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Zwingli

Se dovessimo chiedere ad un cinese di citare due superstar storiche svizzere correremmo il rischio di sentirci rispondere "Heidi" e nulla più. Se invece abbiamo la fortuna di trovare un interlocutore più appassionato rischieremmo di trovare risposte più edificanti.
 
Ma quali sono le superstar svizzere? A differenza degli altri paesi europei la Svizzera non può fregiarsi di avere re o condottieri particolarmente famosi. Se vogliamo stabilire una prima fascia di eroi potremmo annoverare Guglielmo Tell e Nicolao della Flüe. In seconda fascia troveremmo personaggi già meno conosciuti, persino agli svizzeri, figuriamoci altrove. Tra essi possiamo citare Hans Waldmann, Adrian von Bubenberg, Giovanni Calvino e Ulrich Zwingli. Per tempi più recenti Henry Dufour e Henry Dunant fanno la loro bella porca figura.

Ulrich chi?

Ulrich Zwingli proviene da una famiglia contadina del Toggenburgo. Figlio dell'Ammann (ministrale)
di Wildhaus, viene affidato all'età di cinque anni allo zio, decano di Weesen. Lo zio si premura di procuragli un'adeguata formazione scolastica.

Zwingli frequenta le scuole latine a Basilea e a Berna. Nel 1498, a 14 anni, s'immatricola all'università di Vienna. Conclude gli studi accademici otto anni dopo a Basilea, con il titolo di magister artium; mentre studia ancora teologia, il vescovo di Costanza lo consacra prete.

Hans Asper, ritratto di Ulrich Zwingli, 1549. Olio su tavola. Museo nazionale svizzero.
Deposito della Zentralbibliothek Zürich.

Questo ritratto postumo del riformatore viene dipinto una ventina di anni dopo la morte di Zwingli sul campo di battaglia. Lo zurighese Hans Asper ritrae Zwingli prendendo per modello la medaglia di Jakob Stampfer. Il ritratto di profilo mostra il riformatore zurighese in abito talare nero, con in mano la Bibbia aperta su una pagina del Nuovo Testamento: Zwingli indica il suo versetto preferito del Vangelo di Matteo.

Un prete con la spada

A 22 anni Zwingli ottiene il primo incarico di parroco a Glarona e nel 1513 partecipa come cappellano militare alla battaglia di Novara, nella quale i Confederati infliggono una cocente sconfitta ai Francesi. Due anni dopo, prende parte anche alla spedizione di Marignano. Poco prima della battaglia benedice le truppe glaronesi nell'accampamento di Monza. Molti Glaronesi cadono in battaglia: i Confederati perdono circa 10'000 uomini.

L'orrore della guerra trasforma Zwingli in un critico intransigente del servizio mercenario. Più che dai morti in battaglia, è inorridito dai mercenari che saccheggiano e uccidono e dalla venalità degli imprenditori militari.

Dopo la sconfitta di Marignano, la maggioranza del consiglio glaronese appoggia la vantaggiosa offerta di pace del re di Francia alla Confederazione. Zwingli rimane ancora fedele al partito papista.

Tuttavia, prete a Einsiedeln, critica con forza la vendita delle indulgenze e il mercenariato. I canonici di Zurigo fanno la conoscenza di Zwingli in occasione di pellegrinaggi a Einsiedeln: come Zwingli, rifiutano in maggioranza l'avvicinamento alla Francia. Nel 1519 i canonici lo chiamano come prete secolare presso il Grossmünster. Due anni dopo i Confederati - senza Zurigo - sottoscrivono il trattato di alleanza con il re francese, che consente alla Francia di reclutare mercenari in modo permanente; proprio ciò contro cui Zwingli ha lottato con veemenza.

Sempre nel 1519 si ammala di peste ma riesce a guarire.

Dopo la battaglia della Bicocca nell'aprile 1522, che aveva di nuovo fatto molte vittime tra i mercenari confederati, Zwingli si scaglia di nuovo pubblicamente contro il servizio mercenario. In una circolare a stampa, indirizzata ai cari confederati di Svitto, denuncia l'empio agire dei mercenari e si appella alla coscienza delle autorità affinché gli uomini non siano più «carne da macello»: 

"il denaro acceca al punto da non più rendersi conto di perdere la propria carne e il proprio sangue"

La riforma

Nello stesso anno (1522), Zwingli, ancora prete, si sposa con Anna Reinhart (1484-1538), vedova zurighese e sua coetanea. Giustifica inoltre una dimostrativa violazione del digiuno, alla quale ha preso parte. 

