re: infine seppe che Umberto I si sarebbe recato al saggio ginnico organizzato per la sera di domenica 29 dalla società "Forti e Liberi".  

Il re era stato invitato alla cerimonia di chiusura della società di ginnastica Forti e Liberi in via Matteo da Campione: dopo essere arrivato in carrozza e aver assistito agli esercizi ginnici ed al discorso di premiazione del prof. Draghino, si avviò verso la carrozza alle 21:30 per tornare a Villa Reale. Mentre usciva dal portone, dove c'era una folla di ginnasti, si avvicinò Bresci che lo colpì tre volte con il revolver, sparando il quarto colpo a vuoto. Il Re fu colpito sia al volto che alla gola. Un particolare curioso: il sindaco di Monza svenne per l'emozione. 

La famosa copertina della Domenica del Corriere, disegnata da Achille Beltrame, che illustra l'uccisione a rivoltellate di Umberto I di Savoia a Monza il 29 luglio 1900

I cavalli si imbizzarrirono e il re venne portato il prima possibile a Villa Reale, ma vi giunse esanime. Bresci venne circondato dai carabinieri, coi quali ebbe una colluttazione, strappò a uno di loro la divisa e infine venne catturato dal maresciallo dei carabinieri Locatelli in collaborazione con un pompiere e portato nella guardina della caserma dei carabinieri. Il re, affidato ai medici chirurghi Vincenzo Vercelli e Attilio Savio (quest'ultimo anche assessore comunale), venne da loro dichiarato morto alle 22:40.

Cappella espiatoria

L'anno successivo il figlio Vittorio Emanuele III decide di far costruire una cappella espiatoria sul luogo in cui il padre venne ucciso, per commemorare l'omicidio e con l'intento di ripararne la colpa collettiva.
Il progetto è affidato all'architetto Giuseppe Sacconi, già autore dell'Altare della Patria e della tomba di Umberto I al Pantheon a Roma; dopo la sua prematura morte (1905), l'incarico è portato a termine da un suo allievo, l'architetto Guido Cirilli. 
Il monumento viene inaugurato il 29 luglio 1910, nel decimo anniversario del regicidio.

Si noti la pietà  di Ludovico Pogliaghi sopra la porta di ingresso al sacello. Il gruppo della Madonna che tiene in grembo il Cristo morto, voluto dalla regina Margherita, vedova del re, allude alla Patria che piange il figlio

Entro nel sacello espiatoria, l'effetto é "wow!"

Il Sacello, a pianta centrale con nicchie laterali, custodisce un piccolo altare circondato da colonne di ispirazione dorica, corinzia e bizantina. Al centro della pavimentazione in marmo un cerchio in granito rosso africano allude al sangue versato dal re. 

Preziosi marmi greci e africani rivestono le murature, mentre la parte superiore è ricoperta da mosaici di ispirazione ravennate, realizzati da Antonio Castaman su disegno di Emilio Retrosi. Al centro della cupola vi è un agnello - simbolo del sacrifico di Cristo - protetto da angeli, che ritroviamo anche nei pennacchi, reggenti simboli della Passione. 

La cripta

Dietro al Sacello altre rampe di scale conducono alla Cripta, al centro un cippo nero ricorda il lugo dove è stato ucciso il re.

All'entrata un tavolino con un quaderno delle visite aperto e delle penne, sembra che un ipotetico custode si sia assentato momentaneamente. Entro e cammino per i corridoi che corrono tutto intorno al cippo centrale

A differenza di questo, la pianta della cripta è a croce greca, sul modello del Mausoleo ravennate di Galla Placidia. All'incrocio dei bracci un cippo in marmo nero ricorda il punto dove fu assassinato il re, sovrastato da una volta a mosaico rosso, con agli angoli dei pavoni, simbolo cristiano di risurrezione e vita eterna.

Il cippo

 Nelle volte dei bracci è invece raffigurato a mosaico un cielo stellato con palme, ancora una volta un simbolo del martirio, e tondi con il nome di Umberto I.

Alle pareti si possono ammirare circa 180 corone votive in bronzo, inviate da tutto il mondo in omaggio al re. La luce, filtrata da lastre in alabastro, sottolinea con discrezione gli spazi, creando un ambiente mistico e intimo. 

Dalla cripta si ha accesso direttamente al giardino esterno dove ci vengono incontro due leoni in pietra, sinonimo di regalità, forza, coraggio e saggezza.

Il progetto per la Cappella Espiatoria di Giuseppe Sacconi può essere infine inteso anche come una celebrazione dell'unità delle arti: dalla scelta dei marmi alle lavorazioni in bronzo, alabastro, ferro battuto e mosaico, il monumento intende sintetizzare il meglio della tradizione nazionale.

La Cappella Espiatoria durante la costruzione 1903

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