Zwingli é il motore trainante della Riforma a Zurigo.

Nel 1523 si tengono due dispute pubbliche tra Zwingli e un rappresentante del vescovo di Costanza sull'introduzione della Riforma, decisa dal governo di Zurigo. La messa viene abolita, i conventi sono soppressi e le raffigurazioni dei santi vengono tolte dalle chiese, molte vengono danneggiate o distrutte, nemmeno i santi protetori della città, Felice e Regola, vengono risparmiati

Scena di iconoclastia sul portone del Gossmunster di Zurigo

L'élite zurighese sostiene gli sforzi di Zwingli. La fase iniziale di entusiasmo dell'aristocrazia ecclesiastica di Basilea per la riforma ha però breve durata. La corrente più radicale del movimento evangelico riformato aveva adottato comportamenti che destavano scandalo e clamore, infrangendo ad esempio il digiuno della Quaresima per consumare pubblicamente salsicce, a Zurigo, o un maiale allo spiedo, a Basilea.
Dei sacramenti Zwingli vuole mantenere solo comunione e battesimo, rifiuta la venerazione dei santi.

La seconda battaglia di Kappel

La Riforma divide la Confederazione e provoca una guerra di religione tra i Cantoni. Ulrich Zwingli vi prende parte con gli Zurighesi e muore l'11 ottobre 1531 nella battaglia di Kappel.

L'addio di Zwingli prima della battaglia di Kappel nel 1850
Hans Sigmund Bendel (1814 - 1853)
Museo ognisanti Sciaffusa

Nonostante la loro valorosa resistenza nella battaglia di Kappel, i 1500 zurighesi dovettero arrendersi alle forze superiori degli 8.000 cattolici e lasciarono sul campo di battaglia 500 morti o feriti, tra cui 26 magistrati, l'élite dei concili e 18 ecclesiastici, tra cui Ulrich Zwingli, che aveva valorosamente preso parte alla battaglia.

L'assassinio di Ulrico Zwingli, 11 ottobre 1531 - Karl Jauslin

Colpito alla testa da una pietra, cadde mentre offriva consolazione a uno dei suoi compagni che stava per morire; poi si rialzò, ma ferito alla coscia da colpi di spada, crollò ai piedi di un pero. Fu lì che i nemici lo trovarono con le mani giunte.

Gli fu chiesto se voleva confessarsi, ma scosse la testa; allora gli fu detto di invocare la Vergine Maria e i santi. Annuì di nuovo negativamente e disse: "Possono uccidere il corpo, ma non l'anima". Irritato da queste parole, il capitano Vockinger di Unterwald gli conficcò la spada nel collo, dicendo: "Ebbene, muori, eretico incallito".

Alla notizia del ritrovamento del corpo di Zwingli, molti dei vincitori si precipitarono a vederlo. Tra loro c'era il parroco Schoenbrounner di Zug, un ex monaco di Kappel; quando vide il cadavere, non riuscì a trattenere le lacrime: "Qualunque cosa tu credessi", disse, "so che eri un fedele confederato; che Dio sia buono con la tua anima!”.
Il giorno dopo, la folla accecata fece squartare il corpo dal boia, bruciare i quarti e spargere le ceneri, anche se l'economo di Lucerna Golder aveva caldamente sconsigliato un simile atto: "Lasciate riposare i morti", disse, "non siamo ancora alla fine; spetta a Dio giudicare".


Gli abitanti di Lucerna conservarono l'elmo di Zwingli come bottino di guerra fino al suo ritorno a Zurigo dopo la guerra del Sonderbund nel 1847. Come nel caso di molte reliquie cattoliche, tuttavia, è improbabile che abbia avuto molto a che fare con il suo omonimo.

Nel 1885 Zurigo celebra il suo riformatore con un monumento
IL monumento non raffigura un uomo che predica la parola di Dio ma un guerriero con la Bibbia

Statua di Zwingli a Zurigo

